Martedì a Roma, a Palazzo Chigi, seduti allo stesso tavolo e nella stessa stanza ci sarà l’incontro tra il ministro per la Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto, il sindaco Gaetano Manfredi e patron Aurelio De Laurentiis. E molto probabilmente ci sarà anche il ministro per lo Sport Andrea Abodi. Perché da Fitto? Perché è suo il dicastero dove ricade la pratica Bagnoli - ovvero bonifiche per le quali il Governo dovrebbe mettere altri 650 milioni - ed è proprio li che il patron vorrebbe costruire il nuovo stadio della Ssc Napoli e anche casa Napoli cioè il centro sportivo della società azzurra: De Laurentiis vorrebbe imitare il modello Manchester City con dozzine di campi da gioco e molto altro. I sogni si sa son desideri e De Laurentiis è un grande visionario. E se nel calcio le sue visioni hanno dato frutti dolcissimi con lo scudetto e una squadra stabilmente nelle elite del calcio italiano ed europeo è altrettanto vero che il Napoli a oggi non è proprietario - dopo 20 anni di presidenza De Laurentiis - nemmeno di una sedia, a livello patrimoniale ci sono i cartellini dei giocatori e nulla più mai il patron in quattro lustri ha patrimonializzato la Società. Il dato politico che viene fuori è invece che la richiesta del patron è stata accolta da Fitto. In questo contesto arriva un vertice dove le posizioni tra le parti però sono molto distanti.
Le posizioni
Ovvero Comune - il sindaco è commissario di Governo per Bagnoli - e Governo sono dallo stessa parte per loro è il Maradona lo stadio sul quale fare investimenti e puntare a far entrare nel lotto delle città che ospiteranno Euro2032 e Aurelio De Laurentiis che dice no alla struttura di Fuorigrotta. Un no motivato dal fatto che i lavori al Maradona farebbero perdere alla Società almeno 100 milioni in termini di incassi perché il Napoli dovrebbe migrare in altri stadi almeno per tre anni, questo il tempo stimato per fare i lavori al Maradona: «Bisognerebbe costruire uno stadio nello stadio ed è impossibile giocarci con i cantieri aperti» le parole del patron.
La mossa
La sensazione è che difficilmente cambieranno la carte in tavola. Comune e Governo stanno lavorando - a proposito di carte - alla modifica normativa per fare sì che l colmata a mare di Bagnoli non venga rimossa in moda da accelerare il processo di bonifica del mare non è all’ordine del giorno un’altra modifica che sarebbe necessaria per costruire uno stadio a Bagnoli. Zona vincolata da un piano di rigenerazione urbana dove non sono previsti i volumi utili per costruire uno stadio. Nella sostanza bisognerebbe stravolgere il disegno urbanistico dell’area ex Italsider. De Laurentiis ha individuato nell’area del Parco dello sport di Bagnoli il luogo per costruire lo stadio ma li appunto è impossibile e da quelle parrti è in chiusura un accordo con la Fit – Federazione italiana Tennis – per ospitare un centro federale. Il clima politico è questo, tuttavia, se De Laurentiis martedì si presenterà a Palazzo Chigi con un progetto vero e questo significa con un piano finanziario garantito da una banca - così come prevede la legge sugli stadi varata a settembre dell’anno scorso - allora la riflessione sindaco e Governo potrebbero anche approfondirla. Dal tavolo però potrebbe venire fuori una mediazione per cercare di tenere insieme parzialmente le esigenze del patron e per intero quello di Governo e Comune. Ovvero a De Laurentiis potrebbe essere data la possibilità di costruire il centro sportivo a Bagnoli - il Napoli tra un anno dovrà lasciare Castel Volturno - fermo restando che il patron poi dovrebbe virare sul Maradona, che per inciso, con la legge sugli stadi potrebbe essere acquistato.