Addio cinepanettone, con Paola Cortellesi arriva il cinecarbone per l'Epifania

Addio cinepanettone, con Paola Cortellesi arriva il cinecarbone per l'Epifania
di Oscar Cosulich
Lunedì 24 Dicembre 2018, 09:00
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«L'insulto sessista Sei una befana non ci è mai piaciuto. Uno degli obiettivi di questo film era demolirlo, mostrando che la Befana è la prima supereroina della nostra vita: pensiamo di esserci riusciti e questo per noi era molto importante». Paola Cortellesi, protagonista di «La Befana vien di notte», non ha dubbi sul valore educativo e formativo di questo film, insolito per il panorama cinematografico del nostro paese, perché dice, «si fanno troppi pochi film per bambini in Italia. Io spero davvero questo possa diventare un nuovo classico per l'infanzia. Il motivo più importante per cui abbiamo girato questo fantasy all'italiana è che vogliamo alimentare i sogni dei bambini e divertire gli adulti che li accompagneranno al cinema, ricordandosi i sogni della loro infanzia».

Prodotto da Lucky Red e Rai Cinema, con 3 Marys Entertainment e Morena Films, «La Befana vien di notte» è stato scritto da Nicola «Lo chiamavano Jeeg Robot» Guaglanone (lui ha definito il film un «cine-carbone») e diretto da Michele Soavi, regista con all'attivo film horror («Deliria», «La chiesa», «La setta», «Dellamorte Dellamore») e popolari serie tv come «La Narcotici» e «Rocco Schiavone».
 
Il film si apre con un prologo risalente a 25 anni fa, quando la Befana ha un «incidente sul lavoro» e non riesce a consegnare il dono a un bambino che ne resta traumatizzato e, crescendo, diventerà il perfido Mr. Johnny (Stefano Fresi). Intanto si scopre che la Befana/Cortellesi ha 500 anni e una doppia identità: di giorno è l'insegnante Paola, ma ogni notte (da mezzanotte alle otto del mattino), si trasforma nell'adorabile strega che lavora tutto l'anno per essere poi in grado di consegnare i doni nella notte tra il 5 e il 6 gennaio.

Questa doppia identità e il dono dell'immortalità le creano non pochi problemi con l'attuale fidanzato (Fausto Maria Sciarappa), che non riesce a capacitarsi del fatto che la sua compagna si rifiuti sistematicamente di restare a dormire con lui. Quando il perfido Mr. Johnny rapisce la Befana, per vendicarsi del torto subito venticinque anni prima, tocca a sei dei suoi allievi tentare di salvarla, con tra inseguimenti in bicicletta giù da dirupi e per piste innevate e l'assalto alla fortezza di Mr. Johnny, subendo l'attacco di libellule-drone e affrontando il rischio di una pressa che ne potrebbe far polpette.

«Negli anni 70 e 80 in Italia si facevano tantissimi film di genere, che fossero western, horror, o film di fantascienza e con effetti speciali poco importa», ricorda Soavi, «io sono cresciuto con quell'immaginario, poi questo dominio creativo è passato di mano e quel terreno narrativo è ora gestito interamente dal cinema americano. Sarebbe bello che con questo piccolo film si riuscisse a far risorgere il genere anche in Italia».

E in quanto ai «generi», grazie alla fotografia di Nicola Pecorini, le ricchissime scenografie di Massimo Santomarco, i costumi di Ornella e Marina Campanale e gli effetti visivi di Chromatica Visual Effects e Inlusion Visual Studios, il film non lesina sugli omaggi e le citazioni: «Finalmente con Mr. Johnny ho potuto interpretare un cattivo», sottolinea infatti Fresi, «il mio personaggio deve molto, in chiave comica, agli antagonisti di James Bond, ma è anche un po' come lo Stregatto di Alice nel Paese delle Meraviglie e il suo rifugio ricorda la Fabbrica di Cioccolato messa in scena da Tim Burton».

A Guaglianone, dal canto suo, «piaceva raccontare la Befana contaminandola con film come Goonies e Gremlins, cioè con i mondi che popolavano il mio immaginario di bambino. Volevo rendere i bambini centrali nel racconto, perché vedendo il film fossero aiutati a superare le loro piccole paure, scoprendo anche le fragilità di un personaggio mitico come la Befana».

Ma come si è comportata Paola Cortellesi con sua figlia, che vedendo il film potrebbe credere che la Befana sia sua madre? «Lei sa che sono un'attrice, così le ho detto che, come spesso accade, dovevo interpretare un personaggio realmente esistente. L'ho fatta abituare al mio trucco da strega (servivano cinque ore per diventare la Befana), perché non si impressionasse. Alla fine mi ha solo chiesto se poi il film la Befana l'ha visto e se le è piaciuto».
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