Paolo Sorrentino sbarca su Netflix: «Homemade, il mio corto fatto in casa»

Paolo Sorrentino sbarca su Netflix: «Homemade, il mio corto fatto in casa»
di Titta Fiore
Mercoledì 24 Giugno 2020, 11:00
4 Minuti di Lettura

«Homemade». Fatto in casa, e il titolo del progetto dice tutto. Durante la quarantena, registi di ogni parte del mondo hanno girato, ciascuno a casa propria, un cortometraggio. Niente troupe, niente budget. Unica risorsa: la loro creatività.

Confinati tra le mura domestiche, diciassette autori si sono messi in gioco raccontando con strumenti improvvisati l'esperienza del lockdown. Traducendo in immagini personali e uniche sentimenti collettivi. Tra loro ci sono premi Oscar come Paolo Sorrentino, beniamini dei festival internazionali come Ladj Ly di «Les Misérables», Naomi Kawase, Nadine Labaki, Sebastiàn Lelio di «Gloria» e Pablo Larraìn di «Jackie», attrici passate dietro la macchina da presa come Maggie Gyllenhaal («Crazy Heart») e Kristen Stewart («Twilight»). Le storie che arrivano dagli Stati Uniti e dal Giappone, da Roma e da Città del Messico, da Lisbona, da Beirut e dalle banlieu parigine, svariano dal diario intimo della vita quotidiana dei cineasti coinvolti a brevi racconti di fantasia, e spaziano tra una varietà di generi e di situazioni. Perché alla fine l'arte, dicono i protagonisti di questa collezione disponibile su Netflix dal 30 giugno, «è solo un modo per forzare una nuova prospettiva su qualcosa di familiare».

E dunque, nella luce dorata delle candele disseminate nel corridoio della sua bella casa romana, Sorrentino fa interagire due statuine che raffigurano la regina Elisabetta, con tanto di cappellino e borsa appesa al braccio, e il Papa di biancovestito. Una scena che forse il regista napoletano aveva immaginato per una delle due strepitose serie ambientate Oltretevere, «The Young Pope» e «The New Pope».

«Sua Santità...», «Sua Maestà...», «...facciamo un giro del Vaticano?»: riprese con il cellulare montato a volte su un monopattino, altre sul lavello della cucina, le piante del terrazzo sullo sfondo rigogliose come un giardino, una palla azzurra come un mappamondo e sua moglie Daniela D'Antonio a fargli eccezionalmente da assistente. «Questa di Homemade è stata una grande sfida per chi desidera narrare», dice l'autore di «La grande bellezza». «Trovare nella propria casa, e senza nient'altro a disposizione, una storia e dei personaggi mi ha fatto sentire come quando, da ragazzino, sognavo di fare questo lavoro».
 


Nadine Labaki, che ha firmato l'emozionante «Capharnaum», confessa invece di aver pensato ai ragazzi: «Da genitrice mi sono chiesta in che modo i nostri figli vivessero e percepissero la quarantena». Naomi Kawase di «True Mothers» riflette sui pericoli della discriminazione che la paura del contagio porta con sé. E se Rachel Morrison («Black Panther») rivela che lavorare su «Homemade» è stata «una catarsi dal trauma emotivo», Kristen Stewart ha concepito la crisi come un'opportunità: «È stato un grande dono essere incoraggiata a ricavare qualcosa da questo strano nulla».

Prodotto da Lorenzo Mieli per The Apartment, parte del gruppo Fremantle, e da Fabula dei fratelli Larraìn, la collezione vuole celebrare l'artigianalità del cinema e le infinite risorse del talento autorale. Spiega Mieli: «Questo progetto è stato una bella occasione per mandare un forte messaggio di unità e di resilienza alla comunità creativa internazionale. Ringrazio Netflix e tutti i registi per aver raccolto la sfida e per aver dimostrato che, persino in tempi così difficili, è possibile intraprendere strade mai battute prima ed emozionanti». Per Pablo Larraìn si è trattato di un vero e proprio esperimento: «Sono molto curioso di vedere come reagirà la gente».

«Homemade» sarà anche un'occasione per stare concretamente al fianco di un settore in emergenza: in onore di ciascun filmaker, infatti, dal Fondo Globale Netflix sarà fatta una donazione ad organizzazioni e associazioni non-profit che stanno fornendo un supporto alle maestranze dell'industria televisiva e cinematografica colpite dalla crisi.
Teresa Moneo, direttore dei Film Originali del colosso dello streaming: «Vedere le storie degli altri può aprire i cuori e le menti e farci sentire tutti più uniti». 

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