Truffa del Superbonus in Cilento: scatta l’operazione “Borghi Antichi”

Lavori certificati e mai eseguiti: sequestro beni per la società general contractor

Truffa Superbonus in Cilento
Truffa Superbonus in Cilento
di Carmela Santi
Giovedì 4 Maggio 2023, 12:11 - Ultimo agg. 13:18
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La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Salerno ha eseguito un decreto di sequestro preventivo su disposizione della Procura della Repubblica nei confronti di una società romana che ha agito in qualità di “general contractor”. La misura ha lo scopo di confiscare per equivalente i beni della società.

Le indagini sono state eseguite dalla Compagnia di Vallo della Lucania e hanno permesso di accertare che la società general contractor, tramite una serie di procacciatori, ha offerto i suoi servizi a numerosi proprietari di immobili residenti nei Comuni del Cilento interessati a ristrutturare le proprie abitazioni utilizzando il “Superbonus 110%”.

Successivamente, la società ha stipulato contratti di appalto lavori con cessione del credito d’imposta e predisposto tutta la documentazione necessaria tramite i propri tecnici.

Dalla disamina delle comunicazioni di inizio lavori (Cilas) depositate dal general contractor presso gli uffici tecnici di tre Comuni, sarebbe stato rilevato che la società aveva certificato, per 13 immobili, interventi di ristrutturazione pari al 30% del totale, dato smentito dalle ispezioni eseguite presso gli edifici interessati, riscontrando per tutti la mancata esecuzione dei lavori.

Inoltre, le Fiamme Gialle hanno ricostruito il tracciamento dei crediti concessi a seguito della falsa attestazione dei lavori, constatando che i proprietari delle abitazioni li avevano ceduti al General Contractor, che aveva monetizzato cedendoli a sua volta a diversi istituti finanziari. Per garantire il recupero delle somme indebitamente percepite, la Procura della Repubblica ha emesso un decreto di sequestro preventivo di urgenza del profitto del reato, poi convalidato dal G.I.P. del Tribunale alla sede, eseguito sui conti correnti degli indagati per un importo complessivo di quasi 100 mila euro e, al fine di impedirne l’utilizzo in compensazione da parte degli ignari istituti finanziari, sono stati cautelati anche crediti d’imposta per un valore di oltre 400 mila euro.

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