Lo chiamano Robocop. 1980 minuti senza la grazia di un sospiro. Più altri 540 minuti con la maglia dell'Italia. Impressionante. Uno che gioca da duro senza far male a nessuno, neanche con le parole. Si chiama Giovanni Di Lorenzo e contro il Leicester si è divertito persino a giocare da mediano, dopo aver fatto qualsiasi cosa. «Mi ha promesso persino trenta minuti in porta prima della fine del campionato», ride di gusto Mario Giuffredi che è il suo manager dai tempi dell'Empoli. Difficile che Giuffredi sbagli una scommessa. Lo aveva iniziato a seguire dai tempi della Reggina, prima della sua esplosione. Domani ritrova uno dei suoi maestri, quell'Aurelio Andreazzoli che più di tutti ha puntato su di lui ai tempi dell'Empoli. Una gara speciale per questo instancabile che ha già giocato 28 partite complete: 16 in campionato, 6 in Europa League e altre 6 con l'Italia. In pratica, dal 5 settembre, dove c'è una partita c'è lui. Tre mesi senza mai fare da spettatore.
Gioca, rigioca, parte, riparte, torna, si allena, gioca ancora. A mezza strada tra uno stakanovista e un alieno, è il più presente in questo calcio tritatutto: quasi duemila e cinquecento minuti ufficiali tra Napoli e Nazionale. Nei top 5 campionati europei solo in due hanno la stessa percentuale di presenze (portieri a parte): ovvero il difensore del Lille Fonte e quello dell'Union Berlino Knoche. Che però, rispetto al terzino toscano non hanno gli impegni delle nazionali. Insomma, nessuno lo sorpassa. Nella sua frenetica esistenza, non conosce allenatore che mettano in discussione il fatto che debba giocare sempre. Senza tirare il fiato. Anche Gattuso ha rinunciato a lui da titolare col contagocce: per scelta solo due volte e peraltro contro la Real Sociedad in Europa League e con lo Spezia in Coppa Italia. Per il resto, le sue due assenze in serie A lo scorso anno sono state dettate solo dal fatto che era squalificato. «È uno che è attaccatissimo alla maglia del Napoli: sabato mattina mi ha chiamato per dirmi che non era stato bene con lo stomaco durante la notte. Io ero sicuro che avrebbe saltato la gara con l'Atalanta ma lui neppure per un istante ha alzato bandiera bianca. È un tesoro di ragazzo, ma in campo ha una determinazione che fa paura», racconta ancora il suo manager Giuffredi. Il 2022 è un anno importante per lui: lo scudetto, certo, ma anche la palpitazione per la qualificazione al Mondiale in Qatar. Ma a Castelnuovo di Garfagnana, a giugno, lo aspettano anche per un altro evento: il suo matrimonio con Clarissa.