Napoli-Verona, le pagelle del Mattino:
Koulibaly domina nelle due aree
Allan fa sempre più l’ingegnere

Napoli-Verona, le pagelle del Mattino: Koulibaly domina nelle due aree Allan fa sempre più l’ingegnere
di Pino Taormina
Domenica 7 Gennaio 2018, 10:40 - Ultimo agg. 10:41
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Meno male, niente carbone. Il Verona poteva essere un tranello, è stato invece un granello macinato dalle possenti mole degli azzurri. Chi affronta il Napoli come ha fatto Pecchia, ovvero tirando a difendersi, non ha scampo, perché questa squadra attacca con il martello pneumatico in mano, sgretolando qualsiasi tipo di bunker. Il gol doveva arrivare, prima o poi. 

Reina 6. Novanta minuti a star lì a pensare ai fatti suoi, magari alla vacanza da fare in questa settimana di sosta. Poi all’82’ il contropiede di Pazzini che si presenta da solo al suo cospetto: Pepe resta immobile, è una delle situazioni che lui predilige perché allarga braccia e gambe e lo costringe a sparargli addosso. Perfetto nella lettura del tiro del Pazzo. 

Hysaj 6.5. Molto attento e umile il lavoro nella sua zona, dove Verde fa rare e inconcludenti apparizioni, e altrettanto innocui sono i cross che vengono concessi. Nella ripresa nessun pericolo e nessuna disattenzione. Non impeccabile quando tocca a lui far ripartire il gioco, però non si tira mai indietro. Sembra condannato a soffrire la velocità altrui, invece regge lo sprint in ogni occasione. 

Albiol 6. ​Frena senza grandi affanni le timide iniziative del Verona, poi è puntuale nel far ripartire l’azione, anche con lanci lunghi. Kean, unica punta, non combina nulla al cospetto dei centrali azzurri e patemi non ne crea. Nel primo tempo sembra Charlot alla catena di montaggio: fa un rinvio dopo l’ altro. Un’unica disattenzione quando Pazzini gli sfugge alle spalle sul 2-0 e poi calcia su Reina. 

Koulibaly 8. ​Se segna pure, allora è davvero destinato a diventare il più forte difensore d’Europa. Intanto in Italia nessuno fa gol quanto lui. Si libera con malizia e ed esperienza di Caracciolo nell’occasione che sblocca la gara. In difesa ha inserito il pilota automatico: prosegue il volo pulito ed elegante del ragazzo che fa i mestieri d’area in frac. Trasmette serenità, ha autorevolezza e brillantezza atletica. 

Mario Rui 6.5. Mette nella partita uno spirito di battaglia forse provinciale ma efficace. Ogni volta va meglio della gara prima. E in questo caso la crescita è tra un tempo e l’altro: perché nei primi 45 minuti è puntuale nelle chiusure anche se non si mette assai in mostra. Poi inizia a macinare corse e rincorse senza fine, aumentando anche il ritmo della sua corsa e la sua incisività. Puntuale nella sua proposta.

Allan 6,5. Buchel ha il compito di annullarsi per annullarlo ma l’italo-brasiliano di questi ultimi tempi non lo si ferma facilmente. Sempre molto basso per arpionare i palloni, ha ormai un particolare senso della posizione. Consuma le scarpe un’altra volta, calciando mille palloni. Tutto passa da lui anche se è meno lucido di altre volte. È nato geometra e ma da un po’ di tempo ha iniziato a fare l’ingegnere. 

Jorginho 6. Fares a volte se ne va quasi a spasso piuttosto che stargli addosso. Meno arrembante ma playmaker a getto continuo ispira il movimento della squadra con passaggi corti e lunghi, sempre precisi, anche non sempre sfruttati al meglio. Non delude neppure nel ruolo di distruttore di gioco grazie a un buono stato di forma. Nel finale va anche al tiro dalla distanza: una rarità.

Hamsik 6. ​Il suo palleggio è sempre risorsa essenziale per il Napoli, specialmente nelle fasi iniziali quando l’Hellas è più aggressivo e quando il bunker degli ospiti è massiccio. È molto attivo anche in copertura. Non sempre sceglie le soluzioni più rapide per far ripartire l’ azione. Tra i suoi piedi sgorgano un’ infinità di azioni. Non sempre illuminato e illuminante.

Callejon 6.5. A tratti appare di un altro pianeta rispetto agli imbarazzati difensori veneti: nel duello con Caceres non c’è storia, anche perché il terzino dell’Hellas appare svogliato. Si muove con grande freschezza atletica sulla fascia destra, senza neanche bisogno di rientrare troppo a centrocampo. Davanti a sé ha un difensore fantasma, per lui è puro divertimento padroneggiare certe situazioni.

Mertens 6. Heurtaux è un osso davvero duro e il belga paga dazio. Sfortunato quando Nicolas esce a vuoto e calcia sul palo (16’). Appena la difesa gli concede un centimetro di pelle scoperta, colpisce ma non affonda. Al bomber di razza deve bastare e invece a lui capita un po’ troppo spesso di sbagliare. Partecipa molto di più delle ultime volte all’azione offensiva. L’impegno non manca.

Insigne 7. Alterna lampi a tuoni nel primo tempo quando va sempre alla ricerca della giocata ad effetto, e non è sempre un bene. Prende un palo su un contropiede da favola e in precedenza si divora un gol da pochi passi: quando si accende, è come se si stendesse un tappeto rosso. L’assist per Callejon è straordinario. Diventa imprendibile quando accelera e il povero Ferrari non riesce mai a tenerlo.

Zielinski 6. Si piazza prima a centrocampo al posto del capitano azzurro, poi si sposta nel tridente, largo sulla sinistra. È il più duttile giocatore della rosa di Sarri, uno dei pochi che può cambiare ruolo in questo Napoli. Entra e sfiora il gol con un gran destro dalla distanza, parato da Nicolas. Meno di venti minuti per dimostrare che la prova con l’Atalanta è alle spalle. 

Maksimovic sv. Non metteva piede in campionato dal 23 settembre, a Ferrara con la Spal. Più di tre mesi in panchina e poi questa manciata di minuti per dare tregua ad Albiol che appariva sfiancato e quindi in pericolo di farsi male. Davvero troppo poco (anche perché il Verona non mette in scena assalti finali particolari) per comprendere le sue condizioni fisiche e psicologiche.

Rog sv. Manca in alcune situazioni di gioco, dove, nel clichè del fantasista, eccede di egocentrismo quando potrebbe passare ai compagni, spesso liberi grazie all’insipienza del Verona. Utile il contributo in difesa con alcuni recuperi e raddoppi a centrocampo. La gara era praticamente già al capolinea quando ha fatto il suo ingresso in campo. 

Sarri 6.5. Il pupillo di Benitez mette in scena un catenaccione senza un minimo sindacale né di idee né di gioco. Sarri schiaccia gli avversari negli ultimi trenta metri fin dal primo minuto, senza mai concedere lo straccio di una ripartenza: organizza un gioco paziente e crudele, tecnicamente impeccabile, provando a non andare mai sotto il ritmo; Jorginho e Hamsik non sono al top, ma chiude con un 73 per cento di possesso palla e un solo tiro concesso agli avversari. Insomma, il Napoli fa il Napoli, anche se i tanti errori sotto porta danno a lungo l’impressione di una gara stregata. Ma si capisce che per aprire la cassaforte veronese non serve la fiamma ossidrica. 
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