NAPOLI - Pizza tutelata dall'Unesco contro i 'tarocchi' diffusi nel mondo: la festa per l'atteso via libera nazionale all'inserimento dell'Arte dei Pizzaiuoli napoletani nella «Lista del patrimonio culturale immateriale dell'umanità» è anche l'occasione per ribadire l'impegno a favore delle eccellenze italiane e contro i 'falsi'.
Nell'Antica Pizzeria Brandi di Napoli è stata sfornata la prima pizza «Doc» simbolo dell'Expo per metterla a confronto con quella taroccata da «Pomarola» del Brasile, olio «Pompeian» del Maryland e «Zottarella» venduta in Germania, ma anche pelati San Marzano fatti in California: presenti, tra gli altri, il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, l'intera giunta nazionale dell'associazione, il presidente di Fondazione Univerde, Alfonso Pecoraro Scanio e il presidente dell'Associazione Pizzaiuoli Napoletani, Sergio Miccù.
La giornata di oggi è stata resa possibile dalla raccolta di circa 300mila firme da parte della Coldiretti insieme all'Associazione Pizzaiuoli Napoletani e alla fondazione UniVerde a sostegno della campagna lanciata sulla piattaforma Change.org. «Si tratta di un passaggio fondamentale per tutelare l'identità del prodotto più rappresentativo della realtà gastronomica nazionale ma anche per fare definitivamente chiarezza - sottolinea la Coldiretti - sull'origine italiana degli ingredienti e sulle modalità di preparazione per garantire le condizioni igienico e sanitarie ottimali».