Da miniera a biofabbrica di spirulina. Prima il carbone, ora la spirulina. La microalga del presente e del futuro usata nella farmaceutica, ma anche consigliata dai nutrizionisti, sarà coltivata nella miniera di Nuraxi Figus, a Carbonia, per capire insieme all'Università di Cagliari e alla Carbosulcis come ottimizzare la produzione e quali altri effetti benefici, in condizione particolari di crescita, è in grado di regalare. Un piccolo impianto c'è già, ma entro l'anno - secondo la roadmap disegnata nel progetto - la ricerca dovrebbe entrare nel vivo. L'obiettivo, spiega Gabriele Cipri, amministratore e socio di Livegreen, azienda sarda principale produttrice italiana di spirulina biologica, non è quello di ottenere un prodotto che vada ad aggiungersi ai diciassette già in vendita, ma un processo. Insomma una sorta di prototipo di «biofabbrica» del futuro. «Ci permetterà di studiare nel dettaglio - racconta Cipri all'ANSA - che cosa succede e quali sono gli ulteriori vantaggi di una produzione che si basa sulla riserva geotermica della miniera».
Alghe e bucce, il packaging green al posto della plastica: la rivoluzione in entro il 2028
Livegreen sa già cosa accade negli impianti a biogas di Arborea, in provincia di Oristano. Ma vuole aprire una nuova frontiera con la produzione in miniera. Nata nel 2017 da un'esperienza più che decennale nell'ambito delle microalghe, Livegreen ha sede a Oristano e impianti produttivi ad Arborea. Oltre a produrre e vendere spirulina si occupa anche di creare prodotti con aziende del territorio e italiane in generale, per promuovere uno stile di vita sano e naturale. Un esempio? La spirulina è già entrata nella produzione di prodotti tipici sardi come il pane guttiau e la fregola. «Il progetto di interesse regionale - spiega Claudio Ledda, responsabile ricerca e sviluppo di Livegreen - è stato avviato nel 2018.