Co'Sang, scoppia la pace tra Luche’ e ’Nto: è reunion. Il 17 settembre concerto nella loro Napoli

Per i Co' Sang in arrivo un album con Geolier e, forse, Liberato

Luche’ e ’Nto, alias i Co’Sang
Luche’ e ’Nto, alias i Co’Sang
di Federico Vacalebre
Giovedì 2 Maggio 2024, 23:56
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Nel mondo del rap newpolitano l’evento è atteso quanto i tre sold out di Geolier al Maradona, non a caso è proprio Emanuele Palumbo a sintetizzare sui social l’accoglienza del popolo hip hop alla notizia che, finalmente, la reunion è realtà.

«Assa fa’ ‘a Maronn», ha scritto, in sintonia con Raiz («Jammo belle»), Clementino («Legends never die»), Rocco Hunt («Ci avete cresciuti: bentornati»), Mv Killa («l’infanzia nostra»).

Caposcuola assoluti e indiscussi, Luche’ e ‘Nto si erano lasciati nel 2012 e da mesi si parlava di un loro riavvicinamento, di session in sala di registrazione (con lo stesso Geolier, si vocifera persino con Liberato), di nuove rotture, di nuove riappacificazioni. Dopo gli anni seminali di «Chi more pe’mme» (2005) e di «Vita bona» (2009), le strade dei due si erano separate, tra accuse incrociate e dissing. Seppelita, si spera per sempre, quella stagione, riecco entrambi, intanto andati avanti con carriere soliste, ripartire da «Ind’’o rione», brano singolo del loro rap, della loro poesia cruda, scelto come colonna sonora del minifilm con cui, su Instagram, hanno annunciato un concerto il 17 settembre in piazza del Plebiscito, con i biglietti in vendita da oggi.

Padri e fratelli maggiori della scena hip hop campana, i due ragazzi di Marianella hanno portato la periferia al centro della comunicazione, hanno aperto la strada a tanti, hanno mostrato la strada a tanti, anche a livello nazionale, alfieri di una «street credibility» impossibile da eguagliare, voci di un territorio, Scampia, destinato a balzare all’attenzione internazionale grazie alla narrazione della serie, spesso scandita dalle rime dei due.

Video

Luca Imprudente e Antonio Riccardi, così all’anagrafe, nel video diretto da Pepsy Romanoff raccontano i dodici anni di assenza come l’uscita dal carcere di un personaggio interpretato da Francesco Di Leva. «Erem’ duje cumpagni crisciuti int’ ‘a stessa famiglia», sottolinea Luchè, «’e vvote penso che nun aviva ferni’ accussì»..

E c’è da augurarsi che la faida familiare sia davvero finita, che sia «ammore» e non «malammore».

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