Il comandante Iannaccone ricorda Gigi Proietti: «Ero la sua ombra, mi chiamava per qualsiasi cosa. Era un vero amico»

Gigi Proietti e Maurizio Iannaccone
Gigi Proietti e Maurizio Iannaccone
di Maria Letizia Riganelli
Martedì 3 Novembre 2020, 06:25 - Ultimo agg. 23:18
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«Passavo ore a convincerlo a tagliare i capelli. A lui piacevano lunghetti, ma un carabiniere non può avere quei capelli. E lui puntuale mi rispondeva: “A Iannaccò e io mica so carabiniere». 


Il comandante della stazione di Viterbo, Maurizio Iannaccone, ha una valanga di ricordi su Gigi Proietti. L’attore che per oltre 10 anni ha vestito i panni del maresciallo Rocca. Fortunata serie tv Rai con ascolti record. 
E se Proietti era il carabiniere sul set, Iannaccone era la sua ombra. «La compagnia di Viterbo - spiega il comandante - durante tutto il periodo delle riprese era responsabile sull’impiego degli uomini sul set. Per questo lavoro ero stato delegato io. Controllavo sia gli attori che i carabinieri che figuravano nel film. Ero responsabile delle divise, dei capelli, dell’attuazione dei posti di blocco e delle perquisizioni. Davo consigli al maresciallo Rocca che era un comandante di stazione».

Consigli e chiacchiere che in dieci anni si sono trasformati in una lunga amicizia. «Ero la sua ombra, mi chiamava per qualsiasi cosa.

Abbiamo riso tanto. Per me era un vero amico. E’ venuto anche alla laurea di mio figlio». Un legame vero fatto di lavoro e soprattutto di battute e risate. «E anche di mangiate. Andavamo spesso a cena nei locali di Viterbo con tutta la troupé. Lui diceva che non voleva cenare poi alla fine era il primo a tavolino. Ricordo che un giorno subì un furto. Andai sul posto e da lontano gli dissi, gesticolando, che dovevano prendergli le impronte digitali per le indagini. Mi guardò perplesso. Non aveva capito niente. Guardando solo le mie mani mi rispose: “E no, pure stasera la braciola no!“. E quando i colleghi andarono davvero a prendergli le impronte mi disse: “E mo' questi che vogliono?”».

Era così Proietti. Tutte battute e risate. «In dieci anni di collaborazione, gomito a gomito, abbiamo riso tantissimo. Non so quante volte abbiamo passato insieme tutta la notte a raccontare barzellette in mezzo alla strada. Negli anni abbiamo costruito un rapporto importante. Per me era un vero amico. E lo ero anche io per lui. Quando stava qua mi chiedeva di accompagnarlo ovunque, una volta anche dall’otorino a farsi togliere il tappo di cerume. Scherzava su tutto. Quella volta mi disse: “Guarda che padiglioni che ho. C’ho certe orecchie grosse, la vecchia mi ha guastato, prima mica ero così“. E di nuovo risate».

Tutto il mondo dell’Arma, non solo quello di Viterbo dove era stato girato il maresciallo Rocca, nel giorno della morte ha voluto ricordarlo. «Ha saputo farci sorridere con tanti personaggi e mille sguardi, espressioni, barzellette. Noi vogliamo - ha scritto sui social l’Arma dei carabinieri - continuare a ricordarti così, col volto del Maresciallo Rocca».

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