Salerno, 41 minori soli sulla nave dei migranti

92 a bordo sulla Ocean Viking

Migranti a Salerno
Migranti a Salerno
di Petronilla Carillo
Mercoledì 5 Aprile 2023, 08:20 - Ultimo agg. 11:29
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Salerno. Amadou, 17 anni, è tra i 44 ragazzi minorenni sopravvissuti all'ultimo naufragio avvenuto al largo della costa libica. A bordo della Ocean Viking di Sos Mediterraée ha raccontato ai volontari che lo hanno soccorso la sua storia drammatica: «Sono arrivato in Libia a dodici anni, dopo il divorzio dei miei genitori. Non c'era posto per me a casa, in Guinea Conakry». Per tre volte ha tentato di partire, senza raggiungere la meta. Per tre volte è tornato indietro ed pè finito rinchiuso in centri di detenzione libici. L'ultimo tentativo di fuga via mare è però andato bene: ieri è sbarcato a Salerno, assieme ad altri 41 minori non accompagnati. Altri tre, due maschi e una ragazzina, erano invece in compagnia di un parente. È stato inserito nel primo gruppo di venti giovani partiti per Taranto. L'altro gruppo, invece, è stato dirottato su Brindisi nel pomeriggio di ieri. Per la prima volta, dopo 26 sbarchi, i migranti non vengono accolti nei centri di Salerno capoluogo perché anche questi sono saturi.

Secondo i dati forniti da Sos Mediterranée i minori hanno rappresentato nel viaggio di ieri il 47,8% dei naufraghi. Molti anche quelli appena diciottenni. Gli under 18 hanno tutti un'età compresa tra i 14 e i 17 anni e arrivano dalla Somalia, dalla Nigeria, dal South Sudan, dal Camerun e dalia Guinea Conakry come Amadou. Numeri elevati che «impressionano» anche i volontari che da sempre lavorano in mare per portare in salvo vite umane ed evitare tragedie come quella di Cutro. Alessandro Porro è uno di questi: ascolta i loro racconti e vive con loro i primi istanti di libertà e salvezza. «Ci sono tante storie diverse - spiega - c'è chi parte per violenza, chi per desiderio di una vita migliore. Ciò che ci sembra incredibile è che i numeri dei ragazzini che partono da soli sia così alto: si tratta di un viaggio pericoloso. Negli ultimi anni abbiamo avuto una media del 30% di minori non accompagnati. Sono tanti».

In totale sono stati 92 i migranti sbarcati a Salerno, quattordici sono risultati positivi al Covid, tre ospedalizzati per altri motivi.

Un uomo aveva già della patologie pregresse, una donna si è fratturata una gamba durante la traversata, un'altra aveva problematiche ginecologiche gravi legate a una violenza subita durante il viaggio dalla Somalia alla Libia. E come lei anche le altre sette donne, quattro adulte e tre minorenni, hanno denunciato agli agenti della Squadra mobile saliti a bordo di aver subito violenze sessuali. «Abbiamo salvato dal mare persone vittime di violenza, tratta, violenza sessuale - prosegue Porro - Una volta che li portiamo a bordo noi non ascoltiamo solo le loro storie, ma li visitiamo, e sono proprio i loro corpi a raccontarci la loro storia. Spesso troviamo tracce evidenti delle violenze patite e cerchiamo di fare il massimo per loro garantendo un ambiente tranquillo e sicuro ma temporaneo, poi effettuiamo il passaggio di consegne ai medici che sono a terra».

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Hanno gli occhi stanchi ma sono sorridenti. Alcuni prendono scarpe e viveri dai volontari della Caritas prima di salire sul bus, prima per essere identificati presso la sede della protezione civile e poi diretti ai Cas regionali. Molti sono giovani. Quarantaquattro gli uomini, tutti da soli. Non ci sono famiglie, non hanno nessuno che li aspetta in Italia o in Europa: cercano soltanto una nuova vita, diversa. Tra loro anche sei egiziani: non parlano neanche l'inglese, cercano di spiegarsi a gesti. E quando un poliziotto gli si avvicina e pronuncia due parole in arabo sorridono e si sentono meno spaesati. Su di loro, ieri, anche la benedizione del vescovo di Salerno, Andrea Bellandi, che ha voluto portare loro, con la sua presenza, un segno di pace in un periodo particolare come quello di Pasqua.

Se la Prefettura di Salerno ha coordinato tutte le operazioni di sbarco ed accoglienza, durante poco più di tre ore, sarà ora la polizia di Stato ad ascoltare - con l'aiuto di interpreti e mediatori - i racconti dei migranti per cercare di ricostruire la rete di «trafficanti» che c'è dietro. Secondo un primo controllo sembra che a bordo del gommone non ci fossero scafisti. Secondo gli investigatori, difatti, sarebbero cambiate le modalità di azione degli organizzatori dei viaggi: mettono le persone su un barcone e affidano ad uno dei più giovani il timone così da non essere acciuffati.
 

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