Il canto delle Vesuviane
gratis all'Arena Flegrea

Da Teresa De Sio a Tosca, da Simona Molinari a Valentina Stella: 32 donne sul palco, compresa la band

Le Vesuviane
Le Vesuviane
di Giovanni Chianelli
Martedì 18 Luglio 2023, 11:58
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Il 28 luglio 32 donne saliranno sul palco dell'Arena flegrea. Ma idealmente, e con la loro arte, ce ne sono anche di più. Scatta l'ora di «Le vesuviane», il maxiconcerto tutto al femminile, probabilmente il primo in Italia con un cast artistico, dalle cantanti alla band, composto solo da donne. E che donne: M'Barka Ben Taleb, Rosa Chiodo, Dada' reduce dal Premio Carosone, la pasionaria del folk e della canzone d'autore Teresa De Sio, Ebbanesis, Flo, Letizia Gambi, Kalika, la sensuale «scugnizza della Bovisa» Filly Lupo, Fede'n'Marlen, Simona Molinari, Pietra Montecorvino, Ste, Valentina Stella, Tosca, Sara Tramma. A cui si aggiunge una formazione diretta e arrangiata da Elisabetta Serio che è al pianoforte: Aurora Arenale (trombone), Caterina Bianco (violino e tastiere), Daniele Di Majo (sax alto), Carmen Falato (sax soprano), Giovanna Famulari (violoncello), Laura Klein (batteria), Federica Michisanti (contrabasso e basso elettrico), Giulia Salsone (chitarra), Katia Schiavone (chitarra), Sandra Ugolini (sax tenore). Presenta Noemi Gherrero, organizza la Fast Forward di Peppe Gomez.
Non è tutto. Dalle 21, ora di inizio dello show (ingresso gratuito tramite prenotazione sulla piattaforma Eventbrite: i primi 2.000 biglietti sono andati già via) le protagoniste si impegneranno a rendere omaggio a grandi della canzone. Da Edith Piaf alla stessa De Sio, da Giulietta Sacco a Amy Winehouse, da Ria Rosa a Etta James, da Raffaella Carrà a Grace Jones, da Gabriella Ferri a Mercedes Sosa, da Mia Martini a Tina Turner.
Parola alle Vesuviane, almeno quelle presenti alla conferenza stamoa. «Ho sognato Parthenope che dialogava con il Vesuvio. Partendo da questo ho cercato di fare un lavoro trasversale da un punto di vista sonoro: molte delle musiciste che ho chiamato sono jazziste ma sono abituate ad avere un suono acustico, popolare, world ma anche, all'occorrenza, elettrico e, all'occorrenza, jazz», anticipa la Serio.
La tunisina-partenopea Ben Taleb è commossa: «Sono da oltre 40 anni che sono qui. Ho diviso il palco con tantissimi uomini, mai con così tante sorelle». Commossa anche la Tramma: «Io ho iniziato con Musica Nova e ora non solo dividerò il palco con Teresa De Sio, ma proporrò anche un suo brano: onoratissima, orgogliosissima». Per la Montecorvino «la musica non ha sesso, ma ogni tanto è bene non essere sempre le ultime». Vania Di Matteo parla per le tre Kalika: «Bello essere scelte e trovarsi in così bella compagnia». Per Marilena Vitale delle Fede'n'Marlen «forse non siamo l'altra metà della canzone, ma di sicuro siamo un bel pezzo di canzone da rappresentare, da riunire». La Chiodo è convinta che «faremo un bel casino, sopra e dietro il palco: ci sarà da divertirci con tante proposte diverse, dal jazz al folk, dall'elettronica alla canzone d'autore, dalla melodia napoletana al grande suono nero».
L'inclusività sarà il marchio di una maratona di note che a primedonne acclarate affianca sorprese assolute: a Ste batte forte il cuore, prima di parlare. Ventincinque anni, nigeriana di Castel Volturno, proprio come M'Barka, aggiunge al cocktail in scena quello della doppia cultura, quel sapere/sapore di chi invece di chiudersi nel primato di un'identità sbiadita accetta la sfida di un multiculturalismo rispettoso di ogni traccia di partenza: «Canterò in napoletano, davanti a così tante persone... Fiera di essere una delle vesuviane».
Ferdinando Tozzi, delegato del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi per la musica e l'audiovisivo, dice: «È una delle prime volte in Italia che sì dà un segnale così potente di attenzione al protagonismo delle donne nella musica». «Sisters are doin' it for themselves» non è in scaletta, ma dà il senso dell'operazione, dice il direttore artistico ed ideatore Federico Vacalebre, citando il brano degli Eurythmics. Ma in scaletta c'è «Girls just wanna have fun» di Cidy Lauper: «Forse ce n'era bisogno. Forse dovevamo farlo per la prima volta a Napoli: cedere il palco, il microfono, lo spazio. Nel mondo maschilista di cantaNapoli la carica delle vesuviane è uno sparo nella notte, un canto per i diritti, dei diritti, dell'eguaglianza reale che non insegue separatismi. Un canto di sorellanza», ricorda il giornalista, capo della redazione Cultura e Spettacolo de «Il Mattino».
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