Sanremo 2022, le prime pagelle: Massimo Ranieri il migliore tra tanta voglia di ballare

Sanremo 2022, le prime pagelle: Massimo Ranieri il migliore tra tanta voglia di ballare
di Federico Vacalebre
Venerdì 14 Gennaio 2022, 17:03 - Ultimo agg. 28 Gennaio, 19:54
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Sanremo 2022 si avvicina, inizia l'1 febbraio, al momento in un Ariston con capienza piena, come gli altri teatri italiani. Oggi il primo ascolto delle 25 canzoni in gara, con la stampa accreditata ammessa - con superpass, mascherine, tamponi e necessario distanziamento – dalla Rai a Roma (Teatro Delle Vittorie) e Milano (Studio M20000) per un rito che è quello del giudizio a caldo?

Che dire? L'effetto Maneskin non c'è, il cast è vario ma le canzoni non brillano, tra nostalgia degli anni Sessanta, trap di ritorno e tanta voglia di ballare, di fuggire alla paura, e alla noia, imposta dal Covid, di cui non si parla, non si canta, tranne qualche accenno di sfuggita. «Fotti e balla», suggerisce D'Argen D'Amico e potrebbe essere lo slogan del Festival prossimo venturo. Amadeus presenta alla stampa il cast del suo terzo Festival senza anticipazioni, o quasi: annuncia al massimo ricordi di Franco Battiato e Raffaella Carrà, scomparsi nello scorso anno (come Raoul Casadei: dimenticato) e di Lucio Dallla, a dieci anni dalla sua dipartita, mentre il direttore di Raiuno aggiunge l'allestimento nei giorni della tenzone canora di una mostra di memorabilia di Milva.

Ma veniamo al gioco delle pagelle al primo ascolto secco: 25 brani, uno dopo l'altro, con un giudizio inevitabilmente provvisiorio, pronto ad essere rivisto dopo le esibizioni dal vivo nella terra dei cachi. Il voto, come di tradizione, è espresso in media sanremese, ovvero alzando ogni giudizio di due punti, altrimenti di sufficienze se ne vedrebbero veramente poche..

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Achille Lauro e Harlem Gospel Choir: Domenica

Una mano per il testo da Davide Petrella (il napoletano è recordman di presenze tra gli autori di quest'anno: 4 pezzi) tra rock'n'roll, citta peccaminose, donne pericolose, l'amore come overdose, la vita vissuta più come un porno che un romanzo rosa. Una domenica bestiale alla ricerca del bis di Rolls Royce. Orecchiabile, in stile con un bel «fanculo è Rolling Stone»: ma si può dire? All'epoca dei Pooh «perduti nel Corriere della Sera» era considerata pubblicità occulta e la band fu obbligata a perdersi in un pù generico «giornale della sera».

Genere: autoclonato

Voto: 5 e mezzo

Aka Seven: Perfetta così

Canzone d'amore, lei è «bella nei tuoi difetti, nelle imperfezioni», anzi «baby giuro che tu sei perfetta così... Mi hai insegnato a lottare anche quando la voglia di piangere mi soffocava». Il ritmo è serratissimo, le radio ci andranno a nozze, proprio come le ragazze italiane sognano di fare con ill ragazzo dei record di Vico Equense. i sposarlo.

Genere: radiofonico

Voto: 4 e mezzo

Ana Mena: Duecentomila ore

Rocco Hunt ci mette testo e musica e lancia l'amica spagnola?. Un tormentino chiatto chiatto, più latin che urban, poco adatto al freddo che fa: «M'ama non m'ama un fiore, America latina, un Cuba Libre...»

