Clapton, Knopfler & Co: superchitarristi riuniti nel nome di J. J. Cale

Eric Clapton sul palco con J.J. Cale, scomparso nel luglio 2013
Eric Clapton sul palco con J.J. Cale, scomparso nel luglio 2013
di Federico Vacalebre
Venerdì 1 Agosto 2014, 16:27 - Ultimo agg. 3 Agosto, 18:42
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Un risarcimento postumo? In qualche modo, Clapton scippò a J.J. Cale «Cocaine», rileggendola alla sua maniera (molto simile all’originale), trasformandola in uno dei riff più fortunati della storia del (blues) rock e assicurando al suo autore la possibilità di campare di diritti d’autore, ma anche una bella dose di frustrazione.



Manolenta, ad essere sinceri, ha sempre ammesso l’importanza per il suo sound della lezione del chitarrista scomparso il 26 luglio 2013 a 74 anni, ma qualche peso sulla coscienza deve essergli rimasto se, nello stesso periodo in cui ha ventilato un suo possibile ritiro dalle scene, ha messo in piedi un bel disco di superchitarristi come «Eric Clapton & Friends: the breeze, an appreciation of JJ Cale», appena uscito.



Prodotto dall’ex Cream con Simon Climie, vede anche Mark Knopfler, John Mayer, Willie Nelson, Tom Petty, Derek Trucks, Albert Lee, David Lindley e Don White cimentarsi con brani di Cale: «Vorrei che le persone entrassero nel suo mondo», spiega l’allievo, «io sono solo un messaggero, ho sempre saputo che questo era il mio lavoro. Cerco di interpretare le cose in modo che possano raggiungere un pubblico sempre più vasto».



Solitario e schivo, J.J. amava il palco ma non le luci della ribalta, provando a tenere insieme il tocco di Chet Atkins con quelli di Les Paul e Chuck Berry: «Più cercavo di imitarli e più me ne allontanavo, così ho trovato il mio mondo», raccontava. «After midnight» fu il suo primo pezzo ascoltato dall’ex Yardbirds: era uscito nel 1966, un comune amico, Delaney Bramlett, la fece ascoltare a Eric qualche tempo dopo, divenne il primo singolo del suo lp di debutto (1970). Nel 1976 «Cocaine», contenuta in «Trobadour», fu tra i singoli di lancio del quarto album dell’uomo di Tulsa, Oklahoma. Un anno dopo, inesorabile, arrivò la versione di Eric, brano di traino di «Slowhand».



Nel 2006 la star chiamò per la prima volta il maestro in un suo disco, «Road to Escondido»: «Realizzo forse la mia più grande ambizione, lavorare con un uomo la cui musica mi ha ispirato più di quanto io possa ricordare», disse, conquistato dalle mille influenze di un sound in cui si (con)fondevano blues, rock, country e folk. E il suono rilassato, «laid back», di Cale rivive qui anche grazie ad un altro suo discepolo confesso, Knopfler, che tiene per sè «Someday» e «Train to nowhere», mentre Eric compare, voce e chitarra, in diversi pezzi. Non c’è traccia, naturalmente, di «Cocaine» né di «After midnight».
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