Simona Molinari: «Via dal pazzo pop, ho scelto un altro campionato»

Simona Molinari: «Via dal pazzo pop, ho scelto un altro campionato»
di Federico Vacalebre
Domenica 3 Aprile 2022, 11:22
3 Minuti di Lettura

Otto anni non sono passati senza lasciare traccia. Simona Molinari, 39 anni, napoletana vissuta a L'Aquila, dal 2015 ad oggi ha cantato dal vivo, ha cresciuto la figlia Anita, ha annunciato e rinunciato a un album intitolato «Sbalzi d'amore» (che pure presentò in anteprima live a Napoli), ha recitato nel film di Walter Veltroni «C'è tempo», poi ha deciso di «giocare in un altro campionato». Ed è vero, perché se dischi come i primi cinque, da «Egocentrica» a «Casa mia», volevano «rendere pop il jazz», spiega lei, il nuovissimo «Petali» «è frutto della decisione di giocare in tutt'altro campionato». Un disco adulto, che ricorda le signore della canzone italiana degli anni Settanta, o alcune scelte di Malika Ayane, nella consapevolezza di non dovere/volere inseguire l'hype del momento, nella voglia di lavorare sulla canzone-canzone, sugli arrangiamenti oltre che sulla scintillante vocalità retromodernista, su un originale quanto moderato contributo elettronico, sull'alternanza tra ballad bossanova, melodia e ritmo.

Che cos'è quest'«altro campionato», Simo?
«È un'esigenza di cambiamento, è frutto della mia crescita personale. Non voglio più stupire, far vedere come sono brava, ma raccontare storie, cantare sentimenti».

Quanto c'entra la maternità?
«Tanto. Da madre acquisisci una responsabilità inedita. Comprendi di dover badare a te per poter badare a chi dipende da te. Poi in mezzo c'è stata anche la pandemia... Come donna e madre ho altre esigenze, ormai, credo sia il tempo di vivere l'amore davvero».

Magari al centro del cambiamento, di questo pop elegante e adulto, c'è anche la produzione di Fabio Ilacqua, il «poeta contadino» che finora avevamo conosciuto soprattutto come autore, da Gabbani a Ranieri, e che qui non è soltanto uno dei tuoi coautori.
«Lui è un talento anomalo, particolare.

Aveva già messo mano alla produzione del disco della Vanoni, ma è la prima volta che gli si riconosce questa responsabilità per intero, e credo che abbia fatto un ottimo lavoro. Di sicuro a me ha fatto bene».

All'apice della tua femminilità, canti storie di donne molto diverse una dall'altra.
«È vero. C'è la clochard di Lei balla da sola, la donna libera, la donna-libertà, la donna che vorrei essere, la donna che vorrei incontrare. C'è la protagonista di La tua ironia che decide di rivedere dopo tempo un suo ex grande amore. Ci sono io che mi perdo Davanti al mare, confessando le mie origini partenopee. E la donna che guarda se stessa Come un film».

Quel brano è pieno di citazioni cinefile.
«È vero: mi diverte tarantineggiare».

Altro tema caratterizzante è il tempo.
«La chiave dello specchio mi permette di sbirciare nel passato nascosto. Tempo da consumare mi ricorda che a tutto quello che siamo corrisponde quello che non siamo: penso agli amori non colti, alle persone mai incontrate, a tutto quello che non abbiamo vissuto: per ogni strada scelta ce n'è un'altra che non abbiamo percorso e che ci definisce».

Il 29 aprile la presentazione napoletana, alle 18 alla Feltrinelli di piazza dei Martiri

© RIPRODUZIONE RISERVATA