Salerno, il «Requiem» di Fauré
per la domenica delle Palme

Salerno, il «Requiem» di Fauré per la domenica delle Palme
Venerdì 8 Aprile 2022, 14:25
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La domenica delle Palme saluterà una prima esecuzione cittadina, nella chiesa della SS.ma Annunziata alle ore 20,30, quella della messa da Requiem op.48 di Gabriel Fauré. È questo un progetto nato dalla sinergia del violoncellista e direttore d’orchestra Francesco D’Arcangelo, direttore artistico dell’Associazione Gestione Musica e di Salerno Classica, con il Coro Estro Armonico diretto Silvana Noschese, le Voci bianche «Il Calicanto» preparate da Milva Coralluzzo e il Coro polifonico Casella guidato da Caterina Squillace, unitamente all’ Ensemble Lirico Italiano. Il baritono solista sarà, invece, Antonio Cappetta.

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La pandemia ha messo a dura prova – ha commentato Silvana Noschese - la vita corale italiana.

Per alcuni cori è stato davvero necessario, per sopravvivere, riprendere e ricontattare il progetto associativo iniziale: personale prima e culturale poi. L’importanza cioè del canto innanzitutto per se stessi e del rilancio di obiettivi ancora più significativi, dopo la caduta verticale di eventi e manifestazioni. Ed è proprio dal silenzio, da silenzio e isolamento, che la progettualità corale salernitana ne sta uscendo sempre più fortificata».

«La versione del Requiem che andremo ad eseguire – ha dichiarato il direttore Francesco D’Arcangelo - segue l'orchestrazione del 1893 ossia quella intermedia ancora considerata versione D'Eglise ma arricchita di diversi nuovi strumenti rispetto alla prima versione. Dalle ricostruzioni di questo manoscritto risultano alcuni strumenti d'obbligo e alcuni opzionali. Nello specifico useremo 4 viole (2 viole prime e 2 viole seconde), 2 violoncelli con parti I e II, un contrabbasso, 2 fagotti, 2 corni, una tromba, arpa e organo ed il violino solista per il Sanctus che compare per l'ultima volta nelle orchestrazioni del Requiem prima di essere sostituito dall'aggiunta delle sezioni dei violini nell'ultima e definitiva versione del '900. È stato detto che il mio Requiem non esprime il terrore della morte, qualcuno l’ha definito una ninna nanna. Ma è così che io sento la morte: come una liberazione, un’aspirazione alla felicità dell’aldilà, piuttosto che un passaggio doloroso […]. Può darsi che d’istinto abbia anche cercato di uscire dalle convenzioni; da tanto tempo accompagno all’organo servizi funebri. Ne ho fin sopra i capelli. Ho voluto fare un’altra cosa».

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