Perseverance su Marte, la Nasa esulta: ecco la prima foto. Il drone Ingenuity pronto in volo

Marte Perseverance diretta dalle 21: picchiata a 20mila kmh, poi frenata con una “gru” (e 7 minuti di terrore)
Marte Perseverance diretta dalle 21: picchiata a 20mila kmh, poi frenata con una “gru” (e 7 minuti di terrore)
di Paolo Ricci Bitti
Venerdì 19 Febbraio 2021, 10:00 - Ultimo agg. 10:02
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Perseverance «è arrivato vivo su Marte» annuncia la  Nasa dopo la terrificante picchiata del rover verso il Pianeta Rosso. L'esultanza  alle 21.55 e 4 secondi di ieri fra lacrime, applausi e abbracci. Nella sala di controllo Jpl di Houston, durante i 7 minuti di terrore del tuffo sul filo dei 20mila km/h nella rarefatta atmosfera marziana, s’è visto anche un tecnico in ginocchio, mentre altri ripetevano sottovoce “yes, yes, yes”, forse ricordando i 2,7 miliardi di dollari investiti nella missione alla ricerca di tracce di vita, certo sapendo che solo 8 dei 21 tentativi precedenti erano riusciti. Immediati anche il complimenti del neopresidente americano Biden. 

Perseverance, dopo 207 giorni di viaggio e 475 milioni di chilometri tutti in curva, in realtà ha toccato le sabbie rossastre alle 21.43 e 38 secondi, ma poi sono serviti 11 minuti e 26 secondi perché il salvifico “bip” attraversasse i 56 milioni di chilometri che dividono Marte dalla Terra.

Anche per questo è così complicato approdare su Marte: i rover e i lander sono affidati a loro stessi o, meglio, agli uomini che li hanno progettati e programmati, ma poi quegli uomini non possono fare più nulla durante i 7 minuti di discesa durante i quali c’è il totale blackout delle comunicazioni.

Con molta modestia Perseverance, bestione da una tonnellata, come un suv, il più grande di sempre, non ha inviato un selfie come prima prova del suo sicuro arrivo. “Solo” una foto (in bianco e nero) del suolo sabbioso del cratere Jezero (lago, in bosniaco) con qualche ciottolo su cui si staglia la sua ombra.

Fra qualche giorno, una volta completata l’auto diagnosi, grazie a una parure di strumenti mai così avanzata, ci meraviglierà analizzando quel cratere, forse tre miliardi di anni fa il delta del fiume Neretva, nome ricalcato dal fiume balcanico che attraversa Mostar. 

E presto il re dei rover marziani schiererà la grande novità di questa prima parte della missione: novità che in realtà è piccola (un metro di diametro) per appena 2 chilogrammi di peso (e su Marte sono poco più 7 etti). E’ l’elicottero Ingenuity (Ingegnosità) a energia solare al quale verrà chiesto di librarsi nella rarefatta atmosfera marziana per arrivare con telecamere e sensori dove il potente Perseverance, dotato di un motore al plutonio 238, non può spingersi. Svolazzi a una ventina di metri di quota con un paio di minuti di autonomia e un raggio d’azione di un centinaio di metri. 

Voletti? No, piccoli voli per Ingenuity ma grandi voli per la tecnologia aeronautica che ha dovuto concentrare nel “piccoletto” appunto tonnellate di ingegno. I due rotori controrotanti di fibra di carbonio compiono 3mila giri al minuto, dieci volte quelle di un elicottero terrestre. E quella ridotta quota di tangenza (almeno quella ipotizzata nei test) equivale a 34mila metri se comparati allo scenario della Terra. Un botto di chilometri se si pensa che il datato record di un elicottero Lama francese indica 12.442 metri. Immaginabili gli scenari che si aprono, su Marte e sulla Terra, in caso di successo del piccolo elicottero che aiuterà Perseverance a perlustrare zone inaccessibili o troppo lontane per il rover. 

E il ruolo dell’Italia nella missione di Perseverance? Intanto sul rover è installato un retroproiettore laser (una sorta di localizzatore) dell’Infn, poi Leonardo e Thales Alenia Space saranno in prima linea nella parte più rivoluzionaria della missione, quella che prevede fra il 2026 e il 2031 di riportare sulla Terra campioni di suolo marziano. Nessuno ci è mai riuscito. Intanto però tre ricercatori italiani sono da adesso già in azione proprio nell’ambito dello scopo principale del rover: l’individuazione di tracce di vita ovvero fossili molecolari, strutture e minerali testimoni della presenza passata di esseri viventi. Si tratta del gruppo alla ricerca di molecole organiche che fa parte dell’Osservatorio di Arcetri dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), gruppo guidato da Teresa Fornaro. Con lei gli esperti di astrobiologia John Brucato e Giovanni Poggiali. 

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