Napoli-Milan, sfida per lo scudetto:
due mondi diversi in cinque punti

Napoli-Milan, sfida per lo scudetto: due mondi diversi in cinque punti
di Bruno Majorano
Martedì 26 Ottobre 2021, 11:00 - Ultimo agg. 19:39
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Ancora loro. Napoli e Milan adesso sono lì, appaiate al primo posto della classifica di serie A come non accadeva dal 1991. Se da una parte è innegabile che vedere azzurri e rossoneri a braccetto faccia ripesare alle epocali sfide di fine anni 80 e inizio anni 90, è altrettanto vero che quelle di oggi sono due squadre totalmente diverse. Al netto dei nomi (non ci sono più i Maradona, i Van Basten, i Gulli e Careca), sono le filosofie ad essere totalmente stravolte. Spalletti ha portato a Napoli quella mentalità vincente che era mancata lo scorso anno per acciuffare la Champions per i capelli, mentre Pioli si è trasformato da normalizzatore a vincente. Due metamorfosi che non passano solo dagli allenatori, ma anche dai giocatori. Ibrahimovic - artefice della grande rinascita rossonera - è quasi una mascotte, con Tonali che si è preso di diritto lo scettro di leader della squadra. Dall'altra parte c'è Osimhen che a suon di gol e prestazioni da trascinatore è diventato l'uomo copertina degli azzurri. Napoli e Milan non pensano solo a difendersi, ma a giocare la partita a viso aperto: forti di un tasso tecnico elevato e di una continua ricerca del possesso. Hanno rimesso la chiesa (cioè il gioco) al centro del villaggio, e si godono il primato meritato. 

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I tecnici 

Spalletti e Pioli, solidità e intuizioni  

Gli allenatori sono la chiave, perché sia Spalletti che Pioli hanno preso progetti che sembravano destinato ad altro (e ad altri) e li hanno resi propri. Con un marchio a fuoco che nessuno mai potrà provare a cancellare. Luciano è arrivato a Castel Volturno dopo il disastro di Napoli-Verona del 23 maggio scorso, con una squadra demotivata e un capitano alle prese con il contratto in scadenza. Non si è guardato alle spalle ma ha puntato subito al futuro. Idee chiare, voglia di vincere e una mentalità forte per dominare ogni partita dall'inizio alla fine. Ha blindato la difesa, ha promosso il giovane Rrahmani titolare al posto del veterano Manolas, ha dato fiducia senza tempo a Osimhen e ha confermato Insigne da capitano e uomo squadra. 
Dall'altra parte Pioli ha vissuto con la scimmia di Rangnik sulla spalla, se l'è levata di dosso con una calma olimpica e alla fine ha saputo tirare fuori il meglio da quello che aveva a disposizione. Ha valorizzato i giovani, ha saputo fare a meno di Ibra e ha avuto la pazienza di aspettare la crescita esponenziale del talento di Tonali. Il suo Milan gioca un calcio a volte un po' frettoloso, ma al momento giusto sa ritrovare coraggio, e anima: quelle due cose che fino a due anni fa sembravano magicamente svanite da Milanello. 

I simboli 

La freschezza di Osimhen e Tonali  

Ogni squadra ha un simbolo. Da che mondo è mondo. Ed è bello sapere che i due frontman di Napoli e Milan in realtà sono due frontboy. Victor Osimhen farà a fine dicembre 23 anni, mentre Sandro Tonali ne ha appena 21. Sono le facce pulite e affamate delle due capoliste della serie A. Giocatori diversi, con caratteristiche diverse, con passati diversi ma con una cosa in comune: la voglia matta di lasciare il segno in questo campionato. Erano arrivati entrambi un anno fa con l'etichetta dei predestinati, ma per ragioni diversi il loro primo campionato era stato più bassi che alti. Ora, però, le cose sono cambiate diametralmente. 
Osimhen si è caricato sulle spalle il peso offensivo del Napoli, forte di una considerazione smisurata del suo allenatore. La squadra non gioca solo per lui, ma nonostante questo riesce ad essere il perfetto catalizzatore della manovra azzurra. Tra campionato e coppa ha già segnato 9 gol diventando il miglior marcatore del Napoli e non sembra intenzionato a fermarsi.