Genere: tormentino fuori stagione

Voto: 4

Michele Bravi: Inverno dei fiori

«Fioriamo adesso, prima del tempo, anche se è inverno, tu insegnami come si fa ad insegnare la felicità, per dimostrarsi che se fossimo dei suoni, sarebbero canzoni». Alla ricerca di una seconda possibilità con un brano orchestral-elettronico ampio, delicato come il suo autore/interprete: «Ma nell'ipotesi e nel dubbio di aver disintegrato tutto» sa di autobiografia. Lui e Mahmood-Bianco sono gli unici a cantare l'amore senza genere, senza rivolgersi direttamente a una lei.

Genere: Autobiografico

Voto: 5 e mezzo

Emma: Ogni volta è così

Riecco Petrella, qui coautore con Faini anche delle musiche. «Ogni volta è così/ siamo sante e puttane», canta lei, «sospesa e fragile» tanto da credere a lui che le diceva sempre «Come sei bella, nessuna, mai nessuna più di te». Francesca Michielin dirigerà l'orchestra per lei, che guarda ancora a una volta a Loredana Bertè.

Genere: l'amore al tempo del MeToo

Voto: 5

 

Dargen D'Amico: Dove si balla

«Mi piace la musica dance, che pure l'alieno la impara», dice l'inizio e il resto mantiene la promessa: tunz tunz tra Vasco, Jovanotti e Gabry Ponte: «Fottitene e balla tra i rottami per restare a galla.. Che brutta fine tra le mascherine». Tormentone garantito con questione esistenziale: «Ma va a capire perché si vive se non si balla».

Genere: dance orgogliosamente tamarra

Voto: 5 e mezzo

Ditonellapiaga e Rettore: Chimica

Il groove è quello di “I feel love” e forse non a caso: «È una questione di chimica» cantano le due, prima di ansimare come la somma Donna Summer. Perchè l'amore non è ne cuore, ma questo lo cantava già Finardi, meno erotico di Rettore (c'è tanto della sua italodisco nel pezzo) e Ditonellapiaga, che poi dicono sesso al sesso e, volendo, pene al pene e vagina alla vagina: «Vengo ripetutamente e non m'importa del pudore, delle suore me ne sbatto totalmente e non mi fare la morale che alla fine, se Dio vuole, è solamente una questione di chimica».

Proprio così: forse le suore non gradiranno, ma «le tue labbra sulle mia labbra, la mano sulla coscia incalza» e poi... Fate voi.

Genere: revival discomusic a luci rosse

Voto: 7

Elisa: O forse sei tu

Con un piccolo aiuto dal solito Petrella, la Toffolo riaccende la “Luce” all'Ariston con un brano che può mirare alla vittoria. Come una novella Caterina Caselli e con una magnifica prova vocale canta «quella stupida voglia di vivere sempre sempre sempre». E in tempi di pandemia sembra un esorcismo, una preghiera laica, «una piccola felicità».

Genere: ballad esorcistica

Voto: 7

Giusy Ferreri: Miele

Liriche del solito Petrella, ma «la lama che sa di miele» paga pegno al «male di miele» degli Afterhours. Il pezzo si apre bene come uno stornello postmoderno, poi si incasina (Takagi e Ketra tra gli autori), la strofa (tra Gabriella Ferri e Alessandro Mannarino) è meglio del ritornello, la voce veste bene il tutto con il solito birignao insistito sulle vocali finali.

Genere: post-stornellante

Voto: 5

Highsnob & Hu: Abbi cura di te 

Trap per trottolini amorosi, ma anche dolorosi e colti (citano Oloferne, sottintendendo Giuditta) e lo shibari, «disciplina giapponese che consiste nel legare una persona in un contesto erotico». Nella canzone non succede molto, ma si dice molto dell'amore al tempo della generazione X.

Genere: trap sadomaso

Voto: 4

Irama: Ovunque sarai

Se sarai vento canterai l'inizio, illuminante. Il resto è in tono: neoromantico, neomelodico, con l'autotune a correggere il sapore di anni Settanta e l'appeal di un idillio – si, quelli che firmava Petrarca – fuori tempo massimo.

