«La voce che hai dentro», Massimo Ranieri torna alla fiction: «Rieccomi dove tutto ebbe inizio»

«Avevo il progetto nel cassetto da anni, è rispuntato fuori e mi sembrava ancora valido»

Massimo Ranieri sul set
Massimo Ranieri sul set
Federico Vacalebredi Federico Vacalebre
Giovedì 14 Settembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:25
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Torna alla fiction («si chiamava così l'ultima volta che l'ho fatta, quasi vent'anni fa, ma era un'altra cosa»), Massimo Ranieri con «La voce che hai dentro», otto puntate divise in quattro prime serate, da stasera su Canale 5. Torna nella sua Napoli e fa i conti... «con il tempo che passa. E non penso solo alla trama, ma alle riprese che mi hanno riportato in Galleria Umberto I, nel palazzo dove c'era la Zeus records, storica etichetta napoletana, che fu anche mia, quando ero appena un ragazzino: pubblicò i primi quattro 45 giri di quel bambinetto che quasi sessant'anni fa si faceva chiamare Gianni Rock».

Tutto nasce da una tua idea.
«Avevo il progetto nel cassetto da anni, è rispuntato fuori e mi sembrava ancora valido, l'ho portato a Daniele Cesarano, responsabile della fiction di Canale 5, che pure è mezzo napoletano.

E... eccoci qui».

La storia?
«È una serie giallo-rosa. Il sipario, pardon lo schermo, si apre su lui, ovvero io, ovvero Michele Ferrara, che esce dal carcere di Poggioreale. È proprietario della Parthenope Edizioni Musicali, una gloriosa casa discografica napoletana, ed è stato condannato per l'assassinio del padre Domenico. Ha passato dieci anni dentro».

Colpevole o innocente?
«Si saprà alla fine, nel verdetto contro di lui hanno contato gli accesissimi diverbi che aveva con il padre».

Motivo?
«La canzone, la casa discografica. Il genitore era abbarbicato alla stagione neomelodica, Michele voleva rinnovare le produzioni, incuriosito dal rap».

E una volta fuori di galera?
«Vuole rimettersi in piedi, riprendersi la sua vita: professionale e sentimentale. Professionale perché, da indipendente, prova a scommettere su una giovane artista. Sentimentale perché la moglie si è messa con un altro, e due dei suoi tre figli lo trattano da assassino».

Una sera va a bere una birra con un amico in un locale e rimane folgorato da Regina, ovvero da La Niña, sensuale electrochanteuse napoletana qui all'esordio da attrice.
«Lei è bravissima, mi piace molto come canta, la classe, la devozione per la tradizione e la curiosità per le novità che mette nella sua musica. Nella serie è un po'... stronzetta, ha il sacro furore di tutti i giovani, lo avevamo anche noi, ma eravano più... “abbonati”, meno estremi. Michele la tampina, la ascolta, vorrebbe suggerirle qualche cambiamento, qualche compromesso, lei risponde a tono, alla fine ognuno imparerà qualcosa dall'altro. Ma gli scontri dialettici sono estremi, il discografico vorrebbe spiegarle che non c'è bisogno di dire parolacce per esprimere la rabbia, vorrebbe trasmetterle un messaggio».

Quale?
«È l'unico che mi posso permettere di dare ai giovani a cui abbiamo consegnato una vita incasinata assaje. Per realizzare i propri sogni bisogna avere pazienza e perseveranza, rialzarsi quando si cade ed arrivare, anche ultimi, al traguardo. Poi ci si chiederà come e perché si è caduti».

I tre figli fanno pensare a...
«Filumena Marturano, lo so, sempre lì si finisce, al masto Eduardo. Ma è solo una suggestione: dei tre solo la ragazza tifa per Michele, gli dà una mano nelle indagini».

Michele è anche un cantante.
«E canta: “Anema e core”, per riconquistare la moglie, interpretata da Maria Pia Calzone, poi c'è La Niña: fantastica».

Dicevi che sul set sei rimasto sorpreso.
«Nelle ultime fiction che ho girato il ritmo era di 4-6 scene al giorno, stavolta era di 9-1. Un ritmo travolgente, che mi ha preso in contropiede».

E dire che sei uno stakanovista.
«Sì, ma non era il lavoro che mi spaventava, quanto il ritmo travolgente, che mi ha preso in contropiede. Poi ho visto che, con un regista effervescente come Eros Puglielli, con un fotografo come Rocco Marra funziona, eccome».

Che Napoli si vede?
«Tutta, bellissima, che piacere essere in città, girare all'alba, la sera... Solo qualche interno lo abbiamo ripreso a Roma. Si vede il lungomare, via Petrarca, la Phonotye».

Veracissimo, in gran parte, anche il cast.
«Strepitosi tutti: Gianfranco Gallo, Nando Paone, Lucianna De Falco, Michele Rosiello, Erasmo Genzini, Giulia D'Aloja, Ruben Rigillo».

Altri impegni?
«Il tour di “Tutti i sogni ancora in volo”, che mi riporta a Napoli, teatro Augusteo, dal 27 ottobre. E, poi, sto lavorando al nuovo disco, ho ricevuto un sacco di canzoni da giovani autori, ne sono entusiasta, parlano un altro linguaggio. Vorrei far uscire l'album per febbraio-marzo».

In zona Sanremo: conti di tornare all'Ariston?
«Che dire? Un pezzo forte c'è, la vita è una sola ed a 72 anni perché no? Mi sembra come quando sentii la prima volta “Perdere l'amore”: volevo solo far sentire quella canzone al mondo». 

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