Cannes, applausi per Bellocchio: «Ho scritto al Papa, vorrei che vedesse questo mio film»

Primo italiano in gara con "Rapito"

Marco Bellocchio
Marco Bellocchio
di Titta Fiore
Mercoledì 24 Maggio 2023, 07:51 - Ultimo agg. 15:13
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Per la quarta volta consecutiva a Cannes, un record. Marco Bellocchio, il primo degli italiani in cartellone, torna in concorso con «Rapito», accolto ieri al Grand Theatre Lumière tra molto applausi. Il primato non lo inorgoglisce particolarmente: «Prima della Palma d'onore a Cannes non avevo vinto nulla. Quindi se anche stavolta non dovesse arrivare alcun premio, per me non cambierebbe molto. Spero solo che la gente vada al cinema a vedere il film».

«Rapito», tratto dal libro di Daniele Scalise (Mondadori), sceneggiato dallo stesso regista con Susanna Nicchiarelli, racconta la drammatica storia del bambino ebreo Edgardo Mortara che nel 1858 a Bologna, per volere di Pio IX, fu sottratto alla famiglia dopo che una domestica lo aveva segretamente battezzato per evitargli il limbo.

Portato con la forza in un collegio cattolico crebbe sotto il ferreo controllo dell'ultimo Papa Re e dopo la breccia di Porta Pia scelse di diventare predicatore rompendo ogni legame con la famiglia d'origine. «Avevo letto anche il libro di Messori, tutto a difesa di Pio IX, ma ci fermammo quando scoprimmo che Spielberg stava facendo i sopralluoghi per lo stesso film», racconta Bellocchio. «Poi venimmo a sapere che anche lui si era fermato, si è detto perché non aveva trovato il bambino giusto, io credo per la difficoltà di girare in inglese una storia come questa. E così siamo ripartiti». In Vaticano hanno visto il film? «Lo hanno visto alcuni sacerdoti, erano molto emozionati e pensierosi. E anche alcuni capi della comunità ebraica, molto commossi. Mi ha fatto piacere. Ho scritto a Papa Francesco perché vorrei farglielo vedere, ma non mi ha ancora risposto. So che ha mille cose più importanti da fare, ma chissà che non trovi il tempo per una serata divertente, tra amici Io attendo».
Tra «Il traditore», «Marx può aspettare» e la serie sul caso Moro, «Esterno notte», Bellocchio sta vivendo un'entusiasmante seconda giovinezza. «Merito di mia moglie, Francesca Calvelli, e dei miei figli» sorride. «E anche della mia curiosità.

C'è chi fa un film all'anno lavorando in modo compulsivo, consapevole che non siamo eterni e il tempo prima o poi finirà. Io no, mi appassiono solo a cose che mi coinvolgono profondamente. L'età ha i suoi svantaggi, ma l'esperienza aiuta a vedere meglio».

Dopo il rapimento di Aldo Moro per mano delle Br, il rapimento di un bambino da parte del tribunale dell'Inquisizione: «Sebbene si tratti di piani diversi, i due casi possono essere accomunati dalla cecità dei dogmi, quello ideologico del brigatismo e quello religioso delle gerarchie vaticane. "Non possumus", dice il Papa nel film, chi è cristiano lo è per sempre. Conosco bene questa rigidità, ha fatto parte della mia educazione cattolica dove niente era messo in discussione. C'erano i peccati mortali, il sacrilegio, la scomunica che spaventava moltissimo noi bambini, ricordo che nel 48 i comunisti erano scomunicati. Oggi Papa Francesco mette in discussione l'apparato, anche sui divorziati, sugli omosessuali, cerca di aprirsi al mondo, guardando al futuro».

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Ma fu vera conversione, quella di Mortara? «Per gli ebrei assolutamente no, fu una violenza estrema su un bambino di sette anni. Ma qui entra in ballo il mistero: perché, una volta libero, Edgardo scelse di restare fedele al Papa. In più, pagò la conversione con la vita, ammalandosi, cercando di convertire gli altri senza riuscirci. È una questione affascinante e insondabile. Io non giudico, mi fermo qui». In una delle scene più potenti del film, il bambino sogna di togliere i chiodi dalle mani e dai piedi di Gesù Crocifisso: «L'idea era che non fosse del tutto domato. C'era qualcosa che si rivoltava nel suo animo, Edgardo vorrebbe togliere i chiodi per mettere d'accordo i genitori e il Papa. Ho pensato a certe scene di un vecchio film, "Marcellino pane e vino", dove la fedeltà al cattolicesimo era più franchista. Qui c'è un desiderio dialettico di salvare gli uni e l'altro». Prodotto da Ibc Movie, Kavac e Rai Cinema, «Rapito» uscirà domani nelle sale. L'incasso del primo giorno, dice l'ad Paolo Del Brocco, sarà devoluto agli alluvionati dell'Emilia Romagna.
 

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