Camorra e frutta, prezzi lievitati del 300%: «Il mio mezzo sempre carico, chiaro?»

Camorra e frutta, prezzi lievitati del 300%: «Il mio mezzo sempre carico, chiaro?»
di Mariano Fellico
Martedì 21 Luglio 2015, 09:37 - Ultimo agg. 09:38
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Giugliano. «Mettete in preventivo il mio camion per domenica, per dove volete voi: Genova, Torino, Milano, Qualiano, Frignano. Dove volete voi. Il mio camion deve uscire sempre carico! Deve essere il primo camion, gli altri possono stare a casa loro e io vado in giro. Va bene?».



È una delle intercettazioni che spiega le modalità di come operava il gruppo. Imponevano i loro mezzi per le tratte. In pratica, da un mercato all'altro, solo loro potevano compiere i trasporti dei prodotti e nessun altro. Da Messina a Siracusa, da Giugliano a Fondi, per poi passare per Avezzano e giungere nella maggior parte dei mercati ortofrutticoli italiani tra cui quello di Roma.

In una delle tante conversazioni telefoniche intercettate, si evince il contrasto criminale e violento che ha caratterizzato l'indagine «Sud Pontino», ovvero la contrapposizione tra i casalesi della Paganese Autotrasporti e gli uomini della famiglia di autotrasportatori Panico, vicini, secondo la Dda ma non organici, alla cosca dei Mallardo. L'episodio riguarda un trasporto che un commerciante siciliano vorrebbe effettuare dal mercato di Giugliano. Quest'ultimo, avvisato dagli uomini del clan Mallardo, comunica che il suo vettore non può caricare in quel mercato: «…e mi ha detto «lo sai che la Paganese non può venire a caricare qua». Io gli ho risposto «cosa ne so io che la Paganese non può venire a caricare qua, perché c'è il divieto di accesso per i camion allora?...». Poi c'era Luigi Terracciano che, seppur ai domiciliari, coordinava i trasporti dal suo «ufficio», o meglio, dalla sua abitazione dove era rinchiuso.



Dalla Sicilia, tuttavia, non si muoveva nulla senza il placet dei capi mafiosi, degli uomini di fiducia di Totò Riina: «Il mercato ortofrutticolo di Palermo ricade nel territorio dell'Acquasanta. Se qualcuno, anche di famiglia di Cosa Nostra poste al di fuori del nostro mandamento, voleva incontrare me o altri appartenenti alla mia famiglia, si rivolgeva a Pino Ingrassia». Lo racconta il collaboratore di giustizia Vito Galatolo ed ex personaggio di spicco della mafia. Un business quello dei trasporti da e per il mercato di Giugliano che gli investigatori hanno svelato grazie alle intercettazioni telefoniche. Ipotesi investigative che però sono state confermate dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pirozzi. Un «colletto bianco» che era al servizio dei Mallardo (i «Carlantonio» dal nome del capostipite) e che era delegato ad avere contatti anche con la politica. Pirozzi diventato collaboratore di giustizia nel corso degli ultimi tre anni ha raccontato anche dei svariati interessi che l'organizzazione malavitosa aveva in diversi settori e l'interesse sugli appalti pubblici.

È così che sono state fondamentali le dichiarazioni di Giuliano Pirozzi: «Il mercato è un affare del clan sia sotto il profilo criminale-camorristico che camorristico-politico. Salvatore d'Alterio è riuscito ad ottenere una convenzione con il Comune di Giugliano per avere una postazione nel mercato di Giugliano alla Comer la cui sede non veniva utilizzata ai fini amministrativi ma come riunione dei capiclan».



E lo stesso pentito Pirozzi che spiega come era organizzata la holdig: «Il boss Picardi che reggeva il clan Mallardo aveva estromesso tutti coloro avevano avuto un ruolo primario all'interno del mercato ortofrutticolo di Giugliano dopo che si era accorto che c'erano stati degli ammanchi di cassa». E il ras, per evitare che qualcuno potesse collaborare con la giustizia, dispose il pagamento di uno stipendio: mille euro al mese senza far nulla per alcuni affiliati. Ma il pentito Pirozzi ha poi raccontato che «Salvatore D'Alterio, ha una sua stanza/postazione presso il mercato ortofrutticolo di Giugliano.



In realtà, quella sede, anziché essere utilizzata quale sede amministrativa era invece la sede di riunioni camorristiche a cui partecipano diversi affiliati del clan tra cui Patrizio Picardi, Biagio Micillo, Gennaro Catuogno, Michele Di Biase e Sossio Capasso».
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