Maneskin, i 4 cavalieri del rock si prendono l'Olimpico. Damiano: «Questo non è un traguardo, ma un punto di partenza»

Ieri a Roma, il primo dei due concerti della band capitolina

Maneskin, i 4 cavalieri del rock si prendono l'Olimpico. Damiano: «Questo non è un traguardo, ma un punto di partenza»
di Valeria Arnaldi
Venerdì 21 Luglio 2023, 06:35 - Ultimo agg. 06:53
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Il caldo che brucia sul viso, la pelle sudata, la testa che gira ma l'entusiasmo altissimo, in attesa dell'ingresso, accolto poi con ovazione, dei loro idoli, giovani, perlopiù come chi li applaudiva, che hanno cambiato le regole del gioco nella musica e nello stile, a giudicare dai look di quanti e sono tanti ne imitano la visione modaiola. È bastato aprire le porte, nelle prime ore del pomeriggio, ieri, per vedere una vera tribù, ribelle nel cuore ma ordinata, riunirsi allo stadio Olimpico, nella Capitale, per il live, tutto esaurito (oltre sessantamila spettatori) dei 4 cavalieri del rock, i romanissimi Maneskin . «Che figata ragazzi. Lo stadio Olimpico. Porca t... Di solito sto lì», ha detto Damiano David, indicando le tribune. «Questo non è un traguardo ma un punto di partenza».

LE CANZONI

In scaletta, i brani più noti, in particolare dall'ultimo album Rush! ma senza dimenticare gli altri, spaziando dunque dalla graffiante Don't Wanna Sleep, scelta per aprire il live, alla romantica Le parole lontane, dalla ritmata Chosen alla suadente Supermodel, fino all'iconica Beggin', preceduta dalla polemica contro quanti «dicono è vero, hanno fatto successo all'estero ma è una cover, sì ma noi l'abbiamo fatta».

Poi, le più "tirate" Mammamia e I Wanna Be Your Slave - ultimo bis - nonché The Loneliest, che ha emozionato molti. E altre.

Dopo il Loud Kids Tour, la loro prima tournée sold out nei palazzetti europei, e il Glastonbury Festival, in vista del Rush! World Tour, che prenderà il via il 3 settembre da Hannover, Damiano David, Victoria De Angelis, Thomas Raggi ed Ethan Torchio si sono presi tempo e soddisfazione di realizzare un sogno: esibirsi negli stadi. E conquistarli. Detto fatto. Nella corsa al successo che li ha visti protagonisti, senza battute d'arresto, dal 2016 a oggi, hanno bruciato anche questa tappa, approdando nella loro "casa", Roma, con due date si replica stasera, poi si va a Milano il 24 e 25 luglio - e un pubblico di fedelissimi a celebrarli. «Come ha detto un grande uomo su questo campo, permettetemi di avere paura», ha affermato Damiano. E al gruppo: «Non ci siamo mai ringraziati tra noi, grazie ragazzi». Poi, ha intonato a cappella «la canzone che mi ha fatto capire che il sogno era possibile», Iron Sky di Paolo Nutini. Il termine "concerto" non basta per descrivere quello che si è visto sotto i riflettori: tra effetti speciali, potenti trame di luci, look seduttivi e un secondo palco in mezzo ai fan, un monumento alla rivoluzione musicale e generazionale in atto. Una scaletta adrenalinica, priva di pause, ha tenuto gli spettatori in piedi a gridare, saltare, ballare senza sosta, fin dalle primissime note. I riferimenti sono ai Rolling Stones, di cui non a caso hanno aperto un concerto, alla sensualità dei Guns N' Roses, ai ritmi incalzanti di Bon Jovi. E allo spirito degli Anni Settanta. «Eravamo giovani, eravamo avventati, arroganti, stupidi, testardi. E avevamo ragione», sosteneva Abbie Hoffman. E qui testardaggine, eccessi e un po' di sana sbruffoneria - fortunatamente - non sono mancati. La band che suonava in via del Corso e si è imposta all'attenzione a X Factor, ha dimostrato ancora una volta di avercela fatta. E, intenso e partecipato, ha ribadito senso e sentimento del suo Zitti e buoni: «Scusami, ma ci credo tanto che posso fare questo salto».

IL SUCCESSO

Una canzone diventata quasi un inno per un gruppo che si è preso tutto. E in fretta. Magari, a fine concerto, vinti dall'emozione, hanno versato una lacrima di stanchezza. O invece, come immaginano i più, hanno fatto la doccia con lo champagne e si sono diretti verso nuovi impegni, quasi "supereroi" del nuovo Millennio, non in carta e inchiostro, ma con muscoli e curve in bella vista e a voce alta. Rimane nell'aria quel Zitti e buoni di un pubblico che li canta anche mentre lascia lo stadio: «Troppe notti stavo chiuso fuori mo' li prendo a calci sti portoni».
 

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