Alberto Sordi, per i 102 anni una puntata speciale de “L'Autostoppista” su Rai Isoradio

Alberto Sordi
Alberto Sordi
Marco Castorodi Marco Castoro
Mercoledì 15 Giugno 2022, 16:22 - Ultimo agg. 17:43
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Puntata speciale de “L’autostoppista”, mercoledì 15 giugno su Rai Isoradio alle ore 17, per i 102 anni della nascita di Alberto Sordi. «Mio cugino Alberto Sordi nella sua villa voleva un orfanotrofio. Ora si starà rivoltando nella tomba», è il biglietto da visita del conduttore Igor Righetti, cugino da parte della madre dell’attore, Maria Righetti. Per “L’autostoppista”, il giornalista-conduttore si è ispirato proprio ad Alberto Sordi nell’esilarante commedia "Il tassinaro" da lui diretta e interpretata nel 1983. Nella puntata speciale di mercoledì sarà svelato un Alberto Sordi inedito, così come Igor Righetti ha fatto nel suo libro “Alberto Sordi segreto”, il primo sulla vita fuori dal set dell’attore (Rubbettino editore con la prefazione del critico Gianni Canova) giunto alla decima ristampa. 

«A noi familiari che ha frequentato di più - afferma Igor Righetti - ha sempre fatto una raccomandazione: “I vostri ricordi con me e con i nostri cari raccontateli soltanto quando sarò in ‘orizzontale’.

Allora mi farete felice perché sarà anche un modo per non farmi dimenticare dal mio pubblico che ho amato come fosse la mia famiglia e per farmi conoscere alle nuove generazioni”. Così abbiamo fatto».

Per l’occasione saliranno a bordo dell’auto de L'autostoppista la contessa Patrizia de Blanck (con la quale Sordi ebbe una bella storia d’amore nei primi anni Settanta) e due grandi amiche dell’attore: Sabrina Sammarini (figlia dell’attrice Anna Longhi, divertente moglie “buzzicona” in tanti suoi film) e la conduttrice e annunciatrice televisiva Rosanna Vaudetti.

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Sulla villa diventata museo, Igor Righetti afferma con amarezza: «Purtroppo noi familiari di Alberto non siamo riusciti a realizzare il suo ultimo desiderio. A noi che gli eravamo stati più vicini tra i quali mio nonno e mio padre, così come alla sua segretaria storica Annunziata Sgreccia, a Patrizia de Blanck, al medico di fiducia della famiglia dal 1992 al 2011 nonché grande amico Rodolfo Porzio, l’Alberto nazionale ha sempre detto di voler destinare la sua villa faraonica a orfanotrofio. Noi familiari volevamo che questo suo desiderio si realizzasse. Chi conosceva veramente Alberto sa che frequentava gli orfanotrofi e che aveva adottato a distanza decine di bambini, filantropia sempre fatta in silenzio, come era il suo stile. Alberto spiegò anche il perché di quella sua decisone: “In quella casa - disse -  non c'è mai stato il sorriso di un bambino”. Dopo aver costituito la Fondazione per gli anziani e quella per i giovani artisti con poche possibilità economiche, l’apertura dell’orfanotrofio sarebbe stato il compimento della grande generosità umana che lo ha sempre caratterizzato. Un museo dedicato a lui, in effetti, sarebbe stato lontano dal suo modo di essere, estremamente riservato. La sua villa l’aveva sempre protetta da sguardi indiscreti con estrema fermezza e mai avrebbe voluto che fosse mostrata al pubblico. L’avrebbe sentita come una violazione della sua intimità».

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