Napoli, morto Vito Ranucci, compositore che voleva «uccidere» i classici

Il sassofonista è morto a 51 anni dopo un incidente stradale

Vito Ranucci
Vito Ranucci
di Federico Vacalebre
Martedì 2 Aprile 2024, 06:53 - Ultimo agg. 16:12
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Sognava di «uccidere i classici», Vito Ranucci, per trovare sulla strada della sua sperimentazione una musica prossima ventura, nuova, o quantomeno non troppo usurata. Un fatale incidente automobilistico ha spezzato il suo percorso, sulla 268, la famigerata statale del Vesuvio. Una macchina ha invaso la sua corsia, gli è venuta addosso, all’altezza di Angri. È stato portato all’ospedale del Mare e trasferito poi al Policlinico nuovo, ma non c’è stato nulla da fare.

Nato a Napoli il 22/5/1973, vissuto a lungo a San Giorgio a Cremano prima di trasferirsi al Casamale, nel centro storico di Somma Vesuviana, Ranucci era un compositore, arrangiatore e sassofonista: eclettico, aveva iniziato con i NeroItalia alla ricerca di una via nostrana alla world music, firmando colonne sonore, tra l’altro, per Mario Monicelli (il suo ultimo film, «Le rose del deserto»). Vicino alla scena avantgarde, amava ibridare suoni del passato, colti come popolari, con l’elettronica. Per «Il giardino delle delizie» (2006) si era detto ispirato, sin dal titolo, da Hieronymus Bosch, in «Dialects» (2012) aveva riletto Bach come la «Carmela» di Bruni/Palomba e «'O guarracino». In «Killing the classics», album del 2015, con un secondo volume successivo, aveva tentato di «assassinare» Mozart e Satie, Ravel e Vivaldi, Puccini e Chopin, in un patricidio ai confini del trip hop. Nel successivo «Napoli Inferno & Paradiso» aveva continuato a lavorare sui classici, partenopei stavolta. Tra flauti barocchi e vocoder, orchestre virtuali e voci reali, lacerti neomelodici e melopee neofolk, mandole e chitarre elettriche aveva tentato di inventare una dimensione extraterrena in cui Roberto De Simone e Liberato si (con)fondevano in una sorta di auto-mixer dei vicoli addo’ nun trase ‘o sole e che il mare non bagna, dove la memoria del canto di Maria Nazionale sollecitava l’interazione con loop digitali.

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Ranucci aveva collaborato con gli Osanna di Lino Vairetti, con Lina Wertmuller, con Peppe Barra, con Renato Giordano, con Renato Carpentieri e molti altri ancora.

Tra le sue ultime imprese una bella installazione sonora per il Casamale.

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