«Sistema Salerno»: si lavora ancora sul filone politico

Le indagini dunque proseguono sul filone del patto corruttivo tra politica e coop sociali

«Sistema Salerno»: si lavora ancora sul filone politico
di Petronilla Carillo
Venerdì 27 Gennaio 2023, 06:30 - Ultimo agg. 08:56
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Sospesi tra l’essere indagati e il divenire, di fatto, accusati di colpevolezza. È questa, al momento, la realtà degli indagati «eccellenti» che non si sono visti recapitare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari sulla vicenda delle cooperative sociali, ovvero le coop riferite all’imprenditore Vittorio Zoccola che avrebbero intessuto un rapporto di «collaborazione» - secondo la procura - con la politica salernitana. Tensione ancora alta per il governatore della Campania, Vincenzo De Luca; il sindaco di Salerno, Vincenzo Napoli; l’ex manager del Comune, Felice Marotta; l’ex supermanager di Salerno Pulita, Antonio Ferraro.

Le loro posizioni, di fatto, sarebbero state stralciate ma il numero di registro dell’avviso di conclusione indagini - notificato l’altro giorno a venti persone - è diverso da quello dell’avviso di garanzia che fu recapitato, nell’autunno del 2021, a 29 persone. Le indagini dunque proseguono sul filone del patto corruttivo tra politica e coop sociali. E la sensazione è che, dopo le dichiarazioni rese da Zoccola nei suoi diversi interrogatori tenuti in procura, si possa essere aperto un canale investigativo anche su altri soggetti che, al momento, sono solo tangenti all’inchiesta madre. Ma che, comunque, rientrano nella ricostruzione investigativa dei fatti.
 

In effetti quel «Sistema Salerno» che ha squarciato il cliché applicato dalla politica, Vittorio Zoccola lo aveva spiegato bene agli inquirenti parlando anche di un «cerchio magico» che avrebbe macinato voti ed affari in tutta la città. Un cerchio magico - aveva raccontato Zoccola in procura - composto da «Piero De Luca, Angelo Caramanno, Enzo Luciano, Franco Picarone e Dario Loffredo».

Ma non solo. Con le sue dichiarazioni avrebbe anche tracciato una dettagliata mappa dei referenti politici, cooperativa per cooperativa. Anche perché, e questo sarebbe il nodo ancora da sciogliere, ovvero il coinvolgimento giudiziario di questi referenti, ci sarebbero state modalità diverse per ottenere voti a seconda del tipo di elezione: «Alle elezioni regionali vi è una pluralità di indicazioni di voto che proviene sia dai referenti in consiglio comunale delle cooperative sia da coloro che sono rappresentanti alla Regione (consigliere e governatore). Alle comunali, invece, ogni cooperativa agisce per conto suo e fa riferimento al suo rappresentante in consiglio comunale», aveva raccontato ancora. E del resto questo avrebbe trovato conferma nell’indagine che ha portato all’arresto di Gianluca Izzo per le presunte pressioni fatte ai lavoratori delle coop quando la moglie, Alessandra Francese, sorella di Davide, anche lui indagato, era candidata in una lista a sostegno di Vincenzo Napoli alle ultime comunali. 

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E l’attenzione della procura potrebbe ora essere concentrata proprio su alcuni personaggi che fanno da mediatori tra Zoccola e i politici locali in vista dell’ultima campagna elettorale alle regionali. Personaggi che spuntano nelle intercettazioni (e forse proprio in quelle 43 registrazioni depositate dai pm Gugliemo Valenti ed Elena Cosentino in archivio riservato) ma che non sono stati indagati nel corso dell’inchiesta madre. Del resto proprio nelle carte del provvedimento con il quale, nel 2021 si ordinava l’arresto di Vittorio Zoccola e Nino Savastano (entrambi già a processo per giudizio immediato relativamente al voto di scambio), si parlava di conversazioni captate nel corso di intercettazioni per altre inchieste. Chiusa dunque l’indagine sulle coop ora la procura potrebbe concentrarsi sul filone politico.

La conferma a questa ipotesi potrebbe trovarsi nel fatto che i verbali di Zoccola sarebbero stati inseriti nel fascicolo dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari ancora omissati. E su questi omissis, dunque, che si stanno ora concentrando le indagini e sui quei tanti «di questo non può parlare c’è una indagine in corso» intimati dai due pm ai loro testi durante le testimonianze rese in aula nel corso del giudizio a carico di Zoccola e Savastano. 

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