Benevento, parla patron Vigorito:
​«Con SuperPippo stiamo volando»

Benevento, parla patron Vigorito: «Con SuperPippo stiamo volando»
di Bruno Majorano
Giovedì 10 Ottobre 2019, 10:41
3 Minuti di Lettura
Il suo Benevento guarda tutti dall'alto in basso della classifica di serie B, imbattuto e felice, proprio come lui. Oreste Vigorito non nasconde un pizzico di scaramanzia e un po' gioca a nascondino «Ho imparato a fare un po' di pianto preventivo come gli altri presidenti», ma allo stesso tempo non può celare la soddisfazione (grande) per il lavoro che sta facendo la sua squadra grazie all'arrivo di Pippo Inzaghi in panchina.

Tutto merito dell'allenatore?
«I meriti vanno sempre divisi tra società, giocatori e allenatore, ma va detto che Inzaghi sta facendo un grande lavoro».

Cosa le piace di più di SuperPippo?
«Mi aveva convinto fin da subito la sua voglia di allenare con la stessa ferocia che aveva in campo quando beffava gli avversari sul filo del fuorigioco. Dopo 3 mesi che lavoriamo insieme posso dire che è veramente così: le sue parole non sono state le solite che ti senti dire per accaparrarti il posto. Lui vuole vincere: in tutto».

 

Ovvero?
«Anche quando gioca con Foggia a calcio-tennis o con me a tressette in ritiro. E grazie alla sua voglia ha riportato nel Benevento quella determinazione che mancava».
Ma non solo
«Ha portato valori antichi uniti a una grande tecnologia. Ha portato il rispetto per gli orari, per il cibo, per l'allenamento, per la passeggiata dopo cena in ritiro durante la quale si parla un po' e si stempera la pressione. Sembrano banalità, ma sono cose che non sentivo da tanto tempo ma che non rappresentano solo un aspetto nostalgico di un calcio di una volta. Inzaghi è un grande professionista come gli uomini del suo staff. Hanno preso dal passato le cose che rendevano il calcio umano. Nel nostro ritiro è finito l'isolamento per giocare a Play Station: ora i ragazzi stanno insieme».
E questo cosa vuol dire?
«Che ora abbiamo un gruppo vero che sa quello che vuole. Non potremo essere sempre imbattuti, ma penso che non perderemo mai senza dignità. Quando saremo sconfitti usciremo con l'orgoglio di chi sa di aver fatto davvero tutto. E da questo punto vista vanno dati grandi meriti anche al nostro direttore sportivo Foggia che a una formazione già forte ha saputo aggiungere due o tre elementi di livello. Al resto ci sta pensando Inzaghi che ha portato la sua grande cattiveria agonistica».
Ma lei se lo aspettava un Benevento al comando da solo?
«Sono oramai 30 anni che cerchiamo di mettere insieme squadre competitive, ma le certezze te le danno solo le prime partite. Durante il ritiro avevo già la sensazione che avevamo messo su una squadra di grande orgoglio e lo stiamo riscontrando. Ma siamo appena all'inizio di un cammino ancora lungo».
Anche l'affetto del pubblico cresce settimana dopo settimana.
«Sono 13 anni che il Benevento si è abituato a stare lassù. Alla mia prima partita c'erano 300 spettatori, ora la media è intorno ai 10mila. In questo momento c'è una bella coesione con la piazza e se tutto questo non diventa soffocante, la spinta del pubblico può diventare un elemento in più. Mi sta facendo molto piacere anche la partecipazione della provincia che per tanti anni è stata separata dalla città. Stanno nascendo molti club nei paesi intorno a Benevento e noi cerchiamo di favorirli con tante iniziative».
Questo Benevento dove può arrivare?
«Ho imparato a piangere un po' come i miei colleghi presidenti, quindi non mi sbilancio. Ma dico che questo è un campionato molto livellato verso l'alto. Lo vincerà chi farà più punti o meno passi falsi con le squadre di media bassa classifica. Negli scontri diretti ci sarà grande equilibrio. Per noi, ad esempio, peserà tantissimo il punto conquistato sul campo del Pordenone neopromosso. Il mio successo, però, è quello societario: non abbiamo un solo calciatore in prestito. Nella rosa ci sono 3 ragazzi che vengono dal nostro vivaio e abbiamo 17-18 calciatori dai in prestito tra lega pro e serie B».
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