Tokyo 2020, la cerimonia d'apertura:
«Omaggio atleti nello stadio vuoto»

Tokyo 2020, la cerimonia d'apertura: «Omaggio atleti nello stadio vuoto»
di Francesco De Luca
Venerdì 23 Luglio 2021, 07:03 - Ultimo agg. 18:49
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È un evento atteso quanto una medaglia d'oro, però a Tokyo la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi avrà un altro copione. Sarà uno spettacolo più breve e meno sfarzoso, con l'impiego di circa cento artisti. Lo show deve andare avanti nonostante la pandemia ma seguendo una differente traccia. «Abbiamo messo l'atleta e i suoi sforzi al centro di tutto», spiega Marco Balich, il manager italiano titolare di Balich Worldwide Show, organizzatore della cerimonia di Rio 2016 e Senior advisor di Tokyo 2020. 

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Lo slogan della cerimonia è Moving Forward: andare avanti.
«È il senso di questa Olimpiade, la cui organizzazione è stata sicuramente complessa. Si deve andare avanti e mi auguro che, quando comincerà il tempo delle gare e dell'assegnazione delle medaglie, possano terminare le polemiche».

Uno show mentre il Giappone protesta per le Olimpiadi temendo un'esplosione di contagi: non è un controsenso?
«Sono qui da un po' di giorni e posso dire che questo muro giapponese non è un'avversione all'evento ma un sentimento di paura, perché questo popolo ama profondamente lo sport. Si possono immaginare le difficoltà incontrate dal team creativo per l'organizzazione della cerimonia: tu pensi a qualcosa che esalti lo spirito dei Giochi mentre il tuo vicino di casa ritiene che non si debbano fare. Procediamo su una lama di rasoio. In questa vicenda c'è anche un aspetto politico. Olimpiadi uguale contagio? È l'opposizione che ha cavalcato questa teoria. Ma si è deciso di andare avanti con i Giochi e bisogna adattarsi alla realtà».

Da cosa parte lo show organizzato nel National Stadium?
«Dall'uomo, cioè dall'atleta. Può sembrare un paradosso in uno stadio vuoto per la cerimonia inaugurale e per la gara regina, quella dei 100 metri, ma in realtà l'impegno di questi ragazzi di tutto il mondo è una finestra di speranza. Non si immagini lo sportivo esclusivamente come il super professionista, ma si pensi a quanti fanno un doppio lavoro per allenarsi, gareggiare e conquistare la qualificazione ai Giochi, dal lanciatore del martello dell'Uganda al nuotatore della Groenlandia. La cerimonia sarà focalizzata su questo impegno, che è un gesto di amore e di speranza».

Quale sarà il tributo all'atleta?
«In alcuni video vi saranno le testimonianze della preparazione in questi mesi, la fatica e la speranza di chi è riuscito ad arrivare a Tokyo.

Non vedrete grandi coreografie per i limiti imposti dalla pandemia perché qui si evita anche un abbraccio per la paura dei contagi. Vorremmo far passare il messaggio positivo di chi ha lottato per realizzare il sogno».

Uno stadio vuoto può diffondere questo tipo di messaggio?
«Certo. Significa che non abbiamo fatto finta di niente ed è stato organizzato tutto in piena onestà e in assoluta trasparenza. Il messaggio è un invito alla riflessione, in un certo senso segue il ritmo della cultura giapponese ed è lontano dagli abituali contenuti spettacolari di una cerimonia inaugurale».

Questa è la tredicesima che lei organizza: la più particolare, la più sofferta?
«Direi la più eccezionale, anche per il mio incarico, perché dopo l'esplosione del virus un anno fa la diretta responsabilità è affidata a un team giapponese. Ho messo a disposizione le esperienze di questi anni, incoraggiando chi ha portato avanti il progetto».

Hanno suscitato perplessità le parole di Muto, il capo del comitato organizzatore, sulla possibilità di una sospensione dei Giochi in caso di aumento di contagi: è anche una sua preoccupazione nel giorno in cui si inaugurano le Olimpiadi?
«Si arriverà all'8 agosto, si gareggerà fino alla fine. E mi auguro che le Paralimpiadi, che si apriranno il 24 agosto, si possano disputare alla presenza del pubblico. Sarebbe un bel segnale di normalizzazione».

Tra gli ultimi eventi organizzati c'è stata la cerimonia inaugurale delle Universiadi a Napoli il 3 luglio di due anni fa.
«E subito dopo abbiamo lavorato sull'apertura dei Giochi Panamericani, poi esplose la pandemia. A Napoli non c'erano molti soldi a disposizione, però riuscimmo ad allestire un grande show al San Paolo, adesso Stadio Maradona. Vi fu un richiamo al calcio con Insigne, il capitano del Napoli, che colpendo il pallone accese il braciere e l'omaggio della delegazione argentina a Diego. E poi l'emozione della presenza del Presidente Mattarella, dell'Inno di Mameli cantato da Bebe Vio e Malika Ayane e del calore dei napoletani in un impianto che venne ammirato in tutto il mondo dopo la sua ristrutturazione».

Alla inaugurazione delle Olimpiadi vi sarà l'imperatore Naruhito: cosa rappresenta la sua presenza?
«Il significato che il Giappone ha voluto dare a questo evento. Il Paese ha dato una prova di resilienza, oltre che di accoglienza di tante nazioni».

La bandiera del Comitato olimpico sarà tra le mani di Paola Egonu, pallavolista italiana di origini nigeriane.
«È un prestigioso riconoscimento per lo sport italiano, ne siamo orgogliosi». 

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