Cannes entra nel vivo e rende omaggio al talento femminile, mai così presente sulla Croisette come quest'anno, tra autrici di film in concorso e primedonne in giuria. Jodie Foster, Palma d'onore per la straordinaria carriera, tiene banco in una masterclass andata esaurita in un attimo. Dice: «È il momento giusto, mai come ora a Hollywood e nel mondo del cinema c'è l'occasione di farsi valere, la possibilità di essere rappresentati tutti, con le nostre rivendicazioni e i nostri diritti. È il momento giusto per raccontare nuove storie, perché le prospettive per le donne sono completamente diverse da un tempo. E posso dirlo con certezza io, che ho cominciato a lavorare a tre anni». Parla di «rinascita» e di «rinnovamento», l'attrice che a tredici anni presentò a Cannes con De Niro e Scorsese «Taxi Driver», vincendo il massimo premio, che ha collezionato due Oscar per «Il silenzio degli innocenti» e «Sotto accusa», che governa alla perfezione la macchina cinema anche quando passa dietro la macchina da presa.
Spiega di avere una sola guida, la realtà: «La mia unica domanda da regista è: questa scena è credibile?».
S'interroga sulla fama, che è croce e delizia di ogni artista, anche la protagonista del musical glam-rock di Leos Carax «Annette» che ha inaugurato il Festival in un tripudio barocco di effetti speciali. «Ma cantare, abbiamo cantato dal vivo e non è stata una passeggiata», commenta il premio Oscar Marion Cotillard: «Arrivavo sul set senza sapere in quale avventura sarei stata coinvolta, ogni giorno era una sorpresa, ma allo stesso tempo, un viaggio così profondo nell'animo umano, non servivano troppe parole».Il suo personaggio, Ann, è travolta dalla passione per il comico Henry (lo interpreta Adam Driver), ma quando il successo lo abbandona, l'uomo perde completamente la ragione. Che cosa significa essere una star? si chiede Cotillard. E la ricerca della fama può distruggere? «Sono domande che nella mia vita mi sono posta spesso. Perché abbiamo bisogno di essere guardati, ammirati, cercati, riconosciuti a tutti i costi? Stare costantemente sotto i riflettori per acquistare fiducia in se stessi può essere un gioco pericoloso. Fa parte della natura umana, ma può portare a conseguenze estreme. Abbiamo visto tanta gente consumarsi e morire per un falso obiettivo».
La fama? «Non pensavo che Parasite sarebbe piaciuto così tanto» confessa Bong Joon-ho, il regista sudcoreano dei record, tornato sulla Croisette per un «Rendez -vous» d'autore a due anni dalla vittoria della Palma d'oro. «Il successo del film è andato ben oltre le mie aspettative. Io sono rimasto lo stesso, ma non mi sono stancato dei personaggi di Parasite, tant'è che ora sto lavorando a una serie che prende spunto, ancora una volta, dalla lotta di classe. Spero che venga seguita con pari entusiasmo». Con molti applausi è stato accolto, in concorso, «Tout c'est bien passé», il film di Francois Ozon sul suicidio assistito. André Dussolier, gigantesco, è il padre malato terminale che chiede alla figlia Sophie Marceau di accompagnarlo a morire in Svizzera. Charlotte Rampling e Hanna Schygulla completano il cast «all star». Non mancheranno le polemiche.