Crollo in Galleria Umberto: «Responsabilità pubblica». Il perito accusa il Comune

Crollo in Galleria Umberto: «Responsabilità pubblica». Il perito accusa il Comune
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 24 Aprile 2015, 09:52 - Ultimo agg. 13:03
4 Minuti di Lettura
Non ci sono dubbi sulla gestione della manutenzione di quel frontone della Galleria Umberto. Né ci possono essere incertezze sul livello di consapevolezza all’interno degli uffici municipali, vista la mole di documenti che - dalla fine dell’Ottocento (un secolo e mezzo fa) - regolano le responsabilità di gestione dentro e fuori la Galleria Umberto I di Napoli. Vista così, con gli occhi del consulente della Procura, la risposta sulla morte di Salvatore Giordano, un ragazzino di 14 anni ucciso dal crollo di calcinacci lo scorso luglio, è chiara e a senso unico: c’è una responsabilità pubblica, che va ricondotta alla gestione del Comune di uno dei monumenti più famosi e centrali del capoluogo partenopeo.



Centotrenta pagine che portano la firma di Nicola Augenti, in qualità di consulente tecnico nominato dalla Procura di Napoli per fare chiarezza sulla morte di un ragazzino avvenuta lo scorso cinque luglio - era un sabato pomeriggio - mentre lo studente 14enne passeggiava assieme agli amici nella centralissima via Toledo. Da Marano a Napoli per un gelato o una pizza in compagnia, a piedi per le strade principali che un ragazzino di quella età ha voglia di scoprire da solo, palmo a palmo, con l’entusiasmo e la spensieratezza dei suoi anni. Fu ucciso da un crollo annunciato - scrive oggi il consulente - lapidato da stucchi privi di manutenzione.



Oggi, a distanza di nove mesi dalla morte di Salvatore Giordano, c’è una perizia che chiude il cerchio (almeno nelle intenzioni del ctu) sulle responsabilità di quell’evento. Un documento destinato a diventare centrale nel corso del processo che vede sotto inchiesta oltre quaranta indagati, in gran parte proprietari e amministratori degli immobili (tra case, negozi e studi professionali) nella Galleria Umberto. Come è morto Salvatore Giordano? Di chi è la responsabilità? Sono i quesiti su cui il consulente non ha dubbi: «Dal frontone che sovrasta l’ingresso alla Galleria Umberto I da via Toledo si sono improvvisamente staccate alcune parti dei fregi ornamentali, che sono precipitate sulla carreggiata e sul marciapiede di via Toledo (dove transitava il giovane Sasi), rimbalzando parzialmente sulla cornice superiore del frontone e sul cornicione di chiusura superiore degli edifici».



Dunque? Di chi è la responsabilità della manutenzione del frontone che sovrastra l’ingresso principale della Galleria? Scrive Augenti: «La manutenzione delle decorazioni interne ed esterne della Galleria sarebbe stata a carico dei concessionari solo limitatamente ai prospetti dei fabbricati adibiti ad abitazioni (o ad altro uso), escludendo così i prospetti privi di appartamenti o locali retrostanti, come ad esempio quelli di ingresso e tamponatura ai bracci pedonali della Galleria destinati ad uso pubblico».



Una conclusione che giunge solo alla fine di un lungo excursus storico, che riconduce alla scelta di bonificare l’antico insediamento di Santa Brigida, sulla scia del risanamento successivo all’epidemia di colera. Da allora, dagli anni Ottanta di due secoli fa, che i patti erano chiari - scrive oggi il consulente - come appare evidente da concessioni, documenti amministrativi e finanche da interventi di politici nel Consiglio comunale dell’epoca. Scrive Augenti, a proposito di una seduta del 23 agosto del 1889: «Il consigliere Nardi dichiarò testualmente ”l’opera della Galleria può dividersi in due parti: la pubblica e la privata. I prospetti di accesso alla Galleria, compreso tutto il colonnato di fronte al San Carlo, devono essere considerati di pertinenza o, comunque, di carattere pubblico”».



Ma riferimenti storici a parte, sono valutazioni di natura tecnica che spingono il consulente a puntare l’indice contro eventuali responsabilità pubbliche: «Non sussiste dubbio sul fatto che timpani interni e esterni costituiscono parte integrante e inscindibile della proprietà municipale. Peraltro, se così non fosse stato, in occasione dei lavori di assicurazione o di restauro eseguiti dai condomini di via Toledo 210 e di piazzetta Serao, l’amministrazione comunale avrebbe imposto a ciascun condominio e preteso che i lavori fossero estesi anche alla facciata d’ingresso e tamponamento del braccio di Galleria con accesso dalla via Toledo e al sovrastante frontone».



Inchiesta condotta dal pool guidato dal procuratore aggiunto Luigi Frunzio e dai pm Stefania Di Dona e Luigi Giugliano, si indaga per omicidio colposo. Decine di indagati, sotto i riflettori anche la posizione di funzionari pubblici, tra cui i dirigenti comunali Giancarlo Ferulano e Giuseppe Pulli, assieme a proprietari e amministratori privati. Difesi, tra gli altri, dai penalisti Claudio Botti (storico difensore del dirigente dell’ufficio tecnico di Palazzo San Giacomo Pulli), Giuseppe e Vittoria Pellegrino (che assistono l’amministratore dell’immobile di piazzetta Serao, 7), Alfonso Furgiuele e Mariapaola Samarelli (difensori di sei indagati tra amministratori e condomini), ora tutti attendono di approfondire le conclusioni del consulente di parte e di replicare a eventuali accuse della Procura.



Una vicenda amara, approdata a un punto fermo, anche alla luce delle tante segnalazioni di pericolo crolli registrate in questi anni. Una tragedia annunciata, quella toccata alla famiglia di «Sasi» Giordano, proprio alla luce della ricostruzione offerta finora dai carabinieri del comando provinciale di Napoli e dagli agenti della polizia municipale. Sono decine le segnalazioni di pericolo registrate nell’ultimo decennio, tutte riconducibili alla possibilità di crolli di calcinacci o di stucchi che adornano il monumento da decenni. Interventi mirati di vigili del fuoco e di agenti della municipale, necessità di transennare per periodi più o meno brevi proprio la zona in cui lo scorso luglio si è verificata la più classica delle tragedie annunciate. Dopo aver lavorato sul crollo del palazzo Guevara di Bovino, il consulente Augenti sembra aver escluso la responsabilità di privati (competenti per gli immobili abitati e per le zone esterne ad essi riconducibili), battendo su un solo tasto: come è stato possibile che, nonostante i tanti allarmi espliciti, la parte pubblica non si è «assunta l’onere della manutenzione?».



Domande che spingono oggi la Procura a chiudere le indagini e a formulare contestazioni in un uno scenario scandito dalla sete di giustizia di un’intera comunità rimasta colpita dalla fine toccata a un 14enne che, quel sabato di luglio, passeggiava spensierato tra monumenti e vie antiche del centro cittadino.
© RIPRODUZIONE RISERVATA