Terni, esclusa l'associazione a delinquere per i sei arrestati nell'operazione antidroga "Montana"

Terni, esclusa l'associazione a delinquere per i sei arrestati nell'operazione antidroga "Montana"
di Nicoletta Gigli
Sabato 12 Novembre 2022, 00:45
3 Minuti di Lettura

TERNI - Il blitz della squadra mobile risale all’8 marzo 2018.

150 poliziotti con unità cinofile misero le manette a 14 persone accusate di spaccio di stupefacenti. L’operazione Montana, coordinata dal pm, Marco Stramaglia, portò al sequestro di due chili e mezzo di cocaina, un etto di mdma, mezzo chilo di marijuana e un etto di hascisc e 39 proiettili da p 38.

A sei degli arrestati, quattro ternani e due tunisini, collocati al vertice del gruppo, che stanno scontando condanne tra i 12 e i sei anni ci carcere, dopo il processo era stata contestata anche l’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti.

Gli atti sono stati trasmessi alla direzione distrettuale antimafia di Perugia e ieri è andato in scena il processo col rito abbreviato di fronte al gip, Piercarlo Frabotta.

Che ha assolto tutti gli imputati, che stanno scontando le pene definitive per lo spaccio di stupefacenti, dall’accusa di associazione a delinquere.

Il pm della dda, Patrizia Mattei aveva chiesto condanne per tutti, comprese tra i 9 e i 13 anni di carcere, mentre gli  avvocati Francesco Mattiangeli, Alessio Pressi e Donatella Panzarola, difensori dei sei imputati, hanno insistito per l’assoluzione.

«Soddisfazione per l’esito del processo - dice Mattiangeli - ritenevamo insussistente il delitto associativo e lo abbiamo dimostrato».

L’operazione Montana resta una delle più rilevanti assestate al traffico di stupefacenti. La centrale operativa dello spaccio gli investigatori dell’antidroga la collocarono in un bar a due passi dal centro. Dove chi gestiva il gruppo, per l’accusa, impartiva ordini ai suoi. Scriveva pizzini per appuntare incassi e debiti, che poi distruggeva per non lasciare traccia, ed era servito e riverito. Chi indagava ci ha rivisto il boss Tony Montana del film Scarface.

Per non dare nell’occhio, per l’accusa, i pusher si incontravano in chiesa e si scambiavano quei pizzini che poi venivano bruciati. Per mesi avrebbero inondato la città con fiumi di droga per tutti i gusti e tutte le tasche. Con un giro d’affari per centinaia di migliaia di euro.

Una trentina i clienti identificati dai poliziotti, tra anche quali anche diversi minorenni. Ragazzini che venivano allettati all’uscita da scuola o fuori dalle discoteche.

Non è un caso che sotto sequestro finì anche più di un etto di Mdma, la temuta droga sintetica dei rave party.

© RIPRODUZIONE RISERVATA