Tonali, invece, non segna ma fa segnare. Si è preso il cuore del centrocampo del Milan e dai suoi piedi nasce ogni azione. Alza la testa e in un secondo sa già dove indirizzare il pallone, sui piedi di un compagno che è scattato in profondità. La sua crescita di personalità è la vera svolta per il gioco rossonero. 

I punti deboli 

Le lacune del terzino e del vero nove 

Nessuna squadra è perfetta. Nemmeno se si tratta della prima della classe, imbattuta e apparentemente imbattibile. E infatti anche Napoli e Milan hanno i loro punti deboli. Gli azzurri devono fare i conti con una rosa molto profonda ma che pecca clamorosamente di ricambi nel ruolo di terzino sinistro. È vero c'è Mario Rui, che fin qui (al netto del rosso ingenuo contro lo Spartak in Europa League) ha dimostrato di essere una pedina fondamentale, ma dietro di lui praticamente c'è il deserto dei Tartari. Ghoulam, che dovrebbe essere il suo alter ego, non è ancora nella condizione migliore, e Spalletti ha dovuto adattare Di Lorenzo a sinistra per far rifiatare Mario Rui nei momenti di difficoltà.
Discorso diverso per il Milan che in realtà di attaccanti ne avrebbe, ma sia Giroud che Ibrahimovic non sembrano poter garantire quella mole di gol utile per arrivare con tranquillità alla fine della stagione. Lo svedese ha già girato la boa dei 40 anni, mentre il francese va per i 36: 76 anni in due non sono certo una garanzia dal punto di vista della tenuta atletica per una squadra che è impegnata su tre fronti . Rebic e Leao non sono dei bomber capaci di rimpiazzare i due veterani, e il rischio è possano non bastare per tirare la carretta da qui alla fine. 

L'ambiente 

La passione chiave per i successi 

Il dodicesimo uomo finalmente c'è. E si sente pure. Dopo un anno e mezzo di chiusure per il Covid abbiamo ritrovato i tifosi allo stadio, ma soprattutto li stanno ritrovando i giocatori in campo. A fare il resto, poi, ci stanno pensando i risultati. Il Maradona e il Meazza, infatti, sono di nuovo quegli stadi dove il pubblico può fare davvero la differenza. Nel caso di Napoli, poi, i tifosi fanno sentire la loro vicinanza alla squadra anche quando si gioca in trasferta. Da questo punto di vista è stata emblematica l'accoglienza che sabato pomeriggio i tifosi azzurri hanno riservato ai giocatori prima della partenza della squadra alla volta di Roma. L'abbraccio del popolo napoletano è e sarà fondamentale per la corsa scudetto così come lo sarà quello dei tifosi rossoneri per il Milan. San Siro, che lo scorso anno era tornato a riaccendersi, ma per le gesta dell'Inter, è nuovamente diventato il fortino della squadra di Pioli: una spinta costante che si fa sentire anche quotidianamente dalle parti di Milanello, dove gli ultras vanno spessissimo a incoraggiare la squadra alla vigilia delle partite più delicate. 

I rinnovi 

Il rebus di Insigne e Kessie

Tutte le rose hanno le spine, e quelle di Napoli e Milan hanno un nome. Lorenzo Insigne da una parte e Frank Kessie dall'altra: i due leader in campo che rischiano di finire nel frullatore con l'inizio del 2022. Entrambi, infatti, hanno i rispettivi contratti in scadenza a giugno del prossimo anno e questo vuol dire che da gennaio potrebbero già accordarsi (gratis) con una nuova squadra. 
Questo perché al momento - al netto di piccole e sparute schiarite - nessuno dei due è riuscito a trovare un accordo definitivo con il rispettivo club di appartenenza. Un bel pasticcio un po' per tutti, anche se al momento il rendimento dei due giocatori è stato sempre molto positivo. I due sono anche i rispettivi rigoristi delle due squadre e il capitano del Napoli è reduce dal terzo errore consecutivo (contro il Torino in campionato). Nella lotta per lo scudetto anche la serenità mentale di due giocatori chiave come Insigne e Kessie potrebbe essere determinante, perché non solo segnano, ma sono fondamentali per gli equilibri delle rispettive squadre. Giocano in posizioni diverse (Insigne attaccante, Kessie mediano) ma attorno a loro gira gran parte del sistema calcistico di Napoli e Milan.

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