Genere: neomelodico con autotune

Voto: 4

Mahmood & Blanco: Brividi

Mahmood fa Mahmood, Blanco fa Blanco, ma sembrano svogliati: l'unione non fa la forza, divide invece che moltiplicare l'impatto, mentre il ritornello cerca l'unisono e i “Brividi”, che arrivano solo con il falsetto del ragazzo di “Soldi”. In fondo una canzone tradizionale, perché «il sesso non è la via di fuga dal fondo" anche per chi "per un ti amo ho mischiato droghe e lacrime».

Genere: ibrido

Voto: 5

Gianni Morandi: Apri tutte le porte

Il rock and roll incontra il geghegè jovanotteggiando come può l'highlander Morandi. La colonna sonora del musicarello che non c'è se la prende con l'abitudine, «una brutta bestia, un parassita che lentamente infesta tutto quanto fino a prendere il potere e non riesci più a reagire». Divertente, sixties, benaugurale, con chiosa melodica inutile. Morale: «A forza di credere che il male passerà sto passando io e lui resta, mi devo trascinare presto fuori di qua». Allegria, please.

Genere: formidabili anni Sessanta

Voto: 7

Fabrizio Moro: Sei tu

Meno rabbioso del solito, Moro regala la sua canzone al suo primo film da regista e accetta il richiamo della melodia canaglia senza brillare per originalità: «Sei tu il mondo che passa attraverso i miei occhi».

Genere: pop

Voto: 4 e mezzo

Noemi: Ti amo e non lo so dire

Mahmood la riempie di parole (è il testo più lungo), Dario Faini (Dardust) di suoni elettronici. Lei è «quella stronza che non cambierà per te... Ma ti amo ti amo ti amo non lo so dire» canta la Rossa, cercando un'inedita leggerezza vocale per non appesantire il tutto. Il pianoforte è iterativo-minimalista, poi entra il ritmo, sostenuto, ma anche qui la strofa è più interessante del ritornello. Una power ballad con un synth che simula il battito del cuore.

Genere: power ballad minimalista

Voto: 5

Massimo Ranieri: Lettera di là dal mare

Ripartono i bastimenti con Fabio Ilacqua, poeta-contadino che cesella una canzone d''antica emigrazione che parla anche di quella, più drammatica, odierna. «La notte non finisce mai, l'America lontana di là dal mare. Dove piove fortuna, dov'è libertà e l'acqua è più pura di un canto». Come chi partiva dal molo napoletano della Speranzella per salutare «Santa Lucia luntana» a bordo si sa che «mai nessun temporale lavare potrà le nostre ferite dal sale», che il mare «è ferita che non scompare». La differenza la fa una prova vocale trattenuta, porta con magistrale consapevolezza, seguendo una melodia antica, morriconiana a tratti horneriana, adatta a ricordare la leggenda dei popoli sull'oceano costretti a cercare un altro mondo possibile.

Genere: ripartono i bastimenti

Voto: 8

La Rappresentante di Lista: Ciao ciao

Disco revival: «Con le mani con le mani ciao ciao, con i piedi con i piedi ciao ciao, con le gambe con il culo, coi miei occhi ciao ciao», sembrerebbe Cecchetto, ma dietro c'è ben altra consapevolezza e disincanto. Oltre a un basso assassino: «Questa è l'ora della fine, romperemo tutte le vetrine, tocca a noi, non lo senti? Come un'onda arriverà, me lo sento, esploderà esploderà». E, ancora, «Mentre mangio cioccolata in un locale/ mi travolge una vertigine sociale./ mentre leggo uno stupido giornale/ in città è scoppiata la guerra mondiale». Che fare? Ballare, agitare le mani, il culo, i piedi, non certo i pensieri: ciao ciao.

