De Luca attacca Patriciello, il vescovo di Aversa: «Al fianco dei più deboli come don Peppe Diana»

«Le parole che De Luca ha voluto esternare hanno generato notevole sconcerto»

Il Vescovo di Aversa Angelo Spinillo
Il Vescovo di Aversa Angelo Spinillo
di Nicola Rosselli
Sabato 11 Maggio 2024, 23:45 - Ultimo agg. 13 Maggio, 09:45
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«Le parole ed il giudizio che l’onorevole De Luca ha voluto esternare nei confronti di Don Maurizio Patriciello hanno generato notevole sconcerto. Se da esse, infatti, emerge la determinata volontà di polemizzare con altre presenze istituzionali o con altre formazioni politicamente considerate avversarie, non si comprende il senso del giudizio sulla persona e sull’azione pastorale di un sacerdote nell’ordinario contesto della Parrocchia in cui opera e che, per le gravi minacce di cui è stato oggetto dalla malavita camorristica, è costretto a vivere sotto scorta».

Monsignor Angelo Spinillo, vescovo di Aversa, la diocesi nella quale rientra Caivano, il territorio in cui opera don Maurizio Patriciello, prende con determinazione le difese del sacerdote. «Pensiamo – continua Spinillo - che in nessun modo si possa accettare il ridurre a mero spettacolo quella che è l’attenzione di un sacerdote alla vita del suo popolo e, di conseguenza, anche il cercare possibili e rispettose forme di dialogo con tutte le Istituzioni preposte, di ogni ordine e grado.

Mentre esprimiamo sincera preoccupazione per quanto questo accaduto può significare in ordine al livello del dibattito civile e del confronto politico, auspichiamo che la comune attenzione al bene comune di tutti i cittadini possa prevalere e, superando la banalità dei personalismi ,permetta all’intera società di respirare più ampia speranza di vitalità e di giustizia nella partecipazione al cammino comune».

A suo avviso quali sono i motivi che hanno portato il presidente De Luca a ridicolizzare un parroco di frontiera che affronta ogni giorno, a costo della vita, la delinquenza che pervade quella zona della diocesi di Aversa?
«A volte la tentazione è quella di perseguitare chi interloquisce con un altro solo per colpire quest’ultimo. Lo si mette in ridicolo perché, in realtà, come in questo caso, e come lo stesso don Maurizio ha evidenziato, si vuole colpire l’interlocutore che si ritiene essere un avversario politico. Una circostanza che suona assurda in una situazione come questa del Parco Verde di Caivano, dove tutte le Istituzioni dovrebbero collaborare».

Lei ha partecipato a riunioni con i massimi esponenti istituzionali del Paese insieme a don Patriciello; quali impressioni ha tratto?
«L’impressione è che l’appello rivolto da don Maurizio alle Istituzioni, compresa la presidente Meloni, ha avuto l’effetto di richiamare l’attenzione del mondo istituzionale su quella parte del territorio della nostra diocesi. Ma si tratta, però, di un’attenzione data solo dal mondo istituzionale e non dalle persone comuni, da tutti noi che in quel territorio viviamo quotidianamente. Credo che questo sia il grimaldello che serva per voltare veramente pagina a Caivano».

La sua diocesi è la diocesi di don Peppe Diana, il sacerdote di Casal di Principe trucidato dalla camorra. Nota analogie tra la Casal di Principe di 30 anni fa e il Parco Verde di Caivano di oggi?
«Le analogie sono difficili da trovare, si tratta di due situazioni sostanzialmente diverse. In comune hanno le imposizioni da parte della malavita organizzata. Fattore comune la prepotenza del più forte sul più debole. In entrambi i casi, a Casal di Principe come al Parco Verde di Caivano, la prepotenza utilizza i bisogni delle persone. Fa apparire come se volesse porre rimedio a questi bisogni, mentre li utilizza per asservire questi sfortunati, queste persone al proprio volere. Una prepotenza che ha un’impostazione che poggia soprattutto sulla miseria».

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Ha sempre condiviso il comportamento e le esternazioni di don Patriciello in questi anni?
«Sì, sempre. Negli ultimi dieci anni è stato un crescendo di condivisioni, a partire dall’attenzione per le tematiche ambientali. La nostra diocesi rientra del tutto nel perimetro della terra dei fuochi. Don Maurizio è stato sempre attento a questo tema e da allora abbiamo percorso insieme un lungo cammino. Siamo stati ascoltati a tutti i livelli arrivando, con la nostra voce, anche al parlamento europeo per dialogare costantemente con le Istituzioni ed abbiamo avuto, quasi sempre, interlocutori attenti dai commissari straordinari nominati appositamente per questo fenomeno a rappresentanti regionali, provinciali e comunali. La disponibilità è stata tanta anche se i passi fatti sono stati pochi a causa della mancanza di risorse a livello governativo».

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