Djokovic resta Re: respinto l'assalto della next gen

Djokovic resta Re: respinto l'assalto della next gen
di Piero Valesio
Lunedì 22 Febbraio 2021, 07:35
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Almeno abbiamo capito tutto. Vi stavate domandando come sia possibile che un giocatore appartenente alla razza umana vinca un titolo Slam dopo essersi infortunato al terzo turno e aver fatto trapelare più di una perplessità sul prosieguo del torneo? Ma non era vero nulla! Trattavasi solo di esigenze di copione! «Saprete tutta la verità nel documentario su di me cui stiamo lavorando e che uscirà fra qualche mese» ha detto Djokovic dopo aver vinto il nono titolo di Melbourne e suo 18° Slam annichilendo (7-5 6-2 6-2) quel malcapitato di Medvedev. Quale migliore occasione insomma di un palcoscenico così importante per promuovere una docufiction?
FICTION NELLA FICTION
Si tratta ovviamente di una considerazione provocatoria che è fiction nella fiction: a quanto si sa l’infortunio patito contro Fritz non era poi così letale e il suo staff sanitario è riuscito a trattare i muscoli addominali del serbo. Certo, in attesa di vedere “Inside Djokovic” o come diavolo battezzeranno il prodotto e di scoprire come ha fatto Nole a superare il dolore, accontentiamoci di meditare sulla morale emersa ieri dalla finale australiana: il tempo del cambio generazionale non e ancora arrivato. Medvedev, poverino, ha chiari limiti di tenuta nervosa e già lo si era capito: se riesce a far funzionare quella strana sequenza di movimenti che produce il suo tennis allora è mostruoso. Se non ci riesce si riduce ad un agnellino sacrificale. Crescerà ancora ma il momento in cui lui e compagnia aspirante scalzeranno dal trono i rappresentanti dell’epopea forse più longeva e appassionante che la storia dello sport contemporaneo ricordi è ancora di là da venire?
I FAB THREE
Al netto di guai causa Covid il prossimo Slam è Roland Garros: qualcuno può ragionevolmente sostenere che Nadal non parta favorito? Quello dopo ancora è Wimbledon: e giova ricordare a questo proposito che a Dubai fra una ventina di giorni rivedremo Federer, dopo oltre un anno di stop. Qualcuno può sostenere che Roger non tenterà di aggiudicarsi quello che potrebbe essere l’ultimo titolo ai Championships della sua carriera? E sempre qualcuno può sostenere che Djokovic non tenterà di raggiungere e superare il tetto dei 20 titoli Slam attualmente appannaggio di Federer&Nadal?
Giova ricordare che delle ultime 63 edizioni di tornei Slam i Fab 3 (Federer, Djokovic, Nadal) hanno vinto 52 volte. Gli altri titoli sono andati a quello che fino all’operazione all’anca era il quarto favoloso (Murray, tre titoli), allo svizzero dal rovescio più bello del mondo (Wawrinka, tre titoli) e uno a testa a tre diversi pretendenti ad un posto fisso nel club: Del Potro, Cilic e Thiem. Due di questi sono praticamente ex: uno, Dominik, è quello che oggi, con Tsitsipas, è forse più vicino all’empireo, ma chi può dire se reggerà al peso della responsabilità.
SENZASHOW
La domanda nuda e cruda piuttosto è un’altra: ma se un tale dominio (soprattutto se il capogruppo è Nole che non è propriamente uno che scalda i cuori) non accenna a concludersi sarà un bene o un male? Non è che poi i pretendenti perdono grinta e una finale come quella di ieri (forse la peggiore sul piano emotivo e spettacolare delle 63 citate prima) è destinata a ripetersi? Dio ce ne scampi.

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