De Laurentiis produttore del Napoli:
«Una serie tv dedicata a Maradona»

De Laurentiis produttore del Napoli: «Una serie tv dedicata a Maradona»
di Francesco De Luca
Mercoledì 16 Giugno 2021, 08:00 - Ultimo agg. 19:30
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Una serie tv dedicata a Maradona e al Napoli. Una storia che Aurelio De Laurentiis, il presidente che ha scritto le pagine degli ultimi diciassette anni, vuole raccontare fin dall'inizio, dal 1924, dunque prima della fondazione dell'Ac Napoli avvenuta il primo agosto 1926. «Ci saranno 150 intervistati e la storia del Napoli, con le partite e ciò che ci è stato dietro, in 10 puntate», il produttore cinematografico ha confermato il progetto - anticipato a fine novembre dopo la morte di Maradona - al Passepartout Festival di Asti, presieduto da Roberta Bellesini. Tre stagioni, l'ultima dedicata al ciclo De Laurentiis. E con ampio spazio a Diego, certo. «Maradona è stato unico e irripetibile. La fortuna e la sfortuna è che lo hanno avuto i napoletani. I napoletani non hanno capito che con un calcio malato e viziato dalle istituzioni non si può sempre vincere lo scudetto. Maradona gli ha portato due scudetti perché era un angelo del paradiso e della morte messo insieme». 

Un pensiero per Diego, per quei tempi felici che non si sono più visti a Napoli. E il calcio di oggi, la Superlega? De Laurentiis favorevole ai cambiamenti, ma contrario a una gestione nelle mani di pochi club, cioè tre. «Ho sempre detto ad Agnelli che stava sbagliando con la Superlega perché loro volevano diventare gli attori principali del sistema, ma invece democraticamente bisogna lasciare la porta aperta a tutti. La Superlega è figlia del fatto che le organizzazioni del calcio, le istituzioni, pensano di fare loro gli istituzionalisti con i soldi nostri, con i nostri investimenti. Che interesse ha un Real Madrid, una Juve, un Napoli a fare la Champions indebitandosi per poter fatturare 70-100 milioni in più quando se ne sono spesi 200-300? Non quadra. Agnelli, Perez e gli altri hanno sbagliato ma non a dichiarare che il calcio è diventato fallimentare per colpa delle istituzioni». Dello strappo di Juve, Barça e Real non è rimasta alcuna traccia: l'Uefa ha comunicato ieri al club bianconero che è iscritto alla Champions 2021-2022, altro che i duri provvedimenti annunciati dal presidente Ceferin dopo la scissione di fine aprile.

Il finale della vicenda a tarallucci e vino è diventato certezza. 

Gli azzurri agli Europei sono un onore e anche un motivo di preoccupazione. «Ne ho 18 impegnati: e se qualcuno si rompe e non torna per sei mesi, chi mi ripiana quei 50 o 100 milioni?». Tra gli azzurri c'è Insigne, il capitano, in attesa di essere convocato da De Laurentiis per discutere il prolungamento del contratto. Il presidente non ne ha parlato direttamente ma il riferimento a Lorenzo è apparso chiaro: «Se continueranno così, mi chiederanno l'aumento. Speriamo che pesino un po' di meno sull'economia della Nazionale». 

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De Laurentiis ha parlato di tutto, dal Napoli a Napoli, «una città che ai tempi dei Borbone aveva una ricchezza gigantesca mentre ora al Sud manca tutto». Ha confermato il feeling con il governatore De Luca e ribadito che qui servirebbe, più che un nuovo sindaco, un manager forte, «magari tedesco», perché «manca una classe dirigente che abbia coraggio» ma bisogna convincere «lo Stato a prendere misure importanti sul piano delle infrastrutture perché il coraggio viene se hai miliardi da investire». De Laurentiis ha rivelato: «Io ho la scorta quando vado alla partita, ma quando sono a Napoli da solo rifiuto di averla, perché mi sento un uomo libero anche se qualcuno mi scrive ti uccidiamo, sei una m... perché magari l'ho fatto arrestare. Loro sanno che con me il compromesso non esisterà mai. Se muoio domani, non ho problemi di coscienza da portarmi dietro». Nei primi anni della sua presidenza De Laurentiis si ribellò ai ricatti di frange estremiste che avrebbero voluto gestire il business dei biglietti e ricevere favori dal club: disse no e denunciò le pressioni ai magistrati. 

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