Era il 1995 quando comparve per la prima volta nei cinema la disomogenea coppia di agenti della narcotici Mike e Marcus, ovvero i «cattivi ragazzi» Will Smith e Martin Lawrence, uno tutto casa e lavoro, l’altro scapolo e sregolato, che combattevano il crimine a suon di battute di spirito e spettacolari scene d’azione. Otto anni dopo arrivò «Bad Boys II». Nel 2020 fu la volta di «Bad Boys for life» ed ora, da oggi al cinema in Italia, «Bad Boys 4 - Ride or die», diretto da Adil El Arbi e Bilall Fallah: solita ironia e spettacolarità con, in più, un colpo di scena. Mike Lowrey e Marcus Burnett, questa volta sono loro stessi ricercati.
Al pari di quella dei personaggi che interpretano, anche la vita e carriera di uno di loro, Will Smith, dall’uscita dell’ultimo «Bad Boy» ha subito una rivoluzione copernicana. Amatissimo e osannato a Hollywood è diventato un emarginato a causa della vicenda dello schiaffo a Chris Rock nella notte deglo Oscar del 2022.
Di fatto questo è il primo film di Smith dopo quel triste episodio. Era uscito, poco dopo il fatto, un film girato in precedenza, «Emancipation – Oltre la libertà», ma con scarsissima promozione e ancor meno successo, anche a causa del comportamento inappropriato dell’attore sul palco degli Oscar.
Ora, per la prima volta dopo due anni di quasi assoluto silenzio, Smith è tornato a partecipare a incontri e interviste promozionali, ad anteprime-blitz, dando il via ad una sorta di operazione «recupero di simpatia». Non parla della vicenda, lui che nelle interviste è sempre stato un libro aperto, ma è il suo collega Martin Lawrence a spendere parole per Smith, pur senza rinvangare l’episodio. Parole che suonano come un tentativo di riabilitazione: «Will è uno dei colleghi più talentuosi e professionali che abbia mai incontrato sul set», assicura.
E anche la mossa di ricominciare da una saga del genere «buddy comedy», e da una saga di così gran successo, ha un ruolo nell’operazione di ricostruzione della immagine del divo: ritornare ad interpretare un personaggio amato e conosciuto da così tanto tempo, con un suo solido pubblico di affezionati, ha l’indiscutibile vantaggio di attirare al cinema fan consolidati, disposti a perdonargli quello schiaffo agli Oscar in cambio di schiaffi, pugni, sparatorie, esplosioni, inseguimenti e spettacolari scene aeree che non mancheranno anche in questo quarto episodio del franchise. Perdonatissimo, visto gli incassi che stanno salvando una stagione esangue al botteghino.
«Per me questo film è una meravigliosa sintesi dei primi tre», dice, intanto, lui: «Prometto ai tanti appassionati della nostre avventure che ci saranno momenti in cui scatteranno dalla sedia e urleranno di gioia per i riferimenti all’originale e ai due precedenti sequel».
I due protagonisti sono anche produttori della saga, sin dal primo film. Fu Martin Lawrence a coinvolgere l’amico: «Entrambi eravamo all’apice del successo televisivo con le nostre sit-com , lui “Willy, il principe di Bel Air” e io “Martin”, e mi venne questa idea di mettere insieme in una commedia al cinema due delle più popolari personalità televisive americane dell’epoca».
Prosegue Smith: «Mi chiamò e mi disse: “Pensaci! Noi due, insieme in un film!” Io risposi: “Ok, ci penso, mandami il copione”. E lui rispose che il copione non me lo avrebbe mandato perché era brutto: “Però se ci lavoriamo insieme vedrai che funzionerà”, mi disse».
E così è stato: «Quel film incassò 140 milioni al botteghino, un risultato straordinario per l’epoca. E anche gli altri non ci hanno deluso». 426 milioni di dollari fu il box office del terzo capitolo, del 2022. «Numeri ben al di sopra di ogni aspettativa; sarei stato felice a 300 milioni. Ora vediamo cosa farà questo che secondo me è il migliore della saga».
Ma qual è il segreto di un genere, la commedia al maschile, che da «La stangata» a «Men in Black», da «Tango & Cash» a «Arma letale» non passa mai di moda? «Credo che il segreto del successo di queste commedie sia l’idea di vedere al cinema un’amicizia totale, una di quelle amicizie che non si fermano davanti a nulla», continua Will Smith: «Ride or die», corri o muori, appunto. «L’idea di avere un amico che è dalla tua parte qualsiasi cosa accada, non importa quale errore tu abbia fatto, non importa che cosa tu gli chieda, certi amici - magari ti maledicono - ma ci sono per te».
Un’amicizia capace anche di passar sopra la violenza di uno schiaffo ad un collega in mondovisione: «L’amicizia è come l’amore», conferma Lawrence, «da una parte è cieco e dall’altra non può essere simulato, dopo qualche tempo l’inganno diventa evidente. Will Smith ed io siamo sposati da trent’anni».
A questo punto già si parla di un «Bad Boys 5»: «Beh, in quel caso gli attori più giovani dovranno fare più sequenze d'azione», scherza Will Smith, che col successo e i fans ha ritrovato anche la gioia.