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Retegui, l'attaccante che mancava all'Italia di Mancini: «Felice per il gol, ora vinciamo»

Un gol e tanto lavoro sporco: «Orgoglioso di vestire questa maglia»

Mateo Retegui
Mateo Retegui
di Bruno Majorano
Articolo riservato agli abbonati
Venerdì 24 Marzo 2023, 07:00 - Ultimo agg. : 25 Marzo, 08:57
3 Minuti di Lettura

Il prefisso del cognome come piccolo marchio di garanzia. Retegui è il primo italo-argentino della storia della Nazionale a fare gol nello stadio intitolato a Diego Armando Maradona. Mica male. Lui che è diventato in fretta l'ultima spiaggia di una Italia spuntata come non mai. E il 23enne che in Argentina segna gol con puntualità si è presentato in Nazionale con il piglio di chi non ha paura. Un primo tempo quasi da spettatore: solo soletto, abbandonato da una Nazionale che ha faticato tremendamente a fare gioco e a superare la metà campo. Gli sono toccati 45 minuti da incubo, sconsolato e senza rifornimenti. Lui che viene dalla terra dei campioni del mondo in carica, di quelli che giocano sempre, che attaccano, che spingono, si è ritrovato al centro dell'attacco di una Nazionale che non riesce a macinare mai gioco. Insomma, un bel problema per il povero Retegui, arrivato dall'Argentina carico di speranze e catapultato di botto sul pianeta Italia dove la vita per gli attaccanti sembra essere paragonabile a quella su Marte, i palloni buoni sono come l'acqua: inesistenti. Poi quel gol, su un lampo di luce inventato da Pellegrini (unico acuto della sua partita) che ha rimesso in discussione tutto. 

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A discolpa del primo tempo da spettatore di Retegui ci sono delle attenuanti tutt'altro che generiche. Innanzitutto il contesto Italia, ovvero quello di una Nazionale che fatica tremendamente a trovare qualità in fase di palleggio, nonché nell'arrivare nella metà campo avversaria. Dici poco, perché per un attaccante non c'è cosa peggiore del morire di solitudine. Pochissimi palloni giocabili per Retegui che pure si sbraccia, si sbatte e prova a darsi da fare, ma i rifornimenti dalle sue parti scarseggiano. Di Lorenzo e Spinazzola non spingono e questo comporta la totale mancanza di cross spediti al centro dell'area di rigore. Un bel problema per Retegui, attaccante d'area di rigore, uno che può andare a fare sportellate ma solo se c'è un buono motivo per la causa. Pochi brividi, poche emozioni, ma soprattutto pochissime occasioni. La prima e unica del primo tempo, con l'Italia già costretta a rincorrere, quando un buon pallone capita sui piedi dell'attaccante azzurro, lui lo controlla, prova goffamente a saltare il diretto marcatore e poi finisce per ciabattare sulla coscia dell'avversario. Niente di fatto. Rischiava di intristirsi, perché no, anche di avvilirsi, ma Retegui ha avuto la pazienza di aspettare perché sapeva che prima o poi un'altra occasione sarebbe arrivata e così è stato.

 

Nella ripresa, praticamente al secondo pallone giocato di tutta la sua partita, ha fatto centro con un tiro rasoterra, potente ma anche preciso, sul quale il portiere inglese non poteva davvero fare nulla. E poi si è dato da fare anche nell'assalto finale, quello che ha visto lui e tutta la Nazionale dare tutto nel tentativo di rimettere in piedi una partita probabilmente segnata già nel primo tempo da una troppo scarsa qualità di gioco. «Triste per il risultato ma orgoglioso di vestire questa maglietta. Era quello che volevo. Ora bisogna continuare così e lavorare. I compagni mi hanno fatto inserire alla grande e mi sento molto bene con questo gruppo. Ho cercato il gol nel primo tempo e poi l'ho trovato nella ripresa, ma l'importante è vincere la prossima partita», ha spiegato l'attaccante dopo la gara. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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