Papilloma, l'altro virus
sconosciuto e pericoloso

Papilloma, l'altro virus sconosciuto e pericoloso
di Marcella Travazza
Lunedì 22 Novembre 2021, 18:06 - Ultimo agg. 19:33
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I rischi sono spesso banalizzati o poco conosciuti. La verità è che quella del papilloma umano è una famiglia enorme di virus, e non si può ignorare che alcuni di questi ceppi sono “oncogeni”. Virus che, se non debellati, possono portare a forme tumorali tanto nell’uomo quanto nella donna. 

L’aspetto paradossale è che il problema sarebbe quasi del tutto evitabile con la vaccinazione che previene l’infezione, ma anche diverse forme tumorali associate proprio al papilloma virus (Hpv). Nonostante l’Italia sia stato il primo Paese europeo a introdurre la profilassi per tutti gli adolescenti (femmine e maschi) oggi i risultati in termini di adesione sono molto deludenti. Di qui la situazione, delineata da Airtum, a dir poco preoccupante. 

Si stima che nel 2020 in Italia ci siano stati 382.670 nuovi casi di tumore, fra questi 2.360 diagnosi alla cervice nella donna, 2.100 tumori ano-genitali e 9.850 tumori delle vie aero digestive superiori (frequenti sia negli uomini che nelle donne) per i quali è nota una frazione attribuibile all’Hpv. Altre patologie molto frequenti e altamente prevenibili grazie alla vaccinazione sono i condilomi genitali e le lesioni precancerose della cervice uterina, responsabili ogni anno, rispettivamente, di 26.600 e 23.000 ricoveri. 

«Facile comprendere perché il raggiungimento di alte coperture vaccinali rappresenti un importante obiettivo di sanità pubblica», spiega Francesco Saverio Mennini, direttore Ceis-Eehta dell’Università di Roma Tor Vergata e presidente SiHTA. «Il quadro tuttavia resta il precario decollo di questa vaccinazione, in particolar modo nel maschio. E a tutto questo nel 2020 si è aggiunto l’impatto del Covid-19 destinato a protrarsi nel 2021». Dai dati dello studio di Ceis-Eehta emerge come negli ultimi anni si sia ben lontani dai target di copertura stimati dal ministero come efficaci.

«Seguendo gli attuali trend - prosegue Mennini - potremmo ritrovarci oggi con oltre 1,47 milioni di ragazzi e ragazze che non hanno avuto la possibilità di essere immunizzati contro l’Hpv a causa del mancato raggiungimento dei target previsti». Tutto ciò potrebbe generare, per la popolazione presa in considerazione, oltre 86 mila casi di malattia che si sarebbero potuti evitare grazie alla vaccinazione, casi che avranno un impatto anche economico rilevante per il sistema Paese. L’analisi economica sviluppata tramite il modello epidemiologico stima un costo, in caso di non vaccinazione, di oltre 1,1 miliardi di euro per le 6 coorti analizzate (circa 3,4 milioni di ragazze e ragazzi). 

La vaccinazione consentirebbe di ridurre solo il 25 per cento di questa spesa, se le coperture si attesteranno ai livelli simulati nello scenario peggiore relativo al 2019. Il raggiungimento dei target del 95 per cento per ambo i generi potrebbe garantire, invece, una riduzione dei costi di oltre 662 milioni di euro rispetto alla non vaccinazione, al netto dei costi sostenuti per implementare il programma di vaccinazione stesso. Se si applicassero alle stime presentate i tassi di sopravvivenza a 5 anni per i principali tumori, porterebbero a 1.731 morti per tumori alla cervice, 4.390 morti per tumori ano-genitali e 3.170 morti per altre sedi tumorali associate all’infezione da Hpv per un totale di circa 10mila decessi potenzialmente evitabili. 

Ma come fare a intervenire per cambiare la situazione? «Bisogna spingere, facendo leva sui medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta - conclude Mennini - e guardare alla scuola secondaria come la sede idonea per momenti di informazione, di educazione e di offerta vaccinale. La pandemia rischia di lasciare un segno indelebile nella salute riproduttiva e non solo di milioni di adolescenti, ma la stessa risposta a questa emergenza ci ha mostrato rari esempi di sistemi organizzativi resilienti. È auspicabile che questo momento sia l’occasione per generare anche vera innovazione nei modelli organizzativi per la promozione della prevenzione».

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