Salerno, il Covid uccide Calabrese:
era il patron della sanità privata

Salerno, il Covid uccide Calabrese: era il patron della sanità privata
di Monica Trotta
Martedì 8 Dicembre 2020, 11:48 - Ultimo agg. 20:01
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Lo ha piegato il Covid a 86 anni. Leonardo Calabrese, tra i più noti imprenditori della sanità privata, è morto domenica sera nella sua villa di Sala Abbagnano. Si era sentito male subito dopo il suo compleanno, il 3 novembre, ed era stato ricoverato al Da Procida in terapia semintensiva con una diagnosi di polmonite bilaterale. Era rimasto in ospedale per dieci giorni, poi il ritorno a casa perché le condizioni di salute sembravano essere migliorate. Domenica sera una improvvisa crisi respiratoria non gli ha lasciato scampo. Stamattina l'addio riservatissimo con i figli Nino e Gloria, senza la possibilità di un rito funebre. 

Ne aveva fatta di strada Calabrese da quando era partito da Terravecchia, piccolo comune in provincia di Cosenza. Già da studente aveva mostrato i segni del suo carattere, fiuto per gli affari, scaltrezza e determinazione. Per mantenersi agli studi quando era studente universitario a Napoli, subaffittava le case che aveva provveduto in anticipo a bloccare. Prima dell'università aveva studiato in un collegio a Salerno, ne era diventato prima istitutore e poi proprietario trasformandolo in un collegio femminile e trasferendolo nella struttura di Capezzano che poi diventerà sul finire degli anni 70 sede de La Quiete, una dei fulcri della sua attività imprenditoriale. Avvocato, spregiudicato per alcuni illuminato per altri, sempre controverso, aveva fiutato il business della sanità privata, affiancando a La Quiete subito dopo il Cedisa. Ha fatto storia la sua guerra con la Asl che non pagava i crediti maturati dalle strutture, così come la contrapposizione del patron con i suoi dipendenti alle prese con lunghe vertenze per ottenere gli stipendi, sfociate in occupazioni, denunce, scontri con i sindacati. Coinvolto in diverse inchieste, tanti periodi tormentati, nei quali ha sempre fatto valere le sue ragioni, uscendone senza conseguenze giudiziarie. «È morto da incensurato - ricorda il suo legale ed amico Michele Tedesco - Di Calabrese voglio ricordare il grande intuito e la genialità.

Nei miei confronti dimostrò un grande coraggio, mi scelse come avvocato quando ero giovanissimo e praticamente sconosciuto. Nel '96 in Corte d'Assise difendevo La Quiete perché una paziente era scappata dalla casa di cura ed era morta. Lui mi diede fiducia. Riuscimmo a dimostrare per primi in Italia quello che diceva l'Oms, cioè che un malato di mente era equiparato a qualsiasi altro malato e poteva essere sottoposto a costrizione solo in presenza di un Tso. La casa di cura non fu giudicata responsabile». 

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Non restò insensibile alle lusinghe dello sport, sfiorando l'acquisto della Salernitana quando alla fine degli anni '90 presentò un'offerta con tre miliardi e mezzo di lire messe sul tavolo, per strapparla a Soglia che però alla fine scelse Casillo. Andò meglio con la pallavolo: rilevò l'Eudecor battezzandola Cedisa, la squadra militò in A2 in un momento d'oro e sfiorò la promozione in A1. Non è mancata l'incursione nel mondo dell'etere con l'acquisto di Quarta Rete e il suo trasferimento da Cava a Capezzano. «Mi volle come direttore perché diceva che da Tv Oggi lo attaccavo - ricorda il giornalista Aldo Bianchini - Ci furono molte difficoltà perché la televisione aveva molti debiti e perché il personale non voleva trasferirsi da Cava. Sono rimasto per sedici anni lavorando in piena libertà. Era una persona capace, vera ed anche rude, però sapeva fare un passo indietro». La sua villa di Montecarlo l'aveva venduta al calciatore Trezeguet, amava molto quella di Panarea, il suo buen ritiro dove aveva ospitato anche D'Alema e famiglia quando l'ex premier era approdato con il suo Ikarus ed aveva affiancato lo yacht di Calabrese. Quell'amicizia balneare era continuata negli anni. Era un collezionista d'arte, la sua casa è piena di pezzi pregiatissimi; amava la vita mondana coltivata anche nei Lions da membro del club e poi da presidente. Il sindaco di Salerno Enzo Napoli ricorda di Calabrese «l'attività imprenditoriale al servizio della nostra comunità. Parla di «grave perdita» il sindaco di Pellezzano Francesco Morra che «sente il dovere di ringraziare l'avvocato Calabrese per il suo lavoro e impegno messi in campo per tenere in piedi una realtà forte e riconosciuta come quella della casa di cura La Quiete».
 

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