Diabolik, i fratelli Manetti portano il celebre fumetto al cinema: «Fedeli al fascino del re del terrore»

Diabolik, i fratelli Manetti portano il celebre fumetto al cinema: «Fedeli al fascino del re del terrore»
di Titta Fiore
Martedì 14 Dicembre 2021, 10:00
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Occhi di ghiaccio e passo felino, Diabolik esce dal fumetto e arriva sullo schermo in un'atmosfera perfettamente vintage: ambienti, colori, luci, oggetti, costumi, grafica, tutto rimanda ai «formidabili» anni Sessanta in cui le sorelle Angela e Luciana Giussani, signore della buona borghesia milanese, crearono il personaggio del «re del terrore» in albi destinati a un pubblico di viaggiatori pendolari e ben presto diventati fenomeno di massa. «Non volevamo fare un film su Diabolik, ma il film di Diabolik» dicono i registi Antonio e Marco Manetti: «Siamo partiti dal profondo amore che avevamo per il fumetto e, lavorandoci, abbiamo scoperto che la fedeltà ha un aspetto inevitabilmente soggettivo. Questa storia è Diabolik come lo vediamo noi e come lo abbiamo amato da quando, bambini, abbiamo cominciato a leggerlo. Nessun tentativo di rivoluzionarlo o aggiornarlo, solo la trasposizione in cinema delle emozioni che abbiamo provato attraverso la nostra interpretazione e il nostro stile». Questa volta, però, i due fratelli registi non hanno spinto sul pedale dell'ironia e del grottesco, secondo la loro cifra abituale, ma si sono ispirati al linguaggio classico del noir, permettendosi anche il gusto di alcune citazioni hitchcockiane, il maestro dei maestri del brivido: «Vero, del resto avevamo una bionda algida e bellissima e spettacolari inseguimenti lungo tornanti a strapiombo. Impossibile non pensare anche a un capolavoro come Caccia al ladro». 

Luca Marinelli è Diabolik, Miriam Leone è Eva Kant mentre Valerio Mastrandrea è diventato l'ispettore Ginko, implacabile poliziotto che ha fatto della cattura del misterioso criminale lo scopo della vita.

Come si sono calati nei rispettivi ruoli? Marinelli: «Ho raccolto tutte le informazioni possibili e divorato i fumetti poi, confrontandomi con i registi, mi sono fatto una mia idea». Miriam Leone, che indossa con eleganza l'iconico chignon biondo platino della femme fatale: «Mi sono ispirata alle sorelle Giussani, due protofemministe che hanno creato un personaggio formidabile. Eva Kant non è al servizio di nessun uomo, affianca il suo compagno con grinta paritaria, insomma non è un satellite all'ombra della figura maschile, è un pianeta». E Mastandrea: «Ginko me lo sono inventato, sono partito dall'immagine che ne avevo da bambino, quando tifavo per Diabolik e quindi lo consideravo un nemico. La mia impressione è che Ginko non voglia davvero arrestarlo, perché il re del terrore è parte della sua identità». La storia del film, dal 16 dicembre nelle sale in cinquecento copie distribuito da 01, si ispira all'albo numero 3, «L'arresto di Diabolik», perché è qui che entra in scena Lady Eva Kant e il criminale spietato e solitario alla Fantomas diventa parte di una coppia inossidabile. Nel cast anche Serena Rossi nei panni di Elizabeth, la remissiva moglie del ladro dalle mille identità («di solito per i Manetti sono una donna di forte temperamento, è la prima volta che divento una geisha»), Alessandro Roja in quelli del perfido viceministro innamorato della bella Eva, Piergiorgio Bellocchio e Claudia Gerini in un cammeo («in pratica interpreto una maschera, è stato divertente»). 

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Per ricostruire le città di Clerville e Ghenf, teatro dell'azione, i Manetti hanno girato a Milano, Trieste, Courmayeur e Bologna. «Il progetto ha richiesto un investimento di quasi dieci milioni di euro e undici settimane di riprese» spiega il coproduttore Carlo Macchitella: «Pronto a giugno 2020, ha dovuto attendere più di un anno e mezzo per arrivare in sala a causa del Covid». Prodotto da Mompracem con Rai Cinema, in associazione con Astorina, la casa editrice del fumetto, «Diabolik» rivendica una strada italiana al crime. Ancora i Manetti Bros: «Negli anni Ottanta Spielberg diceva di girare i film che avrebbe voluto vedere. Noi abbiamo fatto altrettanto, sperando che quello che ci piace piaccia anche agli altri. Diabolik è il prototipo dell'antieroe e i suoi superpoteri sono l'intelligenza, la capacità di osservazione e di mimesi». Parte integrante del suo fascino, la Jaguar E Tipe Coupé, aggressiva come una tigre, mentre Ginko lo insegue affannosamente guidando un'iconica Citroen Ds Pallas. Due auto con dignità di personaggio, proprio come nel fumetto. Dopo il film del 1968 realizzato da Mario Bava con Jean Philippe Law e Marisa Mell che irritò parecchio le Giussani per le atmosfere alla 007, la Astorina aveva rifiutato ogni altro progetto cinematografico. «Abbiamo detto sì ai Manetti perché sono stati fedeli all'originale» spiega il direttore editoriale Mario Gomboli. Completano l'operazione la colonna sonora di Pivio e De Scalzi con due brani originali di Manuel Agnelli. Nuovi episodi sono nell'aria, ma della possibile trilogia, per ora, i Manetti scaramanticamente preferiscono non parlare. 

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