22 febbraio 2022, il giorno palindromo ​o “twos-day”: gli altri enigmi nel mondo

22 febbraio 2022, il giorno palindromo o “twos-day”: gli altri enigmi nel mondo
di Raffaele Aragona
Domenica 20 Febbraio 2022, 22:52 - Ultimo agg. 21 Febbraio, 19:56
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Twos-day l’hanno denominato i matematici americani: è il 22 di questo mese, domani, in virtù della singolare ripetizione del 2 nella notazione sintetica 22.2.22; nella notazione nostrana estesa 22.02.2022 la data è anche palindroma, resta uguale se letta da destra a sinistra. Non ci fu differenza, invece, il 2 febbraio di due anni addietro, quando la sequenza indicava comunque lo stesso giorno, sia a Roma come a New York, dove il 2020.02.02 si celebrò il palindrome day. Con il Twos-day di quest’anno si festeggiano anche i 290 anni dalla nascita di George Washington. Quella di domani è l’ultima data palindroma di questi prossimi anni, poiché dal 2023 al 2029 non ce ne saranno altre; bisognerà attendere fine decennio, con il 3 febbraio 2030 (03.02.2030), e poi, per questo secolo, altre venti volte col 29 febbraio del bisestile 2092 (29.02.2092).

Il palindromo diventa interessante quando investe vocaboli o frasi (o interi testi): sono les mots janus, come i francesi indicano le scritte del genere.

A differenza del «bifronte», secondo il quale una parola o una frase offrono una diversa lettura, se lette all’incontrario (organo / onagro, amori di dea / aedi di Roma), nel «palindromo» il risultato è il medesimo (ossesso, ai lati d’Italia). Oltre le 8 lettere di «ossesso», in italiano esiste soltanto la voce verbale «onorarono» che ne conta 9; al di là di essa soltanto due voci «otturatutto» e la monovocalica «accavallavacca» inventate da Marco Morello insieme con le relative bislacche definizioni. 

Andando a ritroso nel tempo, c’è da fare riferimento al notissimo verso riportato da Sidonio «in girum imus nocte ecce et consumimur igni», che si dice riferito alle falene che il poeta vedeva andare bruciandosi alla fiamma della lucerna; o anche all’iscrizione greca del battistero di Nôtre-Dame des Victoires a Parigi: «nizon anomemata me monan ozin» (làvati i peccati, non soltanto il viso). E ancora, naturalmente, al «quadrato di Pompei» nel quale i cinque vocaboli si leggono sia in orizzontale che in verticale e che, disposti in linea, offrono la medesima lettura da destra a sinistra e viceversa: «sator arepo tenet opera rotas». La combinazione ha fatto arrovellare generazioni di studiosi, tutti intenti a dimostrare la validità della propria tesi. Di un analogo quadrato in lingua «quichua» disse Sal Kierkia in occasione del convegno «Gli enigmi nel mondo» (Capri, 1992): una leggenda andina narra di quattro fontane che si rimandano a vicenda la frase «micuc isutu cuyuc utusi cucim», la quale ricalca in tutto la combinazione latina. 

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Dimitri A. Borgmann, in Langage on vacation (1965) cita un palindromo in inglese di 63 lettere, definendolo «spendid»; ma il palindromo di Georges Perec, dal titolo 9691, ne contiene oltre cinquemila. In italiano il record è di Giuseppe Varaldo che, dopo un testo intitolato Penelope (1.041 lettere), ha raggiunto ben 4.587 lettere: una performance dal titolo 11 luglio 1982 e dedicata alla vittoria dell’Italia ai Mondiali di calcio del 1982. Calvino, invece, aveva progettato un palindromo letterario, un palindromo di funzioni narrative, nel quale il racconto della vicenda dell’Amleto shakespeariano doveva procedere a ritroso dalla morte del protagonista al suo incontro con lo spettro del padre («Hamlet en palindrome»). E chissà che la scelta del nome palindromico Qfwfq del personaggio delle Cosmicomiche non possa ricondursi al fatto nel ‘63 Calvino si era preso una bella stroncatura per La giornata d’uno scrutatore dal «palindromico» critico Asor Rosa..., chissà! 

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