Galeotta fu la pinta (peraltro costosissima: 14 euro), e chi la proibì. Ma almeno sono venuti giù i veli, e le ipocrisie della vigilia: in Qatar, che si sappia subito, si fa come dicono loro, punto. Che la Fifa non fosse padrona a casa sua, cioè ai Mondiali da lei organizzati, era una sensazione piuttosto palpabile, in questo avvicinamento al più strampalato evento calcistico che si sia mai allestito a memoria di sportivo. Ma ormai abbiamo la conferma che la Fifa conta ben poco grazie al grottesco caso della birra, deflagrato a due giorni dall'inizio di Qatar 2022. C'era in effetti qualcosa che non tornava, in tutta la faccenda: come farà, ci si chiedeva, lo sponsor Budweiser, che ha speso 75 milioni di euro per griffare il Mondiale, a irrorare i tifosi con la sua birra, se il Qatar è una nazione che proibisce il consumo di alcolici in pubblico? Fino all'altro giorno, erano arrivate assicurazioni di facciata: tranquilli, si potrà bere nelle fan-zone vicine agli stadi, non vi preoccupate, anche se sarà permesso fino a tre ore prima della partita, e da un'ora dopo la fine dell'evento. Col cavolo. Non era vero niente.
A due giorni dall'evento, pare proprio per decisione piovuta dall'altissimo (la famiglia reale del Qatar), ieri la Fifa ha annunciato che la birra non si potrà bere affatto nelle fan-zone nei dintorni degli stadi, e che insomma chi la vuole si dovrà arrangiare con quella analcolica, lei sì a disposizione di tutti, ci mancherebbe. E mentre si sentiva distintamente in sottofondo la gigantesca pernacchia che tutti i bevitori di birra del globo indirizzavano verso il Golfo («L'analcolica bevetela voi»), a quelli della Budweiser partiva la brocca per un meraviglioso istante e twittavano «Questo è imbarazzante», foriero di chissà quali altri seguiti, per poi invece cancellare la frase in ossequio alla ragion di Stato e di azienda, e sostituirla con un più acconcio: «Una decisione legata a circostanze fuori dal nostro controllo», che poi è la pura verità. Pacta sunt servanda, e il patto economico tra la Fifa e Budweiser parla di 75 milioni di euro di sponsorizzazione, ma non avevano fatto i conti (sbagliando di grosso) con la legge sacra islamica, la sharia, che tra le varie cose prevede il divieto di consumare alcolici in pubblico. Infatti a Doha e dintorni li puoi acquistare solo in luoghi appartati, come alla borsa nera, oppure nei grandi hotel, dove una pinta costa dai 14 euro in su.
E in effetti non si vede perché i qatarioti, che la sharia osservano, dovrebbero sospenderla perché arrivano a casa loro i Mondiali di calcio: sono pienamente in diritto di imporre agli stranieri le leggi del proprio paese, semmai l'errore è di chi si è consegnato a loro così, ma il discorso diventerebbe lungo, e dovremmo riandare ai controversi fatti del novembre 2010, quando tutto si compì: la Fifa stava per assegnare i Mondiali 2018 e 2022 a Inghilterra e Usa, poi ci fu un colpo di mano clamoroso, e vinsero invece Russia e Qatar.
Così come è opportuno sapere che in Qatar non si può riprendere un cittadino qatariota col telefonino o con la telecamera senza il suo permesso, né ci si può vestire, uomini o donne, con eccessiva esuberanza, insomma scoprendo troppe parti del corpo (vietatissimo il torso nudo, ad esempio), né ci si può tenere per mano tra persone dello stesso sesso, e figuriamoci baciarsi, oppure ostentare la propria omosessualità: in tutti questi casi si può rischiare la prigione. Ma sono tutte cose che si sapevano (come il caldo assurdo: le squadre si allenano boccheggiando, o con magliette refrigerate), e che ora la Fifa, con la sua decisione di portare il Mondiale in Qatar, dovrà fronteggiare. Molti sono in imbarazzo, molti furenti, i più coraggiosi vengono allo scoperto.
La Germania ha già preso posizione sulle battaglie per i diritti umani che in Qatar sono violati, e continuerà, anche con la fascia con scritto One Love, che promuove diversità e inclusione (invece la Francia, che ha strettissime relazioni commerciali col Qatar, non la indosserà), così il presidente federale Neuendorf ha detto: «Siamo pronti a pagare le multe che arriveranno. Le nostre non sono posizioni politiche ma un impegno a favore dei diritti umani. E sentirci dire dalla Fifa che durante i Mondiali non dovremmo pensare ai diritti umani ma solo allo sport mi ha davvero irritato». Ma siamo solo all'inizio: sarà il Mondiale più imbarazzante di sempre. Altro che birrette.