Napoli-Parma, è la notte di Elmas:
il gol folle e un calcio agli schemi

Napoli-Parma, è la notte di Elmas: il gol folle e un calcio agli schemi
di Marco Ciriello
Lunedì 1 Febbraio 2021, 08:00
3 Minuti di Lettura

Quando il dramma agonistico di una partita chiusa stava per diventare certezza, Eljif Elmas si è inventato una profezia messianica che dice tutto quello che potrebbe essere, un gesto solitario e antico: l'andare dribblando, fintare e liberarsi, entrare in area senza pensare di adottare uno schema o di mettersi a «dialogare» con gli altri. Zero aperture. Zero appoggi. Via, verso la porta, da solo, come un rider per le strade. Non lo sa, ma ha aperto uno spiraglio nella monotonia, ha ridato fiducia ai bambini educati nelle scuole calcio, dicendo loro: potete anche andare in slalom, provare a realizzare un sogno, quello del gol senza la collaborazione di nessuno. Quando la partita è chiusa, e i vostri avversari non ci pensano a giocare, in quel caso potete far ricorso al vecchio desiderio della strada: prendere il pallone e portarlo nella porta avversaria.

Richiede un giocatore folle con un po' di tecnica e una discreta fortuna sugli eventuali rimpalli, che prenda il pallone a ridosso del centrocampo, veda lo spazio aprirsi, immagini il corridoio che non esiste, come fanno tutti quelli che si stanno annoiando, e poi parta col pallone al piede, si muova oscillante, cominci a fintare prima che debba farlo veramente, piccoli movimenti per abituarsi all'idea, e intanto arrivi sotto lo sguardo della difesa del Parma nella loro area, liberandosi dei quattro avversari che ha intorno: Gagliolo, Grassi, Kurtic e Osorio. Finta, e scarto a destra, controllo, rientro, ingresso in area, difesa del pallone da giocatore di basket, apertura dello spazio, mezza finta, e sinistro nella porta di Sepe. Un gran gol, un po' sporco nel mezzo, ma da ricordare perché c'è l'egoismo e la caparbietà.

 

Qualcosa di simile a un evento provvidenziale perché la partita era un pantano.

Ha risolto senza la baruffa d'aria, con una invenzione che è la conquista di una vetta. Si è fatto carico di una azione che squarciava difesa e noia. Elmas non è nuovo al triplo dribbling con la ricerca degli avversari, prova a dribblare da posizioni impossibili e spesso ci riesce, perché ha una irritante classe che lo porta alla maniacalità, ma almeno accarezza spessissimo il pallone con la sua, che è una promessa di spettacolo con tutti i rischi neymariani del genere.

Ma tra la noia e il rischio, tra il passaggio d'attesa o lo scarico meglio il dribbling alla cieca, l'azione di sfondamento da calcetto, la ricerca di uno spiraglio che non sembra esistere e che quelli come Elmas sono capaci di inventare. Se aggiusta anche la mira, può riuscirgli spesso, perché, ormai, è non solo una azione ma un pensiero in disuso, nel calcio pettinato d'oggi. Quindi Elmas diventa ufficialmente un glorioso circense della serpentina, che lascia immaginare altre imprese e promette l'improvviso calcistico che esce dal codificato perché possiede il tocco in più, quello dell'invenzione. Mentre tutti cercano la complessità ci si scopre a guardare ammirati un giovane macedone che ondeggia e attraversa le linee fino ad aprirsi la porta avversaria, la semplicità distillata: bastava dribblare, certo, con la complicità bambina dei giocatori del Parma che un po' sono sorpresi dall'intraprendenza, un po' bloccati da tutte le ammonizioni verbali dei mister che scongiurano quelle scritte arbitrali, e un po' portati a immaginare che prima o poi ceda il pallone al compagno. Invece, Elmas, sta incarnando una delle regole principali del pallone in area di rigore: l'egoismo. Oggi, tutti vogliono essere generosi, distribuire palloni per essere ringraziati, Elmas no, vuole ancora segnare e prima superare tutti quelli che vogliono impedirglielo.

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