Appalti truccati all'Asl di Caserta, Bassolino e Caldoro chiamati a testimoniare dai difensori dell'ex manager Bottino

La sede dell'Asl di Caserta
La sede dell'Asl di Caserta
di Mary Liguori
Martedì 26 Gennaio 2016, 08:19 - Ultimo agg. 08:22
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Stefano Caldoro e Antonio Bassolino saranno testimoni al processo sugli appalti truccati all’Asl di Caserta che vede alla sbarra l’ex manager Francesco Alfonso Bottino , gli imprenditori Angelo Grillo e Lazzaro Luce, e l’ex consigliere regionale Angelo Polverino.

Caldoro e Bassolino fanno parte della lista di testimoni depositata dai difensori di Bottino all’inizio del processo che si sta dibattendo a Santa Maria Capua Vetere. Con tutta probabilità, la difesa ha chiamato in causa i due ex governatori della Regione Campania per ricostruire l’operato manageriale di Bottino in seno all’Asl.

Va detto che all’epoca del deposito della lista di testi, molto diverso era lo scenario dentro il quale si incastrava la storia dell’appalto che sarebbe stato truccato a favore dell’ex Paperone di Marcianise, Angelo Grillo.

Oggi, finanche il capo d’imputazione contestato a Bottino è cambiato: all’epoca gli veniva contestato l’abuso d’ufficio, poi le dichiarazioni di Grillo, sopraggiunte nel corso del dibattimento, hanno indotto la Dda ad aggravare l’accusa, che è attualmente quella di corruzione.

«Gli consegnai 100mila euro in contanti per ottenere la proroga dell’appalto per la pulizia dei locali dell’Asl di Caserta»: questo fece mettere a verbale, nella primavera del 2015, Angelo Grillo, in quella fase contorta che lo vide vestire i panni di «dichiarante» e che fece immaginare un pentimento che non c’è mai stato.

Sulla scorta di quelle dichiarazioni, Bottino si ritrovò accusato di turbativa d’asta, perché avrebbe incassato il denaro, «glielo consegnati nel suo studio, all’Asl di Caserta», disse Grillo, che servì per assicurare alla «New Splash» la proroga di un appalto che era stato affidato, nel 2006, per quattro milioni di euro.

Sempre Grillo, riferì che prima di corrompere Bottino, aveva versato una tangente di 50mila euro all’ex direttore dell’Asl, poi deceduto. Poco dopo aver reso queste dichiarazioni, Grillo fu accusato di essere stato il mandante di due omicidi commissionati ai killer del clan Berforte di Marcianise: per uno dei due delitti, a giorni uscirà la sentenza: Grillo rischia l’ergastolo.
Nel processo Asl, la pubblica accusa, rappresentata dal sostituto procuratore Antimafia Luigi Landolfi, contesta a Bottino (difeso dagli avvocati Virginio Marino e Francesco Carotenuto) e Grillo la corruzione in concorso, a Polverino (avvocato Vittorio Giaquinto) la turbativa d’asta, a Luce (avvocato Giuseppe Stellato) la corruzione e la turbativa. 
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