Malattia di Pompe, nuova terapia e diagnosi precoce

«La malattia è legata al deficit dell'enzima alfa-glucosidasi acida (GAA)»

Lucia Ruggiero, ricercatrice all'Università Federico II di Napoli
Lucia Ruggiero, ricercatrice all'Università Federico II di Napoli
di Arcangelo Barbato
Lunedì 22 Aprile 2024, 12:00
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Una patologia neuromuscolare rara, grave e dal grande impatto sulla qualità di vita che può essere tenuta sotto controllo con l'accesso precoce a terapie mirate, come la terapia enzimatica sostitutiva. Parliamo della malattia di Pompe con Lucia Ruggiero, ricercatrice all'Università Federico II di Napoli, dirigente medico in Neurologia e responsabile dell'ambulatorio di malattie neuromuscolari. È proprio lei a spiegare che la malattia di Pompe «è legata al deficit dell'enzima alfa-glucosidasi acida (GAA), con l'effetto di creare nel tempo un accumulo di glicogeno all'interno delle fibre muscolari e, di conseguenza una degenerazione della fibrocellula».

Semplificando non poco, a lungo andare si crea un danno muscolare che in buona parte dei casi ha effetti devastanti sulla vita dei pazienti. Anche per la malattia di Pompe, occorre distinguere tra forme più lievi, che solitamente hanno un'insorgenza tardiva, e forme aggressive, evidenti già alla nascita che, se non trattate, portano alla morte del bambino. Bene chiarire subito che questa malattia rara è, nella maggior parte dei casi, autosomica recessiva; questo significa che il difetto enzimatico viene ereditato da entrambi i genitori. «Solo in casi rarissimi dice Ruggiero ci troviamo difronte a forme causate da un difetto ereditato da un solo genitore combinato ad una mutazione che si forma de novo nel paziente». 

I sintomi nell'adulto sono quasi sempre difficili da identificare, perché sono sintomi per lo più generici e poco indicativi. Non a caso, Ruggiero parla di sintomi «subdoli»: si possono manifestare sintomi che all'apparenza sono un semplice affaticamento muscolare o una mialgia. «Sintomi che, in assenza di un trattamento, diventano sempre più gravi sino ad arrivare ad un vero e proprio deficit respiratorio e all'incapacità di camminare». Facile comprendere quale possa essere l'impatto sulla qualità di vita e il costo sociale di questa malattia. Fortunatamente, per la malattia di Pompe sono disponibili trattamenti che si sono dimostrati efficaci nel rallentare la progressione della malattia stessa. «Resta una malattia cronica chiarisce la specialista ma possiamo intervenire con una terapia enzimatica sostitutiva molto efficace». Di qui l'importanza di una diagnosi precoce. A causa della rarità e della somiglianza della malattia di Pompe con altre patologie neuromuscolari, possono verificarsi notevoli ritardi nella diagnosi: 3 mesi, in media, nei bambini, dall'insorgenza dei sintomi alla diagnosi; circa 7 anni, in media, per i pazienti con malattia di Pompe ad esordio tardivo.

«Oggi, tramite le analisi biochimiche e le tecniche di imaging, possiamo avere un'indicazione chiara di un eventuale danno a carico del muscolo, che può essere alterato anche prima che il quadro diventi poi conclamato». Questo consente di partire in modo precoce con la terapia che, come detto, per la malattia di Pompe è molto efficace. «La prima terapia per la malattia di Pompe è stata approvata in Europa nel 2006, e resa disponibile subito dopo anche in Italia. Si tratta di una terapia enzimatica sostitutiva, ovvero un trattamento che sostituisce l'enzima mancante o difettoso e che degrada il glicogeno accumulato nei lisosomi delle cellule muscolari. L'enzima sostitutivo viene prodotto biotecnologicamente e somministrato per via endovenosa. La terapia enzimatica sostitutiva con GAA umano ricombinante prolunga in modo significativo la sopravvivenza del bambino affetto dalla forma classica della patologia, riduce significativamente la cardiomiopatia ed è stato dimostrato che risulta più efficace se somministrata in uno stadio iniziale della malattia». A oggi sono oltre 1.500 pazienti in trattamento in tutto il mondo. Nel giugno 2022, la Commissione europea ha inoltre concesso l'autorizzazione all'immissione in commercio di una seconda terapia enzimatica sostitutiva per il trattamento della malattia di Pompe a insorgenza tardiva (LOPD) e infantile (IOPD), che ha dimostrato risultati clinicamente significativi relativamente al carico di malattia. Da gennaio di quest'anno, questa nuova terapia enzimatica sostitutiva è disponibile e rimborsata anche in Italia. Ovviamente, «la possibilità di differenziare correttamente la malattia di Pompe da altre patologie è fondamentale per minimizzare i ritardi diagnostici e contrastare la progressione della patologia», conclude Ruggiero. 

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