Il Napoli misura il vuoto dell'assenza di Lorenzo Insigne e capisce che le uniche speranze di gioco passano attraverso i suoi piedi. Quando non c'è si crea una voragine che ingoia tutti: da Mario Rui che ha già il carico di errori e passaggi ai calciatori avversari a Zielinski collezionista di tunnel agli avversari e non di gol come ci si aspetta fino a Lozano. Il Napoli di Rino Gattuso un anno dopo la cura di grinta ed emotività è inchiodato a Insigne, senza è una scatola vuota. Un continuo esperimento che porta a poco o niente. Zero fantasia, zero carattere, zero estetica e tanti singhiozzi di gioco. Tanto che a veder giocare il Napoli contro la Lazio di Simone Inzaghi viene da rimpiangere anche le parolacce di Insigne. Tocca ricominciare da lui, fargli fare un corso da mimo e tenerlo sempre in campo. E poi aggiustare il resto, sopportando anche i suoi cali, i suoi fantasmi, le sue ossessioni, come fa Roberto Mancini. Per una volta che la Nazionale ha qualcosa da insegnare, che prende un calciatore frainteso a Napoli e ne fa un fantasista che zidaneggia in maglia azzurra, vale la pena di seguire il metodo del ct. Poi, certo, un discorso tocca farlo anche agli altri, nella speranza di raddrizzare un campionato che ci sta consegnando di nuovo una squadra involuta e senza immaginazione, prima che si ritorni in bilico con ammutinamenti e scontri.
È una mossa elementare, ma è anche una delle poche che funziona.