Argentina-Francia finale mondiale, anche Napoli sogna con Messi

Sulle bancarelle spuntano le 10 a strisce bianche e azzurre

Leo Messi dopo la vittoria sulla Croazia
Leo Messi dopo la vittoria sulla Croazia
di Francesco De Luca
Giovedì 15 Dicembre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 18:43
4 Minuti di Lettura

In questa città dove ogni quartiere ha più di un murale dedicato a Diego e dove una chiesa sta ospitando la mostra delle sue reliquie, gelosamente custodite dal figlio della governante di casa Maradona, i dubbi sul tifo dei napoletani nella finale del Mondiale sono davvero pochi. Sulle bancarelle spuntano le 10 a strisce bianche e azzurre, sistemate accanto a quelle del Napoli che fu e alle 77 di Kvaratskhelia perché a Napoli c'è un filo che lega il glorioso passato e il presente che può regalare felicità. Lionel Messi è stato qui una sola volta, quasi tre anni fa, poco prima che scattasse il lockdown, per giocare con il Barça in quello stadio che era ancora il San Paolo. Gruppi di tifosi napoletani si piazzarono notte e giorno davanti all'hotel della catena spagnola in via Medina per vederlo passare prima della sfida Champions, pareggiata contro il Napoli di Gattuso. Lui dedicò timidi sorrisi e sentiti ringraziamenti sui social. E sarebbe pronto a scriverne altri, in caso di vittoria dell'Argentina, perché a Napoli si preparano maxischermi davanti ai murales di Diego per assistere domenica alla finale, la sesta della Seleccion. Maradona ne ha giocate due, una vinta nell'86 e l'altra persa nel 90, entrambe contro la Germania. Questa è la seconda per Lionel, che vuole regalare nell'ultima delle sue partite in un Mondiale - la prossima sarà la ventiseiesima, un record - la tercera Coppa al popolo argentino, ai tifosi che negli stadi del Qatar cantano l'inno Muchachos unendo in quell'urlo di felicità i due capitani. È un brivido che l'altra sera, dopo i tre gol alla Croazia, hanno provato anche i napoletani, che collegano scaramanticamente l'eventuale triunfo della Seleccion allo scudetto del Napoli: il primo fu vinto nell'87, undici mesi dopo la Coppa di Città del Messico. 

Così Messi ha definito le sensazioni che sta vivendo in Qatar, dove l'Argentina ha già giocato «cinque finali», come ha sottolineato martedì sera.

Perché dopo la sconfitta nella prima partita persa contro l'Arabia Saudita la Seleccion ha affrontato cinque sfide da dentro o fuori, con lo spirito di una finale, ancor prima di ottavi, quarti e semifinali. «Quelle in cui devi vincere altrimenti torni a casa». E domenica notte, dopo la finale, Messi vorrebbe tornare in quella Argentina che non sempre lo ha compreso e appoggiato con altro spirito rispetto al 2014, quando la finale a Rio de Janeiro contro la Germania venne persa. «Speriamo vada diversamente da allora ma è una partita e in una partita tutto può accadere». L'ultima del sette volte Pallone d'oro in un Mondiale ma non nella Seleccion sia chiaro. È il recordman di presenze, quella cameseta l'ha indossata in 171 partite (96 gol), la prima il 17 agosto 2005 in un'amichevole con l'Ungheria. Curiosamente la stessa nazionale affrontata da Maradona nella sua prima apparizione con l'Albiceleste il 27 febbraio 1977, un anno prima del Mondiale argentino che Diego non avrebbe giocato perché escluso da Menotti. 

Video

«Emozioni devastanti» Lionel sta vivendo con il suo gruppo e la sua famiglia. «Mi ha seguito passo dopo passo, abbiamo condiviso i momenti più difficili. Per un po' di tempo non mi sono divertito con la nazionale». È accaduto fino all'estate 2021, quando l'Argentina vinse la Copa America e Messi sembrò già più vicino a Maradona. In Qatar vi è stata la svolta, i media di Buenos Aires si sono compiaciuti dello scatto di personalità che Messi ha compiuto attaccando la Fifa per la designazione arbitrale dello spagnolo Lahoz, il ct olandese Van Gaal per giudizi infelici e gli avversari che lo avevano provocato. «È tutto esaltante per noi e la nostra gente, finire così è il massimo: siamo a un passo dopo aver lottato tanto, vogliamo che gli argentini domenica si divertano». Proverà ad esaltarsi, a regalare ancora magie e gol, dopo aver dedicato una preghiera a Diego. Il suo Diego, il nostro Diego. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA