Festival di Cannes 2021, la forza delle donne da Jodie Foster a Marion Cotillard

Festival di Cannes 2021, la forza delle donne da Jodie Foster a Marion Cotillard
di Titta Fiore
Giovedì 8 Luglio 2021, 08:00
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Cannes entra nel vivo e rende omaggio al talento femminile, mai così presente sulla Croisette come quest'anno, tra autrici di film in concorso e primedonne in giuria. Jodie Foster, Palma d'onore per la straordinaria carriera, tiene banco in una masterclass andata esaurita in un attimo. Dice: «È il momento giusto, mai come ora a Hollywood e nel mondo del cinema c'è l'occasione di farsi valere, la possibilità di essere rappresentati tutti, con le nostre rivendicazioni e i nostri diritti. È il momento giusto per raccontare nuove storie, perché le prospettive per le donne sono completamente diverse da un tempo. E posso dirlo con certezza io, che ho cominciato a lavorare a tre anni». Parla di «rinascita» e di «rinnovamento», l'attrice che a tredici anni presentò a Cannes con De Niro e Scorsese «Taxi Driver», vincendo il massimo premio, che ha collezionato due Oscar per «Il silenzio degli innocenti» e «Sotto accusa», che governa alla perfezione la macchina cinema anche quando passa dietro la macchina da presa. 

Spiega di avere una sola guida, la realtà: «La mia unica domanda da regista è: questa scena è credibile?».

Ed è fiera di non aver dato ascolto a sua madre che l'avrebbe voluta solo attrice e le sconsigliò vivamente di buttarsi nella produzione e nella regia. Abituata al successo, confessa di essersi emozionata, l'altra sera, per la standing ovation che l'ha accolta al Palais: «Mi ha riportata indietro a 45 anni fa e mi ha fatto provare nostalgia e gratitudine per tutti gli autori che mi hanno formata, diretta e hanno ispirato il mio lavoro. Ero proprio una ragazzina quando venni a Cannes con De Niro ed ero tristissima per la morte del mio cagnolino, mentre avrei dovuto gioire per le cose belle che mi stavano capitando». Riconosce di aver fatto molta strada, e non sempre in discesa: «Quando ho cominciato, le donne che lavoravano nel cinema di solito si occupavano dei costumi e del trucco, oggi ci sono tante produttrici e registe, abbiamo fatto tanti passi avanti e siamo pronte a prenderci dei rischi, anche se l'eguaglianza nei diritti e nei compensi è ancora lontana e sul set devi faticare il doppio per affermare il tuo ruolo». Accanto alla fotografa Alexandra, che l'accompagna sulla Croisette, ha trovato serenità anche nella vita privata e non lo nasconde. Le piacerebbe ancora girare un film su Leni Riefenstahl, la pionieristica regista del nazismo, e del battagliero presidente di giuria Spike Lee dice sorridendo: «Il suo cinema è come un teaser per il mondo black, una bollente fonte di ispirazione». 

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S'interroga sulla fama, che è croce e delizia di ogni artista, anche la protagonista del musical glam-rock di Leos Carax «Annette» che ha inaugurato il Festival in un tripudio barocco di effetti speciali. «Ma cantare, abbiamo cantato dal vivo e non è stata una passeggiata», commenta il premio Oscar Marion Cotillard: «Arrivavo sul set senza sapere in quale avventura sarei stata coinvolta, ogni giorno era una sorpresa, ma allo stesso tempo, un viaggio così profondo nell'animo umano, non servivano troppe parole».Il suo personaggio, Ann, è travolta dalla passione per il comico Henry (lo interpreta Adam Driver), ma quando il successo lo abbandona, l'uomo perde completamente la ragione. Che cosa significa essere una star? si chiede Cotillard. E la ricerca della fama può distruggere? «Sono domande che nella mia vita mi sono posta spesso. Perché abbiamo bisogno di essere guardati, ammirati, cercati, riconosciuti a tutti i costi? Stare costantemente sotto i riflettori per acquistare fiducia in se stessi può essere un gioco pericoloso. Fa parte della natura umana, ma può portare a conseguenze estreme. Abbiamo visto tanta gente consumarsi e morire per un falso obiettivo».

La fama? «Non pensavo che Parasite sarebbe piaciuto così tanto» confessa Bong Joon-ho, il regista sudcoreano dei record, tornato sulla Croisette per un «Rendez -vous» d'autore a due anni dalla vittoria della Palma d'oro. «Il successo del film è andato ben oltre le mie aspettative. Io sono rimasto lo stesso, ma non mi sono stancato dei personaggi di Parasite, tant'è che ora sto lavorando a una serie che prende spunto, ancora una volta, dalla lotta di classe. Spero che venga seguita con pari entusiasmo». Con molti applausi è stato accolto, in concorso, «Tout c'est bien passé», il film di Francois Ozon sul suicidio assistito. André Dussolier, gigantesco, è il padre malato terminale che chiede alla figlia Sophie Marceau di accompagnarlo a morire in Svizzera. Charlotte Rampling e Hanna Schygulla completano il cast «all star». Non mancheranno le polemiche. 

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