Festival di Cannes 2023, nove minuti di applausi per Martin Scorsese: «Condivido i valori dei nativi americani»

Girato in piena pandemia tra protocolli sanitari e vaccini, il film tratto dal libro di David Grann è la ricostruzione gigantesca e perfetta di un'epoca e di una cultura

Martin Scorsese tra Robert De Niro e Leonardo DiCaprio
Martin Scorsese tra Robert De Niro e Leonardo DiCaprio
di Titta Fiore
Lunedì 22 Maggio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 23 Maggio, 19:18
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C'era anche il capo della nazione Osage, Orso in piedi, accanto a Martin Scorsese e ai suoi attori feticcio, Robert De Niro e Leonardo DiCaprio, alla fine della proiezione trionfale e all'incontro stampa di «Killers of the Flower Moon». Nove interminabili minuti di applausi, standing ovation e tutta la stampa del mondo ai piedi del massimo regista americano vivente: il film, un crime epico di tre ore e mezza ambientato negli anni Venti in Oklahoma, quando nei territori dei nativi americani furono scoperti enormi giacimenti di petrolio e i bianchi ricorsero a ogni mezzo per appropriarsene, compresi misteriosi e numerosi omicidi senza colpevole, uscirà il 19 ottobre in contemporanea mondiale, (in Italia con 01) e punta diritto agli Oscar. «Scorsese mi ha detto che avrebbe raccontato la fiducia del mio popolo tradita dai bianchi» commenta Orso in piedi, «in passato abbiamo molto sofferto, sono grato al regista e alla sua squadra per aver riannodato i fili di quell'antica amicizia».

Girato in piena pandemia tra protocolli sanitari e vaccini, il film tratto dal libro di David Grann è la ricostruzione gigantesca e perfetta di un'epoca e di una cultura.

Scorsese ha lavorato fianco a fianco con il Consiglio degli anziani e ha imparato a parlare la lingua Osage: «Volevo avvicinarmi alla loro storia con ogni riguardo» dice, «i nativi americani rispettano la terra e sanno stare su questo pianeta, ammiro i loro valori e li condivido. Il popolo Osage ha vissuto una tragedia che non bisogna dimenticare. Durante la lavorazione sono sempre stati con noi, ogni dettaglio è realistico, sentivamo di fare qualcosa di importante per la loro storia. E poi ci sono i personaggi con la loro forza evocativa». 

De Niro è «King» William Hale, lo sceriffo che orchestra la strategia degli omicidi seriali delle donne Osage sposate con bianchi sui quali comincerà a indagare l'Fbi. «Non capisco fino in fondo il mio personaggio» spiega il divo increspando la faccia nel celebre sorriso, «da una parte sembra sincero, dall'altra è tracotante, come se avesse il diritto di agire come fa solo perché è bianco». Dopo il caso George Floyd, l'omicidio di un ragazzo nero ucciso da un poliziotto bianco che ha scatenato la protesta di Black Lives Matter, continua l'attore, «siamo diventati più consapevoli di questi comportamenti ambivalenti. Il film affronta la banalità del male, che è la cosa più preoccupante. Oggi conviviamo con un razzismo sistemico. Nel film i nativi amano lo sceriffo, ignari dei crimini che compie alle loro spalle, sono affascinati dalla sua personalità luciferina. È come con quello stupido di Trump, c'è gente che pensa potrebbe fare un buon lavoro, una follia».

Nei panni del nipote Ernest finisce irretito da Hale anche Leonardo DiCaprio, al suo sesto film con Scorsese e qui anche coproduttore: «Martin è il più grande regista del nostro tempo, sono cresciuto con il suo cinema, l'ho preso a modello. Ammiro la sua perseveranza nella ricerca della verità e la straordinaria energia che mette in progetti importanti come questo. La cosa che gli riesce meglio è far emergere l'umanità dai personaggi più sinistri e crudeli. Anche in un grande film epico sa sottolineare la prospettiva antropologica». Scorsese, aggiunge la rivelazione del film Lily Gladstone, discendente della tribù dei Piedi Neri, non è solo un narratore di razza, ma un artista capace di svelare ciò che la società cerca di nascondere: «Abbiamo ancora bisogno di alleati come lui capaci di trattarci da essere umani e non come casi di studio». Nel 1976 il regista vinse con «Taxi Driver e l'amico De Niro la Palma d'oro. Il ritorno a Cannes lo ha commosso: «È stata un'accoglienza incredibile, ho sentito ondate d'amore». Qualcuno gli chiede dell'Ucraina in fiamme: «Sono molto preoccupato, come tutti, dall'aggressione russa e da una guerra nel cuore dell'Europa. La libertà di espressione è un bene prezioso, bisogna fare ogni sforzo per arrivare alla pace». 

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