Genere: neodisco apocalittica

Voto: 7

Rkomi: Insuperabile

Il campione delle classifiche del 2021 come campione del neobanale? «L'amore per me è elettricità», dice l'incipit, poi arrivano le nuvole bianche, le molotov in fiamme nella corrente (quale?) ma «l'ultima curva», insuperabile, cambia le carte in tavola: «Le sabbie sono diventate rosse/ abbiamo rovinato anche il cognome dei nostri/ siamo una sconfitta perfetta, bambina». «Baci rubati, respiro gasolio... a 180.000 giri su una coupè... l'ultima curva insuperabile». Crash? Il ritmo è implacabile, trap scandita su un riff rock and roll. Per rubare lo spettro ad Achille Lauro? A proposito si autocita anche lui: «Taxi driver».

Genere: trap'n'roll

Voto: 5 e mezzo

Matteo Romano: Virale

La griffe di Alessandro La Cava, altro prezzemolino in tutte le minestre sul fronte autorale c'è, quella di Faini pure, ma non bastano quattro firme, Romano compreso, per salvarsi da un pasticciaccio brutto nel mondo in cui «scordiamo paure come con le chiavi e il cellulare» e «l'amore riappare/ va in tendenza e risale, diventa virale». Ma in epoca Covid davvero dovevamo beccarci anche l'amore virale?

Genere: viral-banal

Voto: 4

Sangiovanni: Farfalle

Ancora il tocco di La Cava: la neostar dell'anno appena trascorso si autoclona (anche lui), con le farfalle nella pancia per lei che ha messo sul frigorifero «tutti i momenti che hai trascorso con me». L'amore è una calamita-ricordo, è una falena attratta dalle lampadine: certo, lo aveva già detto, milioni di volte meglio, “Palomma 'e notte”, ma il ritmo è sostenuto, il ritornello trash-pop quanto serve.

Genere: sangiovannese

Voto: 5

Tananai: Sesso occasionale

Electropop per mettere la testa a posta, con rigurgiti di anni '60: «Troviamoci una casa e non finiamoci più nel sesso occasionale, ma sappi che, tra un giorno, tra un anno, non avro capito ancora di cosa c'è». Lui garantisce che quell'altra non gli è mai piaciuta, lei impugna una pistola (metaforica?).

Genere: electropop nostalgico

Voto: 4 e mezzo

Giovanni Truppi: Tuo padre, mia madre, Lucia

Un alieno. Canzone d'autore – di autori: gli hanno dato una mano anche Pacifico e Niccolò Contessa (I Cani) - capace di sfidare l'intronata routine del cantar leggero (copyright Panella per Battisti), parlando d'amore in maniera originale: «Amore mio, per vivere facciamo cose stupide/ lo sai, per sopravvivere, semplifichiamo il più possibile. Ma cosa c'è di semplice?». Il cantautore napoletano prenota il premio della critica.

Genere: canzone d'autore

voto: 7

Le Vibrazioni: Tantissimo

Chitarre rock per cantare «quello che comunemente chiamiamo amore», unico spunto vivace di un brano che per la band è un chiaro tentativo di aggiornamento, senza sapere come, però.

Genere: rock melodico

Voto: 5

Iva Zanicchi: Voglio amarti

Il salernitano Vito Mercurio e lo stabiese Italo Ianne firmano con il prode Celso Valli le note del brano del ritorno della plurivincitrice Iva, il testo la ispira poco, lei ci mette classe e ugola, qualche volta esagerando (ma se le riuscirà dal vivo e nell'Ariston ci sarà il pubblico la standing ovation è garantita).

Genere: veteromelodico

Voto: 4

Yuman: Ora e qui

Tommaso Di Giulio firma le liriche, soul all'italiana e costruzione alla Alex Britti per una prova vocale convincente, capace di sfiorare il falsetto, di farsi profonda, ma, soprattutto di non esagerare, sia pur pagando qualche scotto alla tradizione melodica italiana nel crescendo finale.

Genere: neosoul all'italiana

Voto: 6

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