Rocco Hunt: «Con Siani il concerto diventa un vero show»

Le due date all'Arena Flegrea inaugurano il tour estivo

Rocco Hunt e Alessandro Siani
Rocco Hunt e Alessandro Siani
di Federico Vacalebre
Sabato 13 Maggio 2023, 08:59 - Ultimo agg. 14 Maggio, 09:31
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Rocco Pagliarulo non è più un ragazzino, ha 28 anni. Alessandro Esposito ne ha quasi venti più di lui. Ma quando i due, più noti rispettivamente come Rocco Hunt e Alessandro Siani, si mettono insieme sembrano bambini che non smetterebbero mai di giocare. Anche a tavola, anche chiacchierando, di fronte a cibarie gourmet e calici pieni, del tour prossimo venturo che li vede per la prima volta complici: il rapper che non vuole più essere solo un rapper sul palco, il mattatore comico in cabina regia, ma sempre con licenza di irruzione, set permettendo.

Già, perché il 18 giugno iniziano - in Sicilia e poi a Roma per gli interni - le riprese del nuovo film di Siani, «Succede anche nelle migliori famiglie», mentre, dopo le due date speciali napoletane, il 4 (sold) e 5 (quasi sold out) luglio all'Arena Flegrea, la voce di «Nu juorno buono» parte per il suo «Summer tour», «più di un concerto», dice lui, «quasi uno spettacolo teatrale», dice Siani.

Ci spiegate che cosa vedremo?
Rocco: «Dai due pienoni al Palapartenope non ho fatto uscire così tanta musica nuova, per cui prima di tornare in scena volevo la garanzia di poter offrire a chi mi segue una cosa diversa da quanto già visto.

Così ho chiesto ad un amico, di cui sono fan da sempre, di aggiungere il senso dello show al mio live. Non voglio spacciarmi per Massimo Ranieri, ma...».

Alessandro: «Rocco veniva a vedermi quando facevo cabaret: era un bambino praticamente. Nel ritmo delle mie gag, del mio slang, del mio dialetto, sentiva qualcosa di simile all'hip hop in cui si stava immergendo. E io vedo in lui il ritmo del mio umorismo, la lingua della mia commedia umana. Gli hit e i groove per inchiodare l'Arena Flegrea e poi tutta l'Italia li ha già, io ho aggiunto qualche monologo, qualche battuta, un po' di ironia. Le canzoni parlano d'amore, forse parlando d'amore si può sfuggire all'ossessione del politicamente corretto che ci assilla».

Ma Siani sarà sul palco? E ci saranno ospiti?
Rocco: «Le porte per lui, se è libero, sono sempre aperte. Di sicuro ci sarà la mia band: Valerio Nazo (djJ), Alessio Busanca (tastiere), Gianluca Brugnano (batteria). Poi... ho appena iniziato a fare qualche invito, fratelli, colleghi, maestri, compagni di "feat"... Vediamo chi sarà libero in quelle date».

La musica va a gonfie vele, il cinema, almeno nelle sale, meno.
Alessandro: «Sono stato a recitare in città dove un fino a pochi anni fa c'era un teatro e cinque cinema, ora c'è un teatro e un cinema, a volte nemmeno quello. Però sono convinto che prima o poi un'inversione di tendenza ci sarà. Il cinema è la mia religione e il grande schermo la mia chiesa, con tutto l'interesse, sia chiaro, per le piattaforme ed il mondo sempre più vario dell'audiovisivo. Ci provo ancora: il mio film arriverà nelle sale l'1 gennaio 2024, con quello precedente, uscito il 14 febbraio, giorno di San Valentino, ci siamo difesi quanto possibile. Forse dovremmo consorziarci tra colleghi, trasformare le uscite in eventi».

 

Come fanno i rapper con i «feat»?
Alessandro: «Un po'. Loro devono aver capito che l'unione fa la forza».
Con i successi di una carriera sempre più sospesa tra rap e mainstream, tormentoni compresi, dall'Arena Flegrea si alzerà anche il suono di «Non litighiamo più». Accanto a «Nu juorno buono», «L'ammore overo», «Ti volevo dedicare», «Stu cote t'apparten'», «Un bacio all'improvviso»...

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Rocco: «Doveva essere un singolo di transizione verso quello estivo, invece è piaciuto più del previsto. Ho sperimentato un nuovo team, con la collaborazione autorale di Paolo Antonacci - figlio d'arte (di Biagio) e nipote d'arte (di Gianni Morandi) - e Davide Simonetta, che ha messo la sua griffe, per dire solo un pezzo, su "Due vite" di Marco Mengoni. È una storia d'amore, anche se versi come "Non si fa pace con i missili" non mi sarebbero venuti in mente in un periodo di pace. La guerra ci è entrata dentro, ha conquistato anche il nostro linguaggio».

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