Francini: «A Sanremo da persona, non come personaggio»

L'attrice dal Bolivar all'Ariston

Francini: «A Sanremo da persona, non come personaggio»
di Stefano Prestisimone
Giovedì 19 Gennaio 2023, 09:05
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Venerdì 10 febbraio sarà coconduttrice, accanto ad Amadeus, della penultima serata del Sanremo 2023. Chiara Francini, 43 anni, nata a Firenze ma cresciuta a Campi Bisenzio, si avvicina all'evento restando fedele all'amato teatro: quasi sold out i 300 posti del Bolivar di Materdei, il richiamo festivaliero giova a «Coppia aperta, quasi spalancata», testo scritto 40 anni fa da Dario Fo e Franca Rame con Alessandro Federico e la regia di Alessandro Tedeschi.

Crede nella coppia aperta, Chiara?
«La prima regola perché la coppia aperta funzioni è che deve essere aperta da una parte sola, quella del maschio.

Perché se la coppia è aperta da tutte e due le parti ci sono le correnti d'aria».

Sui suoi social ci sono già le foto fatte con Amadeus, Morandi, Chiara Ferragni e Francesca Fagnani. Nei post scrive cose come «Vi avverto, Gianni è scatenato». Oppure «Paola Egonu, ti si aspetta! Ora devi giocare con noi!». Come va la vigilia sanremese?
«Sono felicissima, per una ragazza di paese come me, per una provinciale, è un sogno che si avvera. Anche se credo lo sia in generale. È la massima gioia che può capitare ad un'artista ed ha sempre fatto parte della mia infanzia. Io e la mamma imparavamo le canzoni quasi a memoria. Ho dei ricordi meravigliosi legati a questo evento e lo considero un punto di approdo nella mia carriera».

Che cosa farà sul palco?
«Non lo so, ma sarò me stessa, una persona, non un personaggio, senza alcuna sovrastruttura».

Potrebbe proporre un monologo dal testo di Fo & Rame?
«Questo testo, che portiamo in tour da tre anni, racconta la sempiterna favola e il sempiterno martirio dell'amore quando è coppia. C'è una donna per cui la felicità equivale a restare accanto a un uomo. E un uomo che cerca in tutti i modi di codificare la sua necessità di uscire dalla coppia. Coppia nella quale però ritorna per stare accanto alla donna che è anche madre».

La storia?
«Antonia incarna l'eroina perfetta di tutte le mogli tradite. Pur di continuare a stare vicino al marito decide di accettare l'impensabile. Soltanto quando nel cuore di lei si insidia un nuovo uomo, il marito sembra accorgersi dell'esistenza della moglie, del suo bisogno di essere amata e considerata».

Ha cominciato al Teatro della Limonaia di Sesto Fiorentino e non si è più distaccata da questo mondo. Che ruolo ha il teatro nella sua vita e nella sua carriera?
«Fondamentale, con la scena ho un dialogo profondissimo, come con la scrittura. Per me il cinema e la tv sono delle telefonate d'amore mentre il teatro e la scrittura sono come degli abbracci. Perché c'è una reciprocità, una presenza che è molto in linea con la vivacità del mio modo di vivere».

L'estate scorsa è stata al «Campania teatro festival» in «Una ragazza come io» e appena può viene a Napoli. Che rapporto ha con la città e i suoi abitanti?
«I miei migliori amici sono napoletani e c'è una corrispondenza di amorosi sensi con la città che, tra l'altro, mi ha sempre portato una gran fortuna. Il popolo napoletano è il più accogliente, carnale, aperto, che abbia mai conosciuto. La sua isione della vita e della felicità è molto simile alla mia».

Dopo il Festival, cosa c'è nel suo 2023?
«Non vedo l'ora che, in estate, esca il mio nuovo romanzo (l'esordio risale al 2017, «Non parlare con la bocca piena» ed ha ha venduto oltre 45.000 copie con 8 ristampe, ndr). Poi ci sarà ancora teatro e sicuramente cinema».
 

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