Buffon, nuovo capo delegazione azzurro: «Darò il mio contributo, ma non sono Vialli. La mancata qualificazione ai Mondiali? Abbiamo pagato la vittoria dell'Europeo»

L'ex portiere lavorerà al fianco di Luciano Spalletti

Buffon, oggi la presentazione a Coverciano come nuovo capo delegazione azzurro
Buffon, oggi la presentazione a Coverciano come nuovo capo delegazione azzurro
di Alessandro Angeloni, nostro inviato
Lunedì 4 Settembre 2023, 13:25 - Ultimo agg. 5 Settembre, 09:06
6 Minuti di Lettura

COVERCIANO - Oggi è il giorno di Gianluigi Buffon. L'ex portiere della Juventus sarà presentato ufficialmente alla stampa come nuovo capo delegazione dell'Italia. Gigi comincerà quindi ufficialmente la sua nuova avventura in azzurro al fianco del nuovo ct Luciano Spalletti, dopo che il presidente Figc Gravina lo ha fortemente voluto come erede di Gianluca Vialli.

Gravina: «Oggi Gigi torna a casa»

Il presidente della Figc Gabriele Gravina ha introdotto Gianluigi Buffon, nuovo capo delegazione azzurro: «è un’altra bellissima giornata, la storia continua. Gigi è un monumento, torna finalmente a casa. Lui è il nuovo capo delegazione. Il ruolo rientra nelle prerogative del presidente federale e io sono orgoglioso di questo. Ho parlato di appartenenza e di identità e Gigi con i suoi numeri è l’emblema di tutto questo. La maglia azzurra è la sua seconda pelle. Quando ho pensato che smettesse di giocare, l’ho contattato. Lui è stato testardo e ha continuato a giocare ma poi siamo tornati alla carica. Ora devo ringraziarlo per aver accettato, lui segue grandi personaggi come Riva e Vialli. Ora può entrare nell’olimpo azzurro, c’è già come calciatore e ci starà come dirigente. Per me è un’emozione essere qui, sono un super tifoso di questi colori, e dopo aver vissuto un’estate turbolenta, lo sono ancora di più.

Tra Spalletti e Buffon, l’Italia è in buone mani. Con queste scelte ho fatto il massimo per onorare la maglia azzurra».

Buffon: «Orgoglioso di tornare in azzurro. Vialli? Non sono alla sua altezza»

Ecco le prime parole di Gianluigi Buffon: «essere qui non è dovuto, ringrazio chi mi ha voluto. Penso di essere uno strumento di miglioramento. Ambiente che conosco, ma in questa nuova veste spero di poter dare un contributo». Sull'eredità lasciata da Vialli: «Il ricordo è bellissimo, avevamo un rapporto straordinario. Ci scambiavamo le maglie, condivisione totale in tutto. Pensare di essere al suo pari è presuntuoso e sbagliato. Ognuno di noi ha un passato e un percorso, ognuno è diverso. Non sarei all’altezza di ciò che ha fatto lui. Il mio compito è farmi apprezzare per quello che sono».

 

La maglia azzurra e la gara d'addio

Sulla maglia azzurra, a volte sottovalutata, e sulla gara di addio che non c’è stata: «Mi hanno chiesto di farne ma non mi andava, non pensavo fosse giusto. La maglia va apprezzata, io sono cresciuto con il mito di Rossi, Zoff e i racconti di mio padre hanno influito sulla moa formazione e venire qui significava vedere i monumenti. I giovani li puoi aiutare in questo modo, cioè appassionandoli. Poi se la Nazionale è vincente, aiuta».

I portieri italiani e Donnarumma

Buffon ha poi parlato dei portieri italiani a disposizione di Spalletti: «Negli ultimi anni il serbatoio è cresciuto, ce ne sono cinque o sei di ottimo livello, a parte Donnarumma che ormai è un primo della classe. Vicario è uno di questi, poi Provedel, che è stato il miglior portiere della scorsa stagione, ma anche Falcone, Di Gragorio e Carnesecchi». Su Donnarumma ha aggiunto: «l’ho visto crescere, anche attraverso gli errori. Lui ha pagato in prima persona e questo lo ha aiutato ad imparare. Ora è un uomo, è maturo»

Sul proprio ritiro

Quanto è stato difficile smettere? «Non lo è stato, alla mia età. Sono riuscito a farmi male, è stato un segnale ed è stato il momento di chiudere. A Cagliari, nello spogliatoio, ho deciso di lasciare». Sul paragone con Dino Zoff: «Sono l’ultimo che può e vuole rispondere a questo. Sono un uomo di sport e felice per quello che ho fatto. Zoff è un riferimento per tutti».

Gli obiettivi dell'Italia

«Non penso che in Italia ci sia un calcio minore», ha continuato Buffon, « Non credo ci sia questo rischio, di indietreggiare. Ora sento parlare di emozioni, di valori, che sono imprescindibili, al di là degli avversari che si affrontano. Ci sono degli obiettivi minimi che una squadra come la nostra deve raggiungere». Sulle mancate qualificazioni dai Mondiali: «È stato un cruccio non aver fatto il sesto mondiale, sarebbe stato unico. La vita è stata benevola nei miei confronti, mi ha ripagato di quel dispiacere. L'Europeo è stata una magia, un obiettivo che l'Italia ha raggiunto grazie anche a situazioni fortunate, e la stessa cosa penso che valga al contrario per la mancata qualificazione all'ultimo Mondiale. Tra rigori sbagliati e altro, è stato il dazio da pagare per la vittoria di Wembley».

Sui suoi 30 anni in azzurro e Bonucci

Sui cambiamenti che ha attraversato nei trent'anni vissuti in azzurro: «Per quella cultura che mi ha passato la famiglia, sono stato a disagio, come se questo ambiente fosse troppo grande per me. Avevo timore reverenziale. Molti campioni perdono la dimensione e pensano di essere più grandi dell’ambiente dove vivono, è il modo più sbagliato. Bisogna sempre stare al di sotto per apprezzare meglio tutto. Di Nazionali ne ho viste tante, anche di più forti di quelle che hanno vinto. Ci sono stati gruppi bellissimi, nel 2006, 2012, 2016, che hanno saputo emozionare. Questo è il compito di questa Nazionale, dare messaggi positivi». Sull'estate particolare vissuta dall'ex compagno di squadra Bonucci: «Ci siamo sentiti, quello che, andando all’Union, ha fatto è una scelta ponderata, è abituato a lottare e darsi da fare. È l’aspetto bello di un giocatore e di una persona. Se può tornare in Nazionale non lo so, sono qui da dieci minuti».

Su Mancini e Spalletti

Gigi Buffon ha dedicato una battuta anche per commentare la scelta di Roberto Mancini, dimessosi dalla panchina dell'Italia e nuovo ct dell'Arabia Saudita: «Ne hanno parlato tutti, una scelta inaspettata. La Figc ha dato risposte celeri e convicenti». Su Spalletti: «Uno deve dire qualcosa davanti a un ‘non detto’, altrimenti bisogna stare in silenzio. Non vado ad appesantire ciò che ha detto il ct. Sono ultra felice così, meglio non potevo cominciare».

© RIPRODUZIONE RISERVATA