Italia Under 20, il ct Nunziata: «Con questi ragazzi scriviamo la storia»

Finalista ai Mondiali contro l'Uruguay

Carmine Nunziata
Carmine Nunziata
di Bruno Majorano
Domenica 11 Giugno 2023, 10:33 - Ultimo agg. 17:11
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L'appuntamento con la storia ha un orario ben preciso. Alle 23 di questa sera (in diretta tv su Rai 2) l'Italia si giocherà la possibilità contro l'Uruguay di vincere per la prima volta il Mondiale Under 20. Alla guida di questo gruppo di ragazzi straordinari c'è un uomo di altrettanto valore e altrettanto talento: Carmine Nunziata, 55 anni e una vita dedicata ai giovani. Già assistente di Mangia e Di Biagio, ha guidato tutte le nazionali giovanili azzurre, arrivando secondo agli Europei Under 17 sia nel 2018 che nel 2019. Gli manca il primo posto, quello che potrebbe vincere questa sera battendo l'Uruguay nell'ultima battaglia del Mondiale in programma a La Plata, nello stadio intitolato a Diego Armando Maradona. Non male come traguardo per uno che è nato a San Gennaro Vesuviano, a due passi da Napoli, e quindi nel mito del campionissimo argentino.

Come si vive una vigilia così importante?
«Un po' come tutte le altre gare giocate fin qui.

Ovvero con la consapevolezza che siamo arrivati a una gara importante grazie alle nostre idee e al nostro calcio».

Prima volta per l'Italia Under 20 a una finale Mondiale, ovvero siamo già nella storia.
«Sì, è vero. Ma per entrarci definitivamente bisogna scrivere il nostro nome nell'albo d'oro».

Lei è uno specialista quando si tratta di ragazzi, però i cicli si esauriscono e ogni anno tocca ricominciare da capo.
«Iniziare ogni volta con un gruppo di ragazzi nuovi ha due aspetti: da una parte è certamente difficile, ma allo stesso tempo è anche molto stimolante».

Essere arrivati in finale al Mondiale Under 20 certifica il fatto che i ragazzi bravi in Italia ci sono. Perché giocano così poco nei club?
«I nostri ragazzi maturano un paio di anni dopo rispetto a quelli di altri Paesi perché faticano a giocare normalmente nei club, cosa che invece sarebbe fondamentale per il loro processo di di crescita. Giocare tra i professionisti è utile per migliorare e accumulare esperienza preziosa da mettere in campo. Quasi tutti i loro coetanei all'estero già sono in prima squadra. Credo sia venuto il momento di cambiare questo trend anche da noi».

Cosa serve?
«Un cambio dal punto di vista culturale e mentale. Perché i nostri giovani sono anche il nostro futuro».

Il ct della Nazionale Mancini è uno che crede molto nei giovani.
«Lo ha dimostrato anche con i fatti».

Vi siete sentiti per questa finale?
«Ci sentiamo spesso. È gratificante e bello il rapporto con lui. Facciamo tutti parte della stessa famiglia».

Che rapporto avete?
«Ci scambiamo tante informazioni durante l'anno. La sua idea è quella che abbiamo un po' tutti: i giovani bravi devono trovare più spazio e affermarsi con continuità».

Quale deve essere il mantra per il futuro del calcio italiano?
«Credere nei ragazzi. Sempre. E quello che abbiamo fatto qui in Argentina è la prova di quanto questo discorso sia valido. Sono venuti e hanno dimostrato che le qualità ci sono. Tra i nostri ragazzi ce ne sono tanti che giocano ancora in Primavera, ma hanno fatto benissimo un Mondiale contro giocatori che già sono tra i professionisti».

Lei che rapporto ha con la sua terra di origine?
«Torno sempre molto volentieri. A San Gennaro ho mia mamma e i miei fratelli che stasera faranno il tifo per noi».

La sua è una Nazionale con tanti talenti del Sud.
«È sempre stato un bel serbatoio. Il problema è che vanno a giocare nelle squadre del Nord da quando sono piccoli».

Da questo punto di vista lo scudetto Primavera del Lecce che segnale è?
«Sicuramente molto bello e per questo vanno fatti i complimenti alla società salentina, ma anche in quella squadra ci sono tanti stranieri».

Chiudiamo con un piccolo spoiler: come si batte l'Uruguay?
«Si guardano le loro qualità e le loro pecche cercando di fare qualcosa. Ma innanzitutto guardiamo a noi stessi